Estate romana, gli organizzatori: "Rischio che sia dimezzata" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Estate romana, gli organizzatori: “Rischio che sia dimezzata”

– «Dicono di aspettare l’assestamento di bilancio. Ma questo riguarderà chi farà iniziative invernali o autunnali, per l’Estate Romana servono 2-2,5 milioni. L’amministrazione deve sapere che senza risorse nel 2015 alcuni di noi scompariranno, sicuramente la metà dei 22 festival, quelli meno forti al botteghino che spesso però sono anche la parte più creativa. Ma forse anche più della metà». Lo ha detto Alberto Giustini, presidente regionale ARCI parlando a nome degli organizzatori degli spettacoli dell’Estate Romana.- «Per ora è uscito solo un bando sui festival storici, scaduto a metà marzo, a cui abbiamo aderito tutti, ma è senza copertura economica e ci chiede la programmazione, e tante altre cose. Come facciamo ad interfacciarci con grandi nomi della cultura anche europea senza certezze?», ha spiega Giustini secondo cui i fondi del Comune di Roma per l’Estate Romana 2015 poi rientrerebbero: «L’anno scorso c’è stato un finanziamento di 2 milioni di euro e noi siamo pronti a dimostrare che sono rientrati tutti nelle casse comunali». Federico Bonesi, organizzatore di ‘All’Ombra del Colosseò,«manifestazione già scomparsa nel 2014», sottolinea: «Sfatiamo il mito che il Comune finanzia tutto, il Comune finanzia per alcuni di noi minime percentuali dell’investimento, quell’aiuto che serve per iniziare». Teresa Azzaro de ‘I Concerti nel Parcò a Villa Pamphili aggiunge: «Marinelli ha detto giustamente che ci vuole l’apporto dei privati, ma l’apporto dei privati possiamo cercarlo sempre più solo se abbiamo un buon prodotto da vendere e in tempi certi. Noi potremmo ad esempio, certamente provare a trovare sponsor ma se sapessimo già da ottobre con sicurezza la location delle nostre manifestazioni, i contributi, eccetera». Stefano Marafante parla in rappresentanza dell’Agis Lazio sottolineando che «il problema parte dalle risorse: non è solo una questione economica, serve che la politica si faccia cabina di regia. Oggi bisogna mettere al tavolo pubblico e privato, altrimenti si rischia che la città si spegne, con conseguenti problemi sociali, di ordine pubblico… la politica ai vertici deve valutare il settore cultura in maniera diversa».

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