Quote latte, Coldiretti: "Lazio consuma il 60% della produzione, rischio concreto di multe per 40 milioni" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Quote latte, Coldiretti: “Lazio consuma il 60% della produzione, rischio concreto di multe per 40 milioni”

«Nel Lazio non c’è tanto il problema della produzione del latte, quanto quella della speculazione: qui si consuma il 60% del latte prodotto in Italia, e sia gli allevatori onesti che puntano sulla qualità sia i consumatori risentono della speculazione in atto con ricarico, tra prezzo pagato agli allevatori e listini al consumo passato dal +63% del 1984, quando prese il via il regime delle quote latte, all’attuale ricarico medio del +317%». Lo ha detto il presidente della Coldiretti Lazio, nonchè della Coldiretti Roma, David Granieri alla manifestazione in corso al Foro Traiano, nel cuore della capitale. Anche gli allevatori vogliono «cambiare verso», come si legge sugli striscioni gialli dell’organizzazione agricola. «Oggi è una giornata evocativa» sottolinea Granieri, alla fine dei 30 anni di applicazione del sistema delle quote latte. «Se il nostro sistema non si organizza – afferma il presidente della Coldiretti Lazio – ci saranno difficoltà per tutti, piccoli e grandi allevatori. Confidiamo molto sul ‘Pacchetto lattè presentato dal ministro Martina, perchè serve più trasparenza non solo per il fresco ma anche per il latte Uht, a lunga conservazione, e tutti i derivati del latte». Nell’ultimo anno di attuazione del regime delle quote latte «c’è il rischio concreto dell’arrivo di nuove multe, stimate attorno ai 40 milioni di euro per il superamento da parte dell’Italia del proprio livello quantitativo di produzione assegnato dall’Unione Europea, dopo quattro anni in cui nessuna sanzione è stata dovuta dagli allevatori italiani». Lo ha sottolineato Coldiretti, oggi alla mobilitazione degli allevatori dell’organizzazione per la fine del regime quote latte, a Roma in Piazza del Foro di Traiano. «Il superamento delle quote assegnate nella campagna 2014/2015 è dimostrato – afferma la Coldiretti – dal trend di aumento del 3% rispetto allo scorso anno registrato dall’Agea tra aprile 2014 e gennaio 2015. Quello che si preannuncia – precisa l’organizzazione agricola – è quindi il primo sforamento dopo l’introduzione della legge 33 del 2009». Ma a preoccupare gli allevatori del comparto è il futuro. «Con la fine del regime delle quote latte è prevedibile un aumento della produzione lattiera comunitaria che quest’anno è stimata pari al 6%, con il rischio di una vera invasione straniera in Italia dove si importa già quasi il 40% dei prodotti lattiero caseari consumati» denuncia Coldiretti, dal «Dossier sull’attuazione delle quote latte in Italia» presentato in occasione della mobilitazione odierna. «Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa – denuncia la Coldiretti – perchè non è obbligatorio riportarlo in etichetta. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di latte equivalente tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Complessivamente in Italia – conclude la Coldiretti – sono arrivati 8,6 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) che vengono utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori». Solo 1 stalla su 5 è sopravvissuta al regime delle quote latte che finisce oggi, dopo oltre 30 anni, lasciando in vita in Italia appena 36mila allevamenti. È quanto emerge dal «Dossier sull’attuazione delle quote latte in Italia» presentato in occasione della mobilitazione degli allevatori della Coldiretti a Roma in Piazza del Foro di Traiano, con la pronipote della mucca «Onestina», simbolo della battaglia per il Made in Italy degli allevatori onesti. All’inizio del regime delle quote latte nel 1984 in Italia – sottolinea la Coldiretti – erano presenti 180mila stalle, con il latte che veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire). Oggi, il prezzo del latte fresco moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 317% con il latte che viene pagato agli allevatori in media 0,36 centesimi al litro mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro. Il prezzo pagato agli allevatori è aumentato di poco più di 10 centesimi mentre il costo per i consumatori è cresciuto di 1,1 euro al litro. Oggi quindi gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar mentre quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. «E il prezzo riconosciuto agli allevatori – sottolinea la Coldiretti – non copre neanche i costi per l’alimentazione degli animali». «In Italia esiste uno squilibrio contrattuale tra le parti lungo la filiera che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare che «questa situazione rischia di aggravarsi con la fine del regime delle quote latte. Per questo la Coldiretti e il Codacons – conclude Moncalvo – hanno chiesto con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato».(

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