Tor Pignattara, uccise di botte un pakistano: la Cassazione conferma l'arresto per il minorenne accusato dell'omicidio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Tor Pignattara, uccise di botte un pakistano: la Cassazione conferma l’arresto per il minorenne accusato dell’omicidio

Confermata, dalla Cassazione, la detenzione in comunità per il diciassettenne accusato di aver ucciso a calci e botte – su istigazione del padre – il 18 settembre 2014 nel quartiere periferico romano di Torpignattara, un giovane uomo pakistano ubriaco e innocuo, Muhammed Shahzad Khar. Ad avviso dei supremi giudici, la pericolosità sociale del ragazzo, rivelata dalla violenza del pestaggio inflitto alla vittima, giustifica il mantenimento della misura cautelare tanto più che l’amministrazione penitenziaria, rileva la stessa Suprema Corte, ha già provveduto ad ammettere D.B. in comunità dopo un primo periodo nel quale il minorenne è stato in carcere in seguito all’arresto dello scorso 22 settembre. Per la Cassazione, l’aggressione di Shahzad è stato un fatto di «estrema gravità», «realizzato» con una «eccezionale gratuita manifestazione di violenza». I magistrati rilevano, inoltre, «l’allarmante contesto familiare che tale violenza ha addirittura innescato». Anche il padre del diciassettenne, Massimiliano Balducci, è stato infatti arrestato con l’accusa di concorso morale nell’omicidio del pakistano aggravato dai futili motivi. La Suprema Corte – nella sentenza 13974 depositata oggi, udienza del 13 febbraio – sottolinea che i testimoni sono stati «concordi nel ricordare che il ragazzo era stato incitato dal padre che dalla finestra della sua abitazione, dopo aver tentato lui stesso di colpire con il lancio di una bottiglia il pakistano visibilmente ubriaco e che lo infastidiva con una sorta di preghiera salmodiante, gli gridava frasi tipo ‘picchialo, ammazzalo». Il diciassettenne, in base alle testimonianze delle persone che dalle loro case hanno assistito al pestaggio, con «violenza incredibile» aveva colpito Shahzad «facendolo rovinare a terra e continuando ad infierire su di lui con calci, per circa un minuto ancora». Il verdetto ricorda anche che, subito dopo l’aggressione, D.B. aveva scambiato la sua maglietta con quella del padre il quale «aveva rivolto frasi minacciose ad uno dei vicini che aveva assistito al fatto e aveva tentato di raggiungere costui forzando il portone di ingresso della sua abitazione». Questi comportamenti sono stati ritenuti indicativi del rischio di inquinamento probatorio. Con questo verdetto la Suprema Corte – Prima sezione penale, presidente Maria Cristina Siotto, relatrice Stefania Di Tomassi – ha rigettato il ricorso dell’avvocato Carlo Pecoraro, difensore del minorenne, e ha convalidato l’ordinanza del tribunale dei minorenni di Roma del 22 settembre 2014. Dopo l’omicidio di Shahzad ci sono stati cortei e fiaccolate della comunità straniera di Torpignattara e della capitale tutta, ma non sono mancate manifestazioni di solidarietà di alcuni residenti nel quartiere in favore di padre e figlio.

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