Morto il fisico Giorgio Salvini, papà dell'elettrosinctrone italiano | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Morto il fisico Giorgio Salvini, papà dell’elettrosinctrone italiano

È morto il fisico Giorgio Salvini, ‘papa« del primo acceleratore circolare italiano, l’elettrosincrotrone di Frascati. Con Edoardo Amaldi è stato protagonista della rinascita della fisica italiana nel dopoguerra. 95 anni, Salvini è stato ministro dell’Università e della Ricerca dal 1995 al 1996, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) dal 1966 al 1970, presidente dell’Accademia dei Lincei dal 1990 al 1994. Aveva 95 anni, è stato ministro della Ricerca e presidente Infn. Giorgio Salvini è morto nella sua casa di Roma, hanno reso noto i familiari all’Infn. Il decano dei fisici italiani era nato a Milano il 24 aprile 1920 e nella sua città si era laureato in Fisica nel 1942. L’anno successivo era andato in guerra come sottotenente del Genio degli Alpini. Era stata per lui una parentesi breve, quella della seconda guerra mondiale, e dal 1944 aveva potuto riprendere gli studi, concentrandosi in particolare sulla fisica delle particelle. Nel 1948 la partenza per gli Stati Uniti, dove era stato invitato dall’università di Princeton. Tre anni più tardi rientrava in Italia per insegnare a Cagliari, Pisa e alla Sapienza di Roma partire dal 1955, con la cattedra di Fisica Generale. Nel frattempo, nel 1953 era stato nominato direttore del Progetto nazionale per la costruzione, a Frascati (Roma) di un elettrosincrotrone da mille milioni di elettronvolt (1.000 MeV). Era un progetto dell’Infn e l’acceleratore circolare di elettroni avrebbe dovuto nascere in quello che allora era il laboratorio del Comitato Nazionale Energia Nucleare (Cnen). Oltre ad aprire la strada a nuove tecniche di ricerca, la macchina di Frascati era la «via italiana alla fisica delle alte energie» e un’apripista per la costruzione dei grandi acceleratori che stavano nascendo in quel periodo in altri Paesi. Salvini aveva 33 anni quando cominciò a guidare quel progetto avveniristico, a capo di una gruppo di giovanissimi fisici, nessuno dei quali arrivava a 30 anni. Nel 1960 Slavini lasciava la direzione del progetto, continuando a lavorare nei Laboratori dell’Infn a Frascati, sia al sincrotrone sia al nuovo anello di accumulazione Adone, e poi al Cern di Ginevra. È stato presidente dell’Infn dal 1966 al 1970 e nel 1983 ha fatto parte del gruppo internazionale di ricerca che al Cern dava la caccia alle particelle W e Z zero, per la scoperta delle quali Carlo Rubbia ha avuto il premio Nobel. Dal 1995 al 1996 è stato ministro per l’Università e la Ricerca, con il governo Dini, e dal 1990 al 1994 è stato presidente dell’Accademia dei Lincei.

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