Capolavoro Lazio, adesso tutti pazzi per Pioli | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Capolavoro Lazio, adesso tutti pazzi per Pioli

Non lo nasconde: se gli fosse andata male probabilmente sarebbe diventato un postino come suo padre o suo fratello, ma per fortuna sua e della Lazio la sua carriera è stata ben altra. E oggi tutto il calcio italiano lo applaude, qualcuno lo rimpiange. L’ambizione di Stefano Pioli di diventare un giocatore è stata più forte, cresciuta a Parma in una famiglia legata al calcio: il papà Pasquino come dirigente; il fratello Leonardo, una promessa che è poi diventato anche lui tecnico, così come l’altro fratello Danilo. A fare carriera, però, è stato Stefano: prima come calciatore – anche in Juve e Fiorentina – e poi da allenatore, con tante esperienze in provincia – le ultime al Chievo, Palermo e Bologna- che avevano fatto storcere il naso ai diversi tifosi della Lazio: «Con questo andiamo in Serie B», dicevano a inizio stagione. Forse anche qualcuno dei 50mila che ieri all’Olimpico hanno scandito il suo nome. Un nome che è entrato nella storia biancoceleste accanto a Maestrelli e Rossi, capaci prima di lui di centrare otto vittorie consecutive in campionato (il record è di Eriksson, con nove). Il poker all’Empoli è valso inoltre il sorpasso, al secondo posto, dei ‘cuginì della Roma. «Il suo licenziamento fu un mio errore. Mi sto ancora mangiando il cappello, per non dire altro», si rammarica il n.1 del Palermo, Zamparini che oggi lo paragona «ad Ancelotti». «La Lazio è la grande sorpresa, non da ora – ammette l’ex ct Sacchi-. Lotito e Tare, in questi anni, hanno fatto dei capolavori. La squadra gioca e cresce partita dopo partita. Pratica un calcio generoso, da protagonisti e con coraggio». Merito di un gruppo umile e determinato, plasmato ad immagine del 49enne parmigiano. «Il suo pregio è la generosità», evidenzia il suo vice, Murelli. La testardaggine, il difetto. Ma grazie ad essa è riuscito a conquistare Barbara, conosciuta sui banchi dell’istituto magistrale ‘Sanvitalè – quando al latino preferiva il calcio – e sposata da ormai quasi 30 anni. Dal loro amore sono nati Carlotta (26 anni, laureata in cooperazione internazionale) e Gianmarco (23 anni), capitano dello Juventus Club Parma, squadra di seconda categoria che, il mese scorso, in un’amichevole in’famiglià, ha affrontato la Lazio a Formello. Non lontano dal centro sportivo Pioli ha fissato la sua dimora. La famiglia, invece, è rimasta nel parmense, assieme a un samoiedo di tre anni chiamato ‘Thor’, come il dio del tuono del fumetto che leggeva da ragazzo. Il cinema è la sua passione, assieme alla bici, alla pesca, alle auto e a un sigaro da fumare ogni tanto. Il suo attore preferito è Russell Crowe, protagonista de ‘Il Gladiatorè; il film, invece, è ‘L’ultimo dei Mohicanì, un cult che parla di senso di appartenenza. Come quello che ha dato alla sua Lazio sin dal ritiro estivo quando fece imparare l’inno biancoceleste ai suoi giocatori. Lo stesso che una settimana fa hanno cantato abbracciati dopo la conquista della finale di Coppa Italia. Per lui, il ruolo di tecnico e quello di capo famiglia si somigliano. E il consiglio più importante l’ha ricevuto proprio dai suoi genitori: «essere sempre una persona seria che prova a raggiungere il massimo». Il suo motto, invece, è «non dire gatto se non l’hai nel sacco», ma non per scaramanzia quanto per non distrarsi mai. «Guardiamo solo alla prossima partita», ama ripetere. Ha un contratto di un anno, ma a fine stagione si rivedrà con Lotito per una conferma quasi scontata: se, cioè, riuscirà a ‘consegnarè ai tifosi una lettera spedita dalla Uefa, con oggetto l«Europà.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login