Diaz, Pansa sospende l'agente: "Polizia è diversa". Tortosa: "Ho obbedito agli ordini, io capo espiatorio" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Diaz, Pansa sospende l’agente: “Polizia è diversa”. Tortosa: “Ho obbedito agli ordini, io capo espiatorio”

Fabio Tortosa sospeso dal servizio; Antonio Adornato, il dirigente del reparto mobile di Cagliari che aveva messo un ‘likè al post sul massacro della Diaz pubblicato su Facebook dal poliziotto, sollevato dall’incarico e trasferito: sono le prime mosse dell’azione disciplinare avviata dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza, che aveva promesso accertamenti rapidi e provvedimenti «adeguati nella severità alla gravità di quanto emerso». Così, dopo aver inviato una lettera a Repubblica per garantire che «non ci sarà mai più un’altra Diaz», il capo della Polizia Alessandro Pansa ha annunciato i primi provvedimenti presi nei confronti dei due poliziotti. «Abbiamo fatto il giusto e lo abbiamo fatto presto», ha commentato il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Il capo del Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha maturata la decisione in questi due giorni. E poco importa che abbia scatenato le critiche di destra e Lega e, soprattutto, i malumori di quella parte minoritaria all’interno della Polizia che la pensa come Tortosa. Quella stessa parte che si scatenò contro il capo della Polizia quando diede del «cretino» al poliziotto che calpestò un manifestante caduto in terra durante una manifestazione a Roma. Ma non poteva fare altrimenti, Pansa: le parole dell’ex appartenente al VII nucleo hanno provocato un danno d’immagine non indifferente alla Polizia, che da tempo ha avviato un percorso per cambiare radicalmente le tecniche e soprattutto la mentalità di chi è impiegato in ordine pubblico. Ed era necessario dare anche un segnale a tutti quei poliziotti che, ogni giorno, rischiano la vita garantendo la libertà dei cittadini e che si sono sentiti traditi dalle parole di Tortosa. Tra una decina di giorni, inoltre, si aprirà l’Expo e a Milano sono annunciate manifestazioni tutt’altro che tranquille: arrivarci senza un segnale forte nei confronti dell’agente avrebbe reso sicuramente più difficile la gestione della piazza. Anche per questi motivi Pansa è andato oltre i provvedimenti, usando parole nette per tracciare un solco tra la polizia di oggi e quella che, 14 anni fa, fece l’irruzione a Genova. «Non è pensabile che ogni situazione che accada oggi possa essere ricondotta ogni volta al problema della Diaz – sono state le sue parole – Oggi i reparti mobili, la Polizia, sono un’altra cosa. Sono diversi: abbiamo altri modelli comportamentali e altre tecniche operative, siamo tutori e difensori della legalità e della democrazia». Dunque la verità è una sola ed è che «la polizia è paladina della legalità. Se c’è qualcuno che sbaglia, sbaglia lui. E verrà sanzionato». Parole che non sono piaciute affatto alla destra, che parla di misure «vergognose» e «ingiuste» e alla Lega, con Salvini che ha accusato Pansa di «aver sbagliato mestiere»: «mi ha stupito un capo della Polizia che parla dei suoi uomini come fossero macellai – ha detto il leader del Carroccio – e processare un ‘mi piacè su Facebook è da quarto mondo». Dal Pd è arrivato invece un plauso a quanto deciso dal Dipartimento: «Serviva dare una risposta ad ogni ambiguità», ha commentato Emanuele Fiano. E Tortosa? Il protagonista di tutta la vicenda non è rimasto in silenzio, anche se con Pansa si è detto d’accordo su una cosa: «anche io mi auguro che non ci sia più una Diaz». «Mi sento una vittima sacrificale – ha aggiunto – Io e tanti come me siamo entrati alla Diaz obbedendo ad un ordine legittimo e non abbiamo commesso alcun atto contrario alle norme e all’etica di ogni uomo». La vicenda non è ancora finita, anche perchè Tortosa ha annunciato ricorso. «Penso di ricorrere per vie legali. Mi tutelerò se la sanzione dovesse essere incongrua a quelle che sono le mie eventuali negligenze. Ho scritto un post interpretato in maniera distorta e me ne assumo le responsabilità, ma intendevo altro». Con lui il suo sindacato, la Consap, che chiede che «non venga fatto di un capro espiatorio una vittima designata». Tortosa infatti, ha detto il segretario Stefano Spagnoli, «ha ricevuto minacce di morte» e per questo «va valutata immediatamente l’opportunità di assegnare una scorta a lui e alla sua famiglia».

– Si sente «una vittima sacrificale» Fabio Tortosa, l’agente sospeso dal servizio dopo aver scritto sul suo profilo Facebook che sarebbe rientrato «mille e mille volte alla Diaz». Parole che ora dice «sono state fraintese» e che per questo «non riscriverei più». Tortosa, fino a stamani ancora in forze al Reparto Mobile della Capitale, proprio quello preposto ai servizi di piazza, non ci sta al provvedimento di sospensione. Difende sè stesso e l’operato degli ottanta agenti del VII nucleo del Reparto Mobile di Roma, tra quelli che fecero irruzione alla Diaz. «Io e tanti come me siamo entrati obbedendo ad un ordine legittimo e non abbiamo commesso alcun atto contrario alle norme e all’etica di ogni uomo -dice risoluto- mi sembra grottesco che nonostante molteplici sentenze non si sia fatta piena luce su quei fatti e adesso va a pagare una persona perchè scrive su Facebook la propria estraneità ai fatti». Insomma Tortosa non vuole proprio essere il capro espiatorio delle violenze di Genova. E i suoi colleghi, i tanti del Reparto Mobile che lo conoscono bene sono più espliciti nel difenderlo anche se chiedono l’anonimato. «Fabio è stato sospeso, De Gennaro resta a Finmeccanica, la storia del dopo Genova è una storia di due pesi e due misure», dicono malcelando la rabbia «Fabio è una persona seria – dice un poliziotto che lo conosce da 10 anni – che ha come unico difetto, se così si può considerare, quello di dire sempre cosa pensa». «Nel caso di Fabio è stato applicato un articolo di un decreto legislativo del 1957 che consente al ministro dell’Interno di decidere la sospensione cautelare – spiega – Per quali motivi non è stato utilizzato in occasioni ben più gravi?». Per i colleghi di Reparto, che stanno pensando di organizzare un’iniziativa di solidarietà, la sospensione è «un provvedimento esagerato». Tortosa, sposato con due figlie e da 16 anni al Reparto Mobile di Roma, cerca di smorzare i toni, anche perche «ora la priorità è la pace per me e la mia famiglia» ma non esclude di ricorrere contro la sospensione. «Rispetto la decisione del capo della polizia – ha sottolineato – mi tutelerò eventualmente in sede di provvedimento disciplinare. Se la sanzione dovesse essere incongrua a quelle che sono le mie eventuali negligenze mi appellerò». E intanto oggi il sindacato Consap ha chiesto la scorta per Tortosa e la sua famiglia, rendendo noto che l’agente avrebbe ricevuto minacce di morte via web tanto da avere chiuso il suo profilo Facebook. «Attenzione a non fare di un capro espiatorio una vittima designata -dicono dalla Consap, sindacato al quale Tortosa è iscritto – basta con la gogna mediatica».

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login