Toaff: in centinaia per il saluto in Sinagoga, nel pomeriggio funerali a Livorno. Papa: "Riconoscenza per uomo di pace e dialogo" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Toaff: in centinaia per il saluto in Sinagoga, nel pomeriggio funerali a Livorno. Papa: “Riconoscenza per uomo di pace e dialogo”

«Muore un rabbino di grandissimo spessore, una guida spirituale», così il presidente della comunità ebraica livornese, Vittorio Mosseri

Dai bambini delle scuole elementari alle massime cariche dello Stato, dagli amici di sempre della Comunità romana ai parenti arrivati da Israele: tutti in lenta fila per porgere l’ultimo saluto, recitare un Salmo o raccogliersi in preghiera al feretro di Elio Toaff, all’ombra del colonnato di quel Tempio Maggiore di Roma che per 50 anni l’ha visto rabbino capo. Poi il viaggio in macchina verso la sua Livorno per la cerimonia funebre e infine la sepoltura nella tomba di famiglia. Due città che per un giorno si sono fermate: quella toscana con il lutto cittadino, la Capitale con le bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio in tutte le scuole indetto per domani. Toaff si è spento ieri sera a pochi giorni dal centesimo compleanno nella sua abitazione accanto alla Sinagoga dove il 13 aprile 1986 accolse papa Giovanni Paolo II. Ed è sulla soglia di quello stesso Tempio che oggi ha ricevuto l’estremo omaggio della sua città d’adozione. Ad accompagnarlo dalla porta di casa fin sotto al colonnato, oltre alla famiglia, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni con il presidente della Comunità Ebraica Riccardo Pacifici, il sindaco Ignazio Marino e il prefetto Franco Gabrielli. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio scritto, rivela che «aveva in programma una visita di auguri» in occasione dei cento anni del rabbino, lo saluta come «punto saldo di riferimento per tutti gli italiani» ed esprime un auspicio, subito accolto dal Campidoglio: «Sarei molto lieto dell’intitolazione di una via della Capitale a Elio Toaff, grande italiano». Da Oltretevere arrivano le parole di papa Francesco, il suo lutto per l’addio a «un uomo di pace e di dialogo». Virtù, assieme alla «grande umanità», rimaste «nel cuore» anche al presidente del Senato Piero Grasso. In Sinagoga arriva anche il presidente della Camera Laura Boldrini: «Il dialogo serve più che mai oggi, quando ci sono persone che osano uccidere in nome di Dio – afferma – Le religioni non possono essere strumentalizzate: questo è l’insegnamento di Toaff». Il premier Matteo Renzi ieri sera è stato uno dei primi ad andare a rendergli omaggio: «Un grande italiano, un gigante del nostro tempo» lo commemora oggi. Giorgio Napolitano arrivando in Sinagoga lo ricorda come «una figura dell’antifascismo italiano». «È stato rabbino, partigiano, ha fatto la Resistenza, ha dialogato con la chiesa» ricorda il figlio Ariel: mai nessuno ha fatto tante cose insieme. «Nella sua vita lunghissima – afferma il rabbino Di Segni – si riassumono tutti i drammi ma anche le grandezze del Novecento», mentre per Pacifici «ha ricostruito l’anima delle nostre comunità distrutte dalla Shoah e dalle leggi razziali». Lo sa bene Sami Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz e oggi in prima fila per salutare Toaff. Arrivano il leader radicale Marco Pannella e il vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio, uniti nel rimpiangere la sua mancata nomina a senatore a vita. Ci sono il ministro Roberta Pinotti, Pierferdinando Casini, l’ex sindaco Gianni Alemanno. Il cardinal Vallini manda in sua rappresentanza il vescovo ausiliare Matteo Zuppi. Infine, un breve corteo per le vie del Ghetto e il viaggio per Livorno. Ad attendere Toaff al cimitero c’è una folla commossa, il sindaco Filippo Nogarin, l’ambasciatore di Israele Naor Gilon e il ministro Stefania Giannini: «È stato un professore – il suo commento – che in tempi ormai remoti ha cominciato a dare un messaggio di conoscenza reciproca come base di una convivenza di pace». Dopo il funerale la sepoltura, nella sua città, accanto alla moglie

– «Uomo di pace e di dialogo, che accolse Giovanni Paolo II nella storica visita al Tempio Maggiore». Così il Papa ha ricordato il rabbino Elio Toaff morto ieri a Roma, incontrando una delegazione di 30 rabbini della Conference of European Rabbis. In una lettera al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, papa Francesco si è poi unito agli ebrei romani nel piangere questo «protagonista della storia ebraica e civile italiana degli ultimi decenni», che «seppe conquistare comune stima e apprezzamento per la sua autorevolezza morale, congiunta a profonda umanità». Ai rabbini europei della CER, guidati da Pinchas Goldschmidt, papa Francesco ha anche espresso preoccupazione per gli episodi di antisemitismo che si sono ripresentati in Europa, ha chiesto ai cristiani di deplorarli ed essere solidali con gli ebrei, e a tutti di condannare anche le violenze anticristiane. Analoghe preoccupazioni ha espresso al Papa il rabbino Goldschmidt. E così l’udienza di oggi ha riecheggiato quanto accadde il 13 aprile 1986 nella sinagoga di Roma: le parole più ricordate di Wojtyla in quella occasione sono quelle sugli ebrei «nostri fratelli maggiori». Ma in quella storica visita il papa polacco disse anche, solennemente: «per mezzo mio la Chiesa deplora gli odii, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’ antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo da chiunque, ripeto: da chiunque». E Toaff indicò come compito dei leader religiosi di «cercare di insegnare ai nostri simili il dover del rispetto dell’ uomo per l’ uomo», contro la «inquità» di mali «come il terrorismo, che è l’esaltazione della violenza cieca ed inumana e che colpisce gente indifesa», «come l’antisemitismo ed il razzismo, che vanamente credevamo per sempre debellati dopo l’ ultimo conflitto». C’è una significativa consonanza tra le parole di Toaff e Wojtyla nel ’93 e quello di Bergoglio e della CER oggi. La stima e la sincera partecipazione di papa Bergoglio al dolore della comunità ebraica romana e non solo, conferma la stima e la simpatia con cui in Vaticano si è sempre guardato a Toaff, che incarna il disgelo tra ebrei romani e cattolici dopo il Concilio e che con Giovanni Paolo II stabilì un legame molto stretto. I due si erano incontrati per la prima volta l’8 febbraio 1981, quando Toaff, accompagnato da cinque rappresentanti della comunità, si recò in San Carlo ai Catinari la parrocchia dell’ antico ghetto e, per la prima volta, parlò col Papa. Quel colloquio, fu definito dalla comunità israelitica «un avvenimento di portata storica e il vero punto di partenza per un nuovo capitolo nei rapporti tra cattolicesimo ed ebraismo». Da quell’incontro maturò – tra Toaff e mons. Clemente Riva, vescovo ausiliare di Roma pioniere dell’ecumenismo e dei rapporti interreligiosi – l’idea della visita alla sinagoga. A Giovanni Paolo II piacque subito, e per la prima volta dai tempi degli apostoli, un capo della Chiesa cattolica entrò in un tempio ebraico. Quando Benedetto XVI visitò nel 2010 la sinagoga di Roma fu accolto dal successore di Toaff, Riccardo Di Segni; papa Ratzinger ci tenne comunque a inviare un caloroso messaggio di auguri a Toaff per il 95.mo compleanno, il 30 aprile del 2010. Il legame più forte è stato ovviamente quello con papa Wojtyla, con il quale si creò un clima di amicizia, manifestato tra l’altro dal desiderio espresso nel 1988 dal rabbino, di «di poter accogliere il Papa a Gerusalemme, o magari accompagnarlo in Terra Santa, partendo insieme da Roma». Per Toaff restò un desiderio, divenuto realtà per il rabbino argentino Abraham Skorka quando a maggio del 2014 ha accompagnato papa Bergoglio a Gerusalemme.

 

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