Acea, cda a 9 membri: 26mila euro ai due consiglieri di amministrazione | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Acea, dietro front sul cda: si torna a 9 membri. 26mila euro ai due nuovi consiglieri di amministrazione

La nuova Acea guidata da Catia Tomasetti e Alberto Irace vuole dire addio alle bollette pazze e mette in campo una profonda trasformazione fatta di efficienza e nuovi sistemi informativi, ma anche di un cambiamento radicale di cultura aziendale. È lungo queste linee direttrici, secondo quanto è emerso nel corso dell’assemblea dei soci, che la società capitolina intende muoversi nei prossimi anni, senza dimenticare il tema aggregazioni nel quale si propone con un ruolo da protagonista. E proprio questo nuovo scenario, secondo il management, giustifica il ritorno del cda a nove membri, dopo la cura dimagrante a sette componenti decisa appena un anno fa dalla nuova giunta Marino. L’Acea, ha spiegato Irace, «sta rivoluzionando il proprio modo di lavorare attraverso una massiccia iniezione di tecnologie digitali», soprattutto per migliorare i grandi problemi di fatturazione degli ultimi anni, ma anche con un radicale cambiamento di cultura aziendale «che coinvolgerà tutti i 7mila dipendenti». L’appuntamento più importante è fissato per il primo semestre del 2016, quando partirà il nuovo sistema di fatturazione, con l’obiettivo di far dimenticare i disguidi, i conguagli astronomici, le fatture in base ai consumi presunti, tutte difficoltà che hanno fatto finire la società nel mirino dell’Autorità per l’energia. Forte di questa nuova filosofia, la società capitolina si presenta così al mercato con un ruolo da protagonista nel processo di aggregazioni tra le utility favorito dalle nuove norme della Legge di Stabilità e della riforma della P.a. Irace non si è sbilanciato sui target che potrebbero essere presi in considerazione, ma ha lasciato chiaramente intendere che qualcosa accadrà, perchè «il processo di consolidamento è da ritenersi un’opportunità per Acea», dal momento che l’azienda «ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista». Comunque ha chiarito che l’obiettivo del governo, più che favorire aggregazioni tra le big, è quello di includere nel perimetro «aziende non quotate in sofferenza» Lo scenario, insomma, cambierà, ed è anche per questo che la società ha deciso di tornare sui propri passi in tema di governance. Appena un anno fa il Comune di Roma, primo azionista con il 51%, aveva varato una cura dimagrante fatta di meno poltrone e meno emolumenti. Adesso, anche sulla spinta del collegio sindacale e del consulente esterno Egon Zehnder, si torna all’antico, pur tra qualche mugugno dei piccoli azionisti: fanno il loro ingresso nel board, qualificati come indipendenti, Roberta Neri in quota comune di Roma e Massimiliano Capece Minutolo in quota Caltagirone. Ma qualche ‘strascicò della passata gestione ancora c’è: l’ex presidente Giancarlo Cremonesi, che ha dovuto passare la mano con l’arrivo della nuova giunta Marino, ha fatto causa all’azienda rivolgendosi al Tribunale del Lavoro per il mandato interrotto e per ottenere gli emolumenti persi.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login