Caos sciopero, per il venerdì nero di Roma in 9 rischiano il licenziamento. Ma spariscono i nastri con l'ordine di stop | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Caos sciopero, per il venerdì nero di Roma in 9 rischiano il licenziamento. Ma spariscono i nastri con l’ordine di stop

Secondo Improta le ragioni della protesta vanno ricercate negli obiettivi del piano industriale, che vede un aumento della produttività: da 736 a 950 ore all'anno

Il venerdì nero del trasporto pubblico romano adesso, per il Campidoglio, ha nomi e cognomi. Nove per l’esattezza, e tra questi 3 dirigenti, che ora rischiano il licenziamento. Nell’occhio del ciclone, sono finiti il responsabile, il coordinatore dei macchinisti e l’assistente coordinatore della Metro A, 4 dirigenti della Centrali traffico, un capo dell’unità organizzativa e un macchinista, quello reso noto dal filmato e contro cui inveivano i passeggeri perchè non veniva rispettata la fascia di garanzia. A fornire i dati è stato oggi l’assessore capitolino alla Mobilità Guido Importa, affiancato dall’ad di Atac Danilo Broggi. Ma dall’Ugl, la sigla che aveva proclamato lo sciopero il 17 aprile, arrivano le critiche: «Siamo senza parole. I provvedimenti sono sconsiderati e sproporzionati. Vogliono regalare all’utenza dei capri espiatori quando il disservizio di venerdì dipende dall’ incompetenza di organizzazione aziendale e non dalle responsabilità dei singoli lavoratori», dice il segretario Autoferrotranvieri Ugl Roma-Lazio Valentina Iori. Le ragioni di quanto successo, su uno sciopero proclamato da una sigla che raccoglie pochi iscritti ma che sulla linea A ha raccolto ben il 39% di adesioni, vanno ricercate secondo Improta negli obiettivi del piano industriale, che vede tra gli obiettivi, un aumento della produttività: il passaggio da 736 a 950 ore all’anno. Un incremento mal digerito da molti lavoratori che avrebbe portato a scioperare anche chi non è iscritto all’Ugl. Il numero di quelli che potrebbero essere colpiti da un provvedimento però potrebbe aumentare: «Faremo ulteriori approfondimenti nelle prossime ore – spiega l’assessore – e riguarderanno l’avaria di impianti utili all’accertamento dei fatti oggetto di indagine e il numero anomalo di denunce malattia pervenute nel giorno dello sciopero (10 macchinisti su 16) con interpello dei medici di base. Dieci macchinisti che forse per paura, vista la piega che aveva preso la giornata, hanno trasformato la loro adesione allo sciopero in malattia. Vale la presunzione innocenza, ma non possiamo escludere nulla». E poi la denuncia della sparizione dei nastri che riportano le conversazioni avvenute tra macchinisti e Dct di quella mattina: «Mi fanno sorridere – ha detto l’assessore alludendo a Vincenzo Piso e Andrea Augello – quei parlamentari che in coincidenza della conferenza stampa di oggi hanno denunciato la sparizione della registrazione tra il macchinista di Cinecittà e la Dct, documento che era in loro possesso». Gli stessi che oggi chiedono a Marino di azzerare i vertici di Atac. Tra le 9 persone che saranno punite a vario titolo (un piano è legato al diritto di sciopero su cui vigila l’Autorità nazionale, un altro è legato a eventuali carenze gestionali) «i tre che hanno responsabilità apicali risultavano in servizio dalle 3.57 della mattina ma sono stati trovati impreparati, per cui l’azienda ha già attivato le contestazioni. I nomi delle persone non sono stati resi ancora noti perchè queste hanno diritto a contro dedurre rispetto risultanze delle commissioni». Intanto il 29 aprile arriverà un nuovo direttore generale «per coadiuvare l’amministratore delegato nella gestione di questa fase delicata» dicono Improta e Broggi. In merito asl prossimo sciopero indetto dall’Ugl per il 15 maggio, l’assessore fa sapere che l’azienda non si farà trovare impreparata e «attiverà strumenti di comunicazione a supporto dell’attività sindacale». Anche se, ed è lo stesso Improta a riconoscerlo, «il regio decreto del 1931, che è ancora in vigore, consente di non dichiarare preventivamente l’adesione allo sciopero».

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