Nomadi, dieci famiglie sgomberate dal campo di via Salone: "Alto tenore di vita". Sui conti correnti migliaia di euro | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Nomadi, dieci famiglie sgomberate dal campo di via Salone: “Alto tenore di vita”. Sui conti correnti migliaia di euro

I vigili hanno atteso che i bus prendessero i bambini per portarli a scuola, poi l'intervento: notificate le ordinanze a chi occupava abusivamente dei manufatti nel villaggio

– Sgomberi in corso nel campo nomadi di via di Salone alla periferia di Roma. Gli agenti della polizia municipale del Gruppo Spe (Sicurezza pubblica emergenziale), guidato dal comandante Antonio Di Maggio, stanno procedendo all’allontanamento di 10 nuclei familiari composti da 68 persone che vivevano abusivamente nei container del campo autorizzato. Sono 14 i moduli abitativi liberati e riconsegnati al Dipartimento politiche sociali. L’operazione è la seconda tranche di quella iniziata a metà aprile. Gli allontanamenti sono stati disposti dall’assessorato politiche sociali guidato da Francesca Danese. A quanto si è appreso, si tratterebbe di finti indigenti e quindi persone che non hanno diritto a usufruire dell’assistenza dell’amministrazione capitolina. Sui conti correnti o depositi postali sarebbero state trovate centinaia di migliaia di euro.Proseguono gli sgomberi da parte dei vigili urbani del campo nomadi di via Salone a Roma. Dalle 8,30 di oggi in campo gli uomini dello Spe (Sicurezza Pubblica Emergenziale) – informa un comunicato del comando della polizia municipale -, assieme a personale della Sala Operativa Sociale. Sgomberate altre 10 unità abitative occupate abusivamente. Gli occupanti sono stati allontanati. Gli agenti hanno atteso che i bus prendessero i bambini per portarli a scuola, poi l’intervento – prosegue la nota -: notificate 10 ordinanze ad altrettante famiglie, che occupavano abusivamente dei manufatti nel campo di via di Salone. Conti correnti postali a due e tre cifre, che la dicevano lunga sul reale stato di bisogno delle famiglie, che avevano attrezzato i container con quadri, televisori led e mobili come normali appartamenti, omettendo di pagare l’acqua e l’elettricità consumata. Bollette pesanti, visto che l’elettricità veniva usata per il riscaldamento di container poco isolati. Alla fine 10 sono state le famiglie sgomberate, senza nessun problema relativo all’ordine pubblico, anche perchè le persone avevano ricevuto da più di un anno decreto ingiuntivo per liberare i manufatti. Ovviamente alle persone sgomberate non è stata offerta alcuna assistenza sociale, visto che le condizioni economiche erano tutt’altro che disagiate.

«Certo, certo che ho il conto alle Poste. Ho depositato in 35 anni di lavoro la somma di 100mila euro. Faccio da sempre anche la dichiarazione dei redditi ed è tutto dimostrato. Perchè il Comune di Roma e Alemanno, all’epoca, non hanno fatto i controlli prima di ficcarci qua dentro nel campo?». Così, Haakja Husovic, uno dei 68 rom espulsi dal campo di via di Salone dopo l’accertamento patrimoniale su alcune famiglie ospiti da cui sarebbero sbucati fuori conti sull’ordine delle decine di migliaia di euro. Husovic, bosniaco, vive in Italia da parecchi anni prima della guerra in Jugoslavia, ha come tutti i rom una famiglia numerosa («otto persone tra figli, nipoti e nuore») e, afferma, è un artigiano («aggiusto qualsiasi oggetto»), ripulisce cantine e fa traslochi col suo furgone. «Dovevano fare questi accertamenti prima non dopo tutti questi anni – continua Husovic – adesso molti dei nostri bambini che vanno a scuola dovranno interrompere le lezioni perchè non abbiamo al momento un posto dove andare. Potevano almeno far finire l’anno scolastico». Ora il rischio è quello di un flash back, di un ritorno ad una situazione pre-Alemanno. «Io lo dico: torneremo al Casilino 900 – conclude l’uomo – hanno speso tutti quei soldi, hanno fatto quella grande operazione e adesso torniamo al punto di partenza».

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