Stalking, Giorlandino: "Ora riabilitate il mio nome" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Stalking, Giorlandino: “Ora riabilitate il mio nome”

Dopo nove giorni di arresti domiciliari, torna libero Claudio Giorlandino, il ginecologo delle «vip» coinvolto in una vicenda di stalking nei confronti della sorella Maria Stella e di suo cognato Claudio De Martino dopo conflitti e diatribe giudiziarie sorte per una querelle societaria. Il tribunale del Riesame ha revocato l’ordinanza di custodia cautelare e oggi, in una conferenza stampa, il ‘re dell’amniocentesì ha voluto raccontare la sua verità. «La mia immagine ora venga riqualificata per quello che è e non macchiata da accuse alle quali sento di essere assolutamente estraneo», ha detto spesso bloccato dalle lacrime. «Da oggi nel mio curriculum apparirà la parola stalker ma io sono un medico e un ricercatore e da sempre ed esclusivamente occupato di clinica, ricerca e didattica», ha ribadito. Il professionista era stato arrestato il 13 aprile insieme ad altre due persone, l’avvocato Antonio Mercuri (anch’egli tornato libero) e l’ex capo della scorta del presidente del Copasir, Biagio Di Mauro. Il tribunale della libertà ha disposto nei confronti del professionista il divieto di avvicinamento all’abitazione della sorella e i luoghi di lavoro da lei frequentati. Giorlandino ha aggiunto che in questi giorni ha «incassato la solidarietà e la stima delle numerosissime pazienti che si rivolgono alle mie cure e che sarebbero state addirittura pronte a formulare regolare istanza al gip per essere seguite al parto. E piena fiducia mi è stata manifestata anche da tutte le società scientifiche di ostetricia e ginecologia. Io mi occupo solo di far avere figli a chi non può averne e di farli nascere sani a chi ha dubbi o problemi durante la gravidanza». Nel corso dell’incontro con i giornalisti, il ginecologo ha descritto anche le fase dell’arresto. «Quello che è capitato a me può succedere a chiunque – ha detto – Essere svegliati nel cuore della notte da un gruppo di carabinieri che ti staccano la corrente elettrica e ti rovistano tutta casa spaventando i bambini che stavano dormendo. Poi vieni portato in caserma per le odiose procedure di rito, foto e impronte digitali. Lì per fortuna ho trovato sottufficiali più umani e delicati».

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