Foto dell'Is a Roma e Milano: "Siamo qui". Ma per gli 007 è solo propaganda | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Foto dell’Is a Roma e Milano: “Siamo qui”. Ma per gli 007 è solo propaganda

L’Isis a Roma e a Milano. «Siamo nelle vostre strade». Circolano da ieri sul web foto con messaggi minacciosi a firma Islamic State sullo sfondo di alcuni luoghi-simbolo italiani, a Roma e Milano. «Pura propaganda, è jhihad della parola», dice all’ANSA una fonte dei servizi di sicurezza, secondo cui cui non ci sono «nuovi concreti elementi di allarme» e la vigilanza «è sempre massima». Le foto – alcune delle quali pubblicate dal quotidiano Il Tempo – circolano su account Twitter di sostenitori dell’Isis, riferisce la direttrice del Site Rita Katz, che le ha rilanciate sul proprio profilo. Un account, in particolare, quello di un tunisino fanatico del Califfato, la cui reale pericolosità è al vaglio dell’antiterrorismo. «Siamo nelle vostre strade. Siamo ovunque. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell’ora X»: questi i messaggi, scritti a penna su dei foglietti in italiano, arabo e francese e tenuti in mano probabilmente dalla stessa persona che scatta la foto. Sullo sfondo diversi scorci, dal Colosseo, al Duomo e alla stazione di Milano. Immortalati anche mezzi della Polizia di Stato e della Polizia locale, sempre del capoluogo lombardo, fermate della metropolitana, tratti autostradali (la Milano-Venezia, uscite di Dalmine e Trezzano sull’Adda) e bandiere dell’Expo. Sui foglietti anche una sorta di logo del Califfato. In un caso, sotto alla scritta Islamic State in Rome, appare anche la «firma»: Omar Moktar. È questo il nome di un leader di Al Qaida, ma Omar al-Muktar è pure il «Leone del Deserto», il famoso eroe nazionale libico che condusse negli anni 20 la guerriglia anticoloniale contro gli italiani. Molti si ricordano quando Gheddafi, nel giugno 2009, arrivò in Italia mettendo in bella mostra sulla sua divisa proprio la foto di Al-Muktar, simbolo della resistenza libica impiccato dagli invasori italiani. Chiunque sia l’autore di questi messaggi, per l’intelligence italiana questa è «pura propaganda, ‘guerrà psicologica, saturazione a buon mercato dei media occidentali. Saremmo stupidi a dire che non c’è allerta, soprattutto alla vigilia di appuntamenti importanti come l’Expo – spiega una fonte dei nostri Servizi – ed infatti la vigilanza è ai massimi livelli e nessun segnale viene tralasciato. Ma non ci sono nuovi concreti elementi di allarme: siamo alla Jihad della parola». Da parte dei simpatizzanti dell’Isis, o di semplici «disturbatori», «c’è la consapevolezza – dice la fonte – che un qualsiasi messaggio siglato Stato Islamico postato sul web ha un’immediata cassa di risonanza sui media. È quello che sta avvenendo ormai da mesi. Dunque, sicuramente c’è grande effervescenza sui siti, sui social; da parte degli apparati di sicurezza c’è un profondo monitoraggio e nessuna sottovalutazione, ma un conto sono i messaggi postati su internet e un conto i pericoli reali».

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