Ora tutti scoprono il “buco nero” di Via Veneto: il gazebo del Cafè de Paris è uno scandalo - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Ora tutti scoprono il “buco nero” di Via Veneto: il gazebo del Cafè de Paris è uno scandalo

viavenetoIl Nuovo Corriere di Roma e del Lazio, aveva ampiamente documentato lo scempio di Via Veneto, due paginoni per raccontare di come l’amministrazione capitolina snobbasse le richieste d’aiuto dell’associazione di strada e non intervenisse sulle criticità più macroscopiche, come appunto i resti di quello che fu il Cafè de Paris. Oggi rimane un ingresso sbarrato, un gazebo pieno di topi e tante cartacce. Dietro i vetri si vedono ancora avanzi di stoviglie, bottiglie, tovaglie. Il tempo si è fermato e il Comune – con tutte le carte in mano, naturalmente – volta pudicamente lo sguardo da altra parte. Ha fatto rimuovere una decina di giorni fa un gazebo abusivo al Caffè Strega, dall’altra parte della strada. Abusivo ma decoroso. Al vecchio Cafè de Paris sono dedicati solo foto e sguardi allucinati dei turisti. Il locale simbolo della “Dolve vita” è abbandonato. Quel dehors (una vera e propria costruzione in cemento con un’autorizzazione ad hoc) che occupa per 35 metri il marciapiede sinistro di via Veneto “è ridotto a una discarica”. I commercianti e gli albergatori denunciano. Invano. . “Quella costruzione va rimossa al più presto – invoca Pietro Lepore, il presidente dell’Associazione via Veneto e titolare dell’Harry’s Bar – è un ricettacolo di degrado e una pessima cartolina per il commercio su tutta la strada”. La presidente del I municipio Sabrina Alfonsi annuisce: “Stiamo studiando il modo migliore per effettuare l’intervento”. Ma lo ripete ormai da troppo tempo. Il locale, sequestrato alla ‘ndrangheta nel luglio del 2009 e poi affidato in custodia, ha chiuso definitivamente un anno fa con lo sfratto della gestione, dopo un piccolo rogo (forse doloso) divampato nella notte tra il 17 e il 18 febbraio. Pochi mesi prima il Cafè de Paris era finito ancora sui giornali per le proteste e l’occupazione da parte dei lavoratori che si opponevano ai licenziamenti. Oggi sotto le fioriere stracolme di cicche spente c’è di tutto, l’Ama pulisce soltanto la parte esterna del marciapiede. Presto nello stabile che ospita lo storico locale della “Dolce vita” potrebbe aprire un albergo. “È una voce che circola con insistenza ultimamente – ammette l’assessore alle Attività produttive del Campidoglio, Marta Leonori – ma ancora non abbiamo ricevuto nessuna richiesta formale”. Intanto al I municipio stanno studiando le procedure amministrative per poter effettuare la rimozione, che si preannuncia molto più costosa e complicata del normale, viste le dimensioni del fabbricato. “Il titolare della società che aveva ottenuto i permessi commerciali – spiega Alfonsi – vive in Calabria: stiamo cercando di rintracciarlo per notificargli gli atti. Altrimenti effettueremo una rimozione “in danno”, trattando la struttura come un bene abbandonato”. L’argomento è ben piazzato in pagina nelle cronache cittadine di Repubblica: significa probabilmente che le cose si stanno muovendo. Abbattere il gazebo – questo è certo – non sarà facile

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