Centomila in piazza per dire no alla 'Buona scuola' di Renzi. Camusso: "Assunzioni atto dovuto". E i prof riscrivono il 5 maggio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Centomila in piazza per dire no alla ‘Buona scuola’ di Renzi. Camusso: “Le assunzioni sono un atto dovuto” E i professori riscrivono il 5 maggio

La manifestazione si è sciolta sulle note di 'Bella ciao', disagi per il traffico in centro

Sono oltre centomila, secondo fonti della Cgil, i manifestanti che stanno sfilando per le vie del centro a Roma contro il ddl ‘La buona scuolà. Mentre la testa del corteo è arrivata a piazza del Popolo è ancora gremita piazza della Repubblica, raduno di partenza di chi contesta il progetto di Renzi per la scuola. – Gli insegnanti aderenti ai Cobas hanno bloccato a Roma un tratto di viale Trastevere, dove ha sede il ministero dell’istruzione, nella giornata di sciopero contro il ddl «buona scuola». Alcune centinaia di manifestanti aderenti ai Cobas stanno inscenando un sit-in davanti al Miur con striscioni, musica e cori. – La manifestazione contro la riforma della scuola proposta dal Governo Renzi sta provocando forti disagi alla circolazione nella Capitale. Traffico in tilt o fortemente rallentato intorno a Piazza della Repubblica, da dove è partito il corteo, e in generale in tutte le strade del centro, alcune chiuse per permettere il passaggio dei manifestanti.

Si trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate, mentre invece il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che sta prendendo parte al corteo dei sindacati a Roma contro la riforma della scuola. A chi gli chiedeva delle perplessità sollevate dal ministro Stefania Giannini, Camusso ha risposto: «Dovrebbe invece interrogarsi perchè un governo che è solo riuscito a dire che noi non lo avremmo letto o che siamo squadristi è un governo che non ha argomenti per difendere il suo ddl». A chi le chiedeva, infine, se a suo avviso quello di oggi fosse uno sciopero politico, la leader sindacale ha risposto: «Lo sciopero si chiama sciopero del personale della scuola». Il Governo non sta facendo una elargizione che giustifica il peggioramento della scuola: sta facendo un atto che era dovuto alla sentenza della Corte, al fatto che non ci sono gli insegnanti e si è creato il precariato». Lo ha detto, in merito all’assunzione dei precari, il leader della Cgil Susanna Camusso partecipando al corteo contro la riforma della scuola in corso a Roma. «Le assunzioni – ha aggiunto – sono necessarie e non possono essere utilizzate come uno strumento di divisione e contrapposizione tra gli insegnati e i precari. C’è bisogno di avere poi – ha aggiunto la leader Cgil – un scuola pubblica che permetta davvero ai ragazzi e alle ragazze di partecipare. C’è il tema dell’effettivo diritto allo studio. C’è bisogno di libertà di insegnamento e di un funzionamento della scuola come una comunità – ha concluso – perchè la scuola è una comunità ed è necessario cambiarne la filosofia».

Uno striscione contro il disegno di lege di riforma della scuola del governo Renzi è stato esposto questa mattina, giorno di sciopero generale della scuola, sul balcone del Pincio, sovrastante piazza del Popolo a Roma. L’azione porta la firma dell’ Uds, che per l’occasione ha scelto lo slogan «La scuola e la democrazia sono #nellenostremani», con relativo hashtag attraverso il quale sarà possibile seguire la diretta da tutte le piazze italiane che ospiteranno mobilitazioni. «Il Governo rifiuta l’ascolto – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti e propone una scuola totalmente contraria alle proposte dell’AltraScuola, scritte dagli studenti negli ultimi mesi. Noi chiediamo il ritiro del ddl poichè basato su principi di competizione, svendita della scuola pubblica e disuguaglianza, e proponiamo – spiega – altre priorità: un nuovo diritto allo studio col fine di raggiungere la piena gratuità dell’istruzione; un’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata; finanziamenti per il rilancio della scuola pubblica; una riforma della valutazione in chiave democratica; investimenti sostanziosi sull’edilizia scolastica; un ripensamento radicale dell’autonomia scolastica; una riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica. Se il Governo non ci ascolterà – conclude Lampis in una nota – continueremo a mobilitarci: boicotteremo i test Invalsi il 12 maggio e lotteremo congiuntamente agli insegnanti per bloccare gli scrutini».

Al premier che immaginiamo che stia seguendo le proteste di oggi diciamo: «Guarda la nostra piazza, la piazza della scuola e #staisereno». Lo ha detto dal palco di Piazza del Popolo il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna. Questo 5 maggio, ha detto il sindacalista, resterà nella storia non solo del sindacalismo ma della scuola italiana e della democrazia«.

La partecipazione al sit-in dei Cobas in viale Trastevere è andata via via aumentando. Su cartelli e striscioni gli insegnanti si autodefiniscono «Partigiani della scuola pubblica». «Siamo Partigiani non siamo gli squadristi», ha urlato un insegnante precaria da 13 anni, Marcella Raiola, «preferisco rimanere precaria se queste sono le condizioni. Non siamo in vendita e il Paese non è in vendita».

Una rilettura critica del «Cinque maggio» manzoniano che non commemora la morte di Napoleone Bonaparte, ma quella della scuola pubblica italiana alla luce della riforma del governo. L’hanno portata in piazza del Popolo, a Roma, tre insegnanti, scritta su tre grandi cartelloni. «Ella fu siccome immobile / date le mortal riforme / stette la scuola immemore / orba di tante norme», recita ‘l’odè nella rilettura sindacalizzata. «Così percossi attoniti / i docenti al nunzio stanno / riottosi pensando all’ultimo / decreto dall’uom imposto. / Già presagiscono quando una simile / privazione di libertà / la sua comunità educante / a calpestar verrà. / Ella folgorante e forte / progredì da quando nacque / quando dopo oppressione assidua / cadde, risorse e giacque. / Di mille riforme al sonito / ‘de peggio nun ce stà / vergin di servo encomio / e di codardo oltraggio / risorgi con forza subito / resisti, fatti coraggio! / Alziamo in corteo un coro / e forze non morra. /Dall’Alpi agli Appennini / dal Garigliano al Reno / a quella sicura educazione / partecipava il bambin sereno. / I suoi diritti dobbiamo oggi preservar / uniti dall’uno all’altro mar. / Fu vera gloria! I posteri / confermeran l’ardua sentenza / noi chiniam la fronte all’istruzione / libera che vede noi partecipi / a tener alto lo spirito / sempre pronti a educar!».

– Con le note di ‘Bella Ciaò, cantate da una solista senza alcun accompagnamento musicale, si è chiusa la manifestazione di Roma a Piazza del Popolo. Prima di lei, hanno parlato ai manifestanti i segretari generali di Uil Scuola e Flc Cgil.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login