Staino tra satira e sogni, finalmente a Roma | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Staino tra satira e sogni, finalmente a Roma

C’è il busto di Napolitano, professione «presidente due volte», con un laconico «…se proprio insistete». Renzi, il «rottamatore», che in toscano replica: «O ‘che ci vuole?». E poi Berlusconi, che promette «Dio, Patria, Famiglia e meno tasse per tutti», in un coro di D’Alema, Letta, Monti («sono finito prima io dell’Europa?») e Fini. Ci sono idealmente davvero tutti a salutare la prima mostra che Roma dedica al graffio di un maestro come Staino. Fino al 23 agosto, il Macro Testaccio ospita infatti negli spazi della Pelanda ‘Sergio Staino. Satira & Sognì, personale che raccoglie in 300 opere tra disegni, acquerelli e lavori digitali, quasi 40 anni di lavoro al servizio della satira, tra giornali, cinema, teatro e tv. «Era tanto che aspettavo questa mostra – racconta il vignettista, insieme all’assessore alla cultura del Comune di Roma, Giovanna Marinelli, e al sovrintendente Claudio Parisi Presicce – Non perchè la meritassi, ma perchè era l’85 quando l’Assessore Nicolini me la promise. Poi cadde la giunta e sono passati trent’anni. L’abbiamo intitolata Satira & sogni – prosegue – perchè sono inscindibili. La satira, come la politica, da sola rischia di scivolare nel risentimento e nella cattiveria. Il sogno invece ti aiuta a trovare una dimensione più intima, positiva, a pensare alle grandi utopie». Tre i percorsi immaginati dai curatori Maurizio Boldrini e Claudio Caprara: quello storico che dalla fine degli anni ’70 arriva fino a Renzi; la dimensione del racconto, dagli esordi di Staino influenzati da Charlie Brown e Schultz alle graphic novel per l’Unità; fino al suo rapporto problematico con la vista, «una sorta di rincorsa» che lo ha accompagnato tutta la vita («che fortuna non esser nato trent’anni prima o oggi, invece di un famoso vignettista, mi sarei trovato su una panchina come Bersani»). Accompagnati dal suo alter ego Bobo, ecco le strisce di Linus e quelle politiche, ma anche i due grandi fondali disegnati per il Premio Tenco all’Ariston di Sanremo nel 2006 e 2007, gli acquerelli digitali, le Ultime notizie (dove una kamikaze velata al suo istruttore risponde: «Nella prossima vita? Mi aspetto di rinascere in Svezia») e un grande schermo con i disegni di Lasciami cantare una canzone e le immagini di Gaber, De Andrè, Guccini. Una sezione sul tema agro-alimentare è invece ospitata all’interno di Eataly. «Sembrano tanti disegni, ma ne avrò realizzati almeno 12-13 mila», prosegue Staino, che dedica la mostra all’amico fraterno Geroges Wolinski, morto nell’attentato a Charlie Hebdo. «Era un gigante rispetto a questi di ora – dice – Non disegnare più la figura di Maometto? Stronzate. Non capisco la satira a tavolino, ma se c’è necessità, uno lo disegna. Diverso è se Calderoli si mette una maglietta contro Maometto. Lì sei un incosciente, perchè metti a rischio tutto il governo e il paese. Ma su un giornalino uno fa quel che vuole. Anche davanti alle minacce, io non mi fermerei». Ma all’alba dei 75 anni, che compirà il prossimo giugno, come si sente oggi Staino? «Assolutamente ancora nel cuore della politica», risponde lui. E allora via con i commenti: «I dissidenti Dem? Un grande errore uscire dal Pd. Il sindaco Marino? Ho sempre diffidenza verso la società civile che passa alla politica, ma davanti a certi attacchi la sua piccola Panda rossa mi è diventata subito simpatica». Fino al Papa, che «pur da ateo stimo come profondo innovatore».

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