Monte San Biagio, l'ex diacono ucciso per 25mila euro: 6 arresti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Monte San Biagio, l’ex diacono ucciso per 25mila euro: 6 arresti

– Una rapina finita in tragedia quella che ha portato all’uccisione di Patrizio Barlone, l’ex diacono 61enne di Monte San Biagio trovato morto nella sua abitazione la mattina del 9 febbraio con mani e piedi fascettati e con la testa avvolta in un maglione. Era morto a causa delle percosse. I carabinieri della compagnia di Terracina, del nucleo investigativo di Latina, il reparto Crimini Violenti e il Ris hanno raccolto elementi tali da permettere alla procura di Latina di chiedere ed ottenere dal Gip le misura cautelari in carcere per sei persone. Tutto sarebbe nato da un prestito di danaro fatto dall’ex diacono il cui beneficiario, non potendolo restituire, ha commissionato a l gruppo campano la rapina che poi si è conclusa in maniera tragica. In manette sono finiti questa mattina Salvatore Avola, 43 anni, Vincenza Avola, 36 anni, Carmine Marasco, 49 anni, tutti di Torre Del Greco, Antonio Imperato, 56 anni di Ercolano, Aldo Quadrino 53 anni di Fondi, e Salvatore Scarallo, 50 anni di Napoli.- A mettere i carabinieri della compagnia di Terracina comandata dal capitano Margherita Anzini sulla pista investigativa che ha portato ai sei arresti di oggi per l’omicidio di Patrizio Barlone di Monte San Biagio è stata una scrittura privata tra l’ex diacono e Aldo Quadrino. Quest’ultimo, tra gli arrestato di oggi, aveva ricevuto in prestito la somma di 25mila euro non più di un anno prima dell’omicidio. Attività informativa della stazione dei carabinieri di Monte San Biagio, proprio di fronte alla quale, l’omicidio è avvenuto, intercettazioni telefoniche, tabulati e le immagini registrate dalle telecamere della stessa stazione carabinieri hanno permesso di ricostruire e ipotizzare che il Quadrino avesse contattato Salvatore Scarullo, il quale avrebbe creato il collegamento con quello che sarebbe stato il gruppo operativo. Già la sera del 7 febbraio, i quattro, tra i quali i fratelli Salvatore e Vincenza Avola, avevano bussato a casa dell’ex diacono senza trovarlo. In quell’occasione, a salvarlo era stata la necessità di fare compere. Il giorno dopo, l’8 febbraio, sono tornati e a bussare sarebbe stata la donna ed uno degli uomini. Barlone, tipo estremamente prudente, non avrebbe aperto se non li avesse conosciuti o se i due non si fossero presentati a nome di persone che lui conosceva. Inoltre la presenza di una donna serviva proprio a tranquillizzarlo. Le immagini delle telecamere, seppure non propriamente nitide, permettono di riconoscere che del gruppo facevano parte tre uomini ed una donna dalle fattezze fisiche compatibili con gli arrestati. Gli investigatori ipotizzano che cercassero quel documento, ma che il tentativo violento di convincere l’ex diacono a consegnarlo sarebbe stato troppo brutale tanto da ucciderlo consigliando ai quattro di fuggire senza lasciare altre tracce.

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