Incendio Fiumicino, malori per diossina: due gli indagati | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Incendio Fiumicino, malori per diossina: due gli indagati

L’incendio che la notte tra il 6 e il 7 maggio scorso ha distrutto oltre mille metri quadri della zona commerciale del Terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino sta portando alla ribalta non solo il tema dell’adozione di misure di sicurezza in materia antincendio, ma anche quello della salute dei lavoratori impiegati nelle zone adiacenti a quelle interessate dalle fiamme. La procura di Civitavecchia, proprio su quest’ultimo aspetto, ha iscritto nel registro degli indagati un dirigente della Asl e uno di Aeroporti di Roma (Adr), gestore dello scalo, nell’ambito di un secondo fascicolo di indagine, dopo che 150 dipendenti hanno lamentato disturbi alla pelle ed alle vie respiratorie. Il dato più inquietante è che l’Agenzia regionale protezione ambientale (Arpa), dopo aver esaminato la qualità dell’aria nella zona, ha evidenziato la presenza di diossina, di Pcb e di furani in quantità rilevante. Un dato che contrasta con quelli di una società privata interpellata da Adr che, proprio recentemente, ha riaperto il «Molo D» del Terminal, previo parere favorevole di un funzionario dell’Asl Rm d. Finora «nessuna segnalazione da parte di Arpa o dell’Asl Roma D o di altro Ente competente in materia, che confermi la presenza di tale elemento chimico», commenta Adr. Analoga linea da Enac, che valuta un esposto per procurato allarme. E proprio oggi Enac ha dichiarato l’aeroporto «pienamente operativo». A sollecitate l’intervento dell’Arpa era stato un altro dipartimento della stessa Asl non prima di aver diffidato Aeroporti di Roma a proseguire il monitoraggio dell’aria. Tali, presunte, incongruenze hanno portato a due nuove iscrizione nel registro degli indagati. Si tratta di un funzionario dell’Asl Rm d, nei confronti del quale si ipotizza l’abuso d’ufficio per non essere intervenuto a tutela e nel rispetto dello statuto dei lavoratori, ed di un alto funzionario di Adr (violazione della normativa sulla sicurezza) sospettato di aver fatto lavorare il personale nei giorni successivi al rogo ignorando le norme di tutela della salute. Ma nel mirino del procuratore aggiunto Gianfranco Amendola e del sostituto Valentina Zavatto finiscono ora anche gli appalti ed i materiali utilizzati nei lavori eseguiti negli ultimi tempi nel Terminal 3. Gli inquirenti hanno acquisito 18 faldoni di carte presso Adr e società che hanno effettuato i lavori. Il loro obiettivo è capire la tipologia dei materiali utilizzati, tenuto conto dell’assenza di un adeguato sistema di sicurezza antincendio. «L’iscrizione di nuovi indagati per il rogo al Terminal 3 insieme alla notizia che sono ben 150 i dipendenti dell’impianto costretti a cure e trattamenti sanitari, dimostra quanto sia urgente da parte del Parlamento un’iniziativa come il fascicolo d’inchiesta che la commissione Infortuni ha aperto su questo incidente», afferma la presidente della commissione infortuni del Senato, Camilla Fabbri (Pd). Per il rogo la procura di Civitavecchia procede anche per incendio colposo nei confronti di quattro operai addetti alla manutenzione e di un dirigente di Adr, coordinatore degli impianti tecnici. Quest’ultimo, convocato in procura, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login