Patrimonio, commissione al lavoro per il riuso degli immobili pubblici | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Patrimonio, commissione al lavoro per il riuso degli immobili pubblici

Valorizzare il patrimonio immobiliare inutilizzato con progetti a uso sociale e rigenerazione urbana. È l’obiettivo di una delle quattro delibere portate avanti dal comitato Deliberiamo Roma, sulla quale le due commissioni Patrimonio e Cultura hanno deciso di avviare un percorso di costruzione di un testo condiviso da maggioranza, opposizione e rappresentati dei promotori. Una delibera, ha spiegato Gianluca Peciola, che presiedeva la riunione, «nata da un percorso partecipato all’interno dei movimenti che ha visto già un impegno da parte di diversi consiglieri perché queste delibere venissero presentate, e poi sospese per tentare la strada della rielaborazione condivisa tra forze politiche e sociali». In caso positivo si continuerà il percorso deliberativo per arrivare a una delibera di iniziativa consiliare o di giunta. «Il comitato – ha spiegato una delle promotrici, Monica Pasquino – ha lavorato per avanzare un modello di città che viene dal basso: un modo effettivo e concreto di governare i beni comuni. Questa delibera, in particolare, è frutto di un processo di elaborazione di un anno. Poi abbiamo raccolto 32 mila firme, l’abbiamo depositata e, dopo un grande silenzio dell’amministrazione, con un atto giudiziario abbiamo chiesto la calendarizzazione». La delibera riguarda il riutilizzo del patrimonio abbandonato sia privato che pubblico e prevede un censimento preliminare e la creazione di una banca dati resa pubblica online a disposizione di tutti coloro vogliano proporsi come gestori degli immobili. «Parliamo di un patrimonio che ha due futuri: abbandono o speculazione – ha spiegato Pasquino – La delibera vuole intervenire anche sul tema delle politiche culturali che mancano in questa città. I luoghi possono diventare un laboratorio per creare un’offerta di arte e servizi che si fonda su nuove generazioni». Il procedimento, secondo la delibera, dovrebbe articolarsi così: una volta identificato il patrimonio, questo sarà sottoposto a una procedura pubblica di individuazione della destinazione e partecipazione. È una fase in cui grande peso avrebbero comitati, associazioni e cittadini. Poi scatterebbe la messa in opera dei progetti, o tramite gli enti locali o con bandi pubblici affidati ai cittadini che ne hanno fatto richiesta. Negli spazi recuperati si potrebbe fare di tutto: dal coworking, all’imprenditoria, alla cultura, compreso affidare a costi non do mercato locali ad attività commerciali non di prossimità«. La delibera, nelle intenzioni dei promotori, andrebbe applicata anche ai beni pubblici non di proprietà comunale e anche al patrimonio privato abbandonato. »Non ci sfugge che questo possa avere dei costi, pensiamo si possano affrontare con un’imposta d scopo – ha aggiunto Pasquino – in ogni caso che la valorizzazione alla lunga è più economica dell’abbandono«. Questa la base, dunque, ora partirà il lavoro di mediazione. In un secondo momento verranno convocati anche gli assessori competenti. Un dubbio è stato espresso dalla consigliera M5s Virginia Raggi: »Siamo pronti a lavorare ma mi viene da sorridere. Si propone un cambio d’approccio a un’amministrazione che il suo intento sui beni pubblici l’ha già espresso: fare cassa«.

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