Incendio Fiumicino, Usb: "Si dimetta chi ha avallato la riapertura" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Incendio Fiumicino, stop al molo di D: controlli agli altri terminal. Usb: “Si dimetta chi ha riaperto lo scalo”

Per disbrigare le pratiche di accettazione sui voli i passeggeri ritirano le carte di imbarco al 3, per dirigersi poi negli altri spazi operativi

– Con l’avvenuto sequestro di ieri sera del molo «D» su disposizione della Procura di Civitavecchia, all’aeroporto di Fiumicino le operazioni preliminari all’imbarco si svolgono da oggi come avveniva dal giorno dopo l’incendio. Chiusi nuovamente, dalla scorsa notte, anche i varchi dei controlli di sicurezza del Terminal 3 per accedere alle aree Schengen ed extra Schengen, i passeggeri per tali controlli sono dirottati nuovamente al terminal 1 e 2 o 5 per i voli Intercontinentali. Per disbrigare le pratiche di accettazione sui voli i passeggeri ritirano le carte di imbarco nel Terminal 3, per dirigersi poi negli altri Terminal operativi (1,2 e 5) dai quali potersi imbarcare sugli aerei. Secondo quanto si è appreso da fonti della Polizia di frontiera, che questa mattina ha disposto i sigilli del molo «D», non saranno coinvolte dal sequestro la Sala Operativa della Polizia di frontiera e la Control Room, il settore da cui viene monitorato l’imbarco ed il controllo di tutti i bagagli da stiva, nonostante le due sale siano ubicate al piano superiore dello stesso molo. Anche se non si registrano particolari disagi è stata ulteriormente rafforzata la presenza di addetti di Aeroporti di Roma, tra questi anche quadri e dirigenti dell’azienda, con il personale che indossa una pettorina gialla di riconoscimento, che garantisce assistenza e informazioni ai passeggeri, anche per agevolare lo spostamento tra i vari terminal, per le operazioni di check-in, l’accesso ai varchi di sicurezza, l’imbarco e ove necessario, eventualmente, per l’avvio ai bus che conducono al terminal 5. «Il sequestro preventivo del molo D disposto dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia è per l’Usb Lavoro Privato e Cub Trasporti un atto dovuto e un primo risultato della mobilitazione messa in piedi per la tutela della salute degli operatori aeroportuali. Sin dalla mattina della riapertura, avevamo richiesto a gran voce a tutti gli enti competenti un’immediata verifica delle condizioni di salubrità dell’area». Lo si legge in una nota dell’Usb. «Constatate le condizioni impossibili in cui erano stati costretti a operare i lavoratori aeroportuali, registrando numerosi malori durante il servizio, avevamo formalmente chiesto di procedere con la chiusura per permetterne la bonifica – si legge – È palese che questa decisione da parte dell’autorità giudiziaria riduca a zero la credibilità di chi ha invece avallato la riapertura del molo D: Enac, Aeroporti di Roma e la Asl competente. Per questo Usb Lavoro Privato e Cub Trasporti chiedono le dimissioni immediate dei massimi dirigenti di tutti questi enti, a partire dal presidente dell’Ente regolatore Vito Riggio, per finire a quelle dei responsabili dell’Asl, che hanno permesso e imposto che lavoratori di questo Paese operassero in un ambiente insalubre a danno della propria salute». Usb fa notare che «adesso rimane il problema del Terminal 3, riaperto a poche ore dallo spegnimento delle fiamme, che tuttora soffre di condizioni molto simili a quelle denunciate per il molo D, dove dall’8 maggio scorso sono state centinaia le denunce di malori da parte di lavoratori e utenti e di cui non possiamo che continuare a chiedere il medesimo provvedimento cautelare deciso per il molo D. È incredibile come a 19 giorni dal rogo manchi ancora uno straccio di dichiarazione ufficiale da parte delle autorità pubbliche (Asl Roma D, Arpa, Istituto Superiore di Sanità) sulle condizioni di salubrità delle aree aeroportuali adiacenti a quelle colpite dall’incendio». Domani Usb Lavoro Privato e Cub Trasporti «depositeranno alla Procura della Repubblica di Civitavecchia un esposto sulla situazione esistente al Terminal 3 e nelle aree adiacenti, nonchè alle condizioni di precaria sicurezza a cui sono stati esposti i lavoratori dal giorno del rogo fino ad oggi».

– Il sequestro preventivo del molo D del Terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino è stato disposto per la «persistente inosservanza da parte dei datori di lavoro delle disposizioni previste dalla legge a tutela della salute dei lavoratori, culminata, nonostante apposite prescrizioni e diffide della Asl Rmd, nella riapertura, in data 17 maggio, della zona interdetta del molo D». Lo precisa il procuratore della repubblica di Civitavecchia Gianfranco Amendola. Circa la presenza di diossina Amendola precisa che «la sua presenza, così come quella di altri inquinanti, è stata riscontrata da alcune rilevazioni dell’Arpa del Lazio, ma è tuttora oggetto di valutazione sanitaria da parte delle autorità competenti e non rientra nelle motivazioni del decreto di sequestro». Il procuratore di Civitavecchia ha infine annunciato che il suo ufficio «provvederà a revocare il decreto di sequestro del molo D se e quando si accerterà il rispetto delle disposizioni di legge e delle prescrizioni dell’autorità a tutela della salute dei lavoratori».

«Aeroporto non è autorimessa, ci vuole regia affidabile» (ANSA) – ROMA, 27 MAG – «È inaccettabile la confusione che si è creata sull’aeroporto internazionale di Fiumicino. Viene da chiedersi se non sia arrivato il momento di affidare la gestione della situazione ad una regia competente e affidabile, per evitare danni irreparabili all’economia e all’immagine italiana e romana, a pochi mesi dal Giubileo». Lo dichiara in un nota Michele Anzaldi, deputato del Pd, sollecitando un intervento del Governo. «Dopo il rogo, il Terminal coinvolto viene prima riaperto, poi dopo venti giorni viene di nuovo posto sotto sequestro per la presunta presenza di diossina, ora la Procura dice che la diossina non c’entra. Il Governo valuti se non sia opportuno intervenire, non si può trattare il primo aeroporto del Paese e tra i primi in Europa come un’autorimessa», aggiunge Anzaldi annunciando la presentazione di un’interrogazione urgente al ministro delle Infrastrutture e trasporti, Graziano Delrio, al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e al ministro della Giustizia, Andrea Orlando. «Sui dati di presunte sostanze tossiche – spiega Anzaldi – si fatica a comprendere come stiano veramente le cose, con allarmi e retromarce che non tutelano nè i lavoratori, nè i passeggeri, nè lo scalo. La Asl ha dato il via libera alla riapertura, poi l’Arpa parla di valori alti ma non sopra i limiti di legge, che non esisterebbero. Nel frattempo l’Enac, a spese proprie, ha chiesto all’Istituto Superiore di Sanità di svolgere delle rilevazioni per avere un dato certo e certificato. Mentre ancora non si hanno informazioni certe, 16 gate sono stati chiusi e 130 mila passeggeri al giorno che transitano per l’aeroporto subiscono pesanti disagi. Si tratta di un pezzo rilevante di Pil del nostro Paese, la porta di ingresso per l’Italia da tutto il mondo, nonchè la principale infrastruttura della Capitale che fa affluire in città milioni di persone all’anno».

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