Rissa in Campidoglio: botte e minacce tra i capigruppo. Onorato con un dito fratturato, Peciola chiede scusa | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Rissa in Campidoglio: botte e minacce tra i capigruppo. Onorato con un dito fratturato, Peciola chiede scusa

Qualche parola di troppo, qualche insulto e poi la rabbia e lo scontro fisico hanno preso il posto del dialogo civile, con tanto di poltrona usata come oggetto contundente. È successo non in mezzo alla strada, ma durante la riunione dei capigruppo in Campidoglio. Una pagina poco edificante per la politica romana che ha visto come protagonisti Alessandro Onorato, della Lista Marchini, e Gianluca Peciola, di Sel, due politici che più diversi non potrebbero essere. Il primo finito in ospedale con un dito rotto, 30 giorni di prognosi e una denuncia da presentare. Il secondo che preferisce non commentare e che riferisce di parole indicibili nei confronti della consigliera Gemma Azuni dette da Onorato. Una rissa nata sulla scia di una discussione sulla situazione dei lavoratori della Multiservizi, che da martedì presidiano l’aula del Campidoglio per avere garanzie rispetto alla loro assunzione. «Ci sono state due aggressioni – spiega uno dei presenti alla riunione poi degenerata – La prima si è risolta in un faccia a faccia tra Onorato e Peciola che, grazie alla nostra prontezza, non è degenerato. La seconda volta non siamo riusciti a fermarli. Peciola, dopo aver visto che Onorato stava facendo il giro del tavolo con intenzioni bellicose – aggiunge il testimone – ha sollevato una delle pesanti poltrone della Sala delle Bandiere, quelle antiche e pesantissime, e gliel’ha scagliata addosso. Poi l’ha aggredito mettendogli le mani al collo. Peciola ha sbattuto la nuca sul tavolo cadendo. I due, in uno spettacolo poco edificante, sono finiti a terra e hanno continuato a darsele di santa ragione, fino a quando non li abbiamo divisi». Dopo la rissa Onorato è andato al pronto soccorso per farsi medicare e ha postato su facebook le foto del dito mignolo rotto e di alcune escoriazioni a braccio e gamba: «Peciola mi ha lanciato una poltrona, mi è saltato addosso mettendomi le mani al collo, rompendomi un dito e procurandomi ferite. Purtroppo il referto e i 30 giorni di prognosi parlano chiaro. Così come l’operazione che dovrò fare per raddrizzare il dito. Lo denuncerò per aggressione e minacce. Gli avevo solo detto di vergognarsi, sicuramente con toni molto accesi, visto che da tre giorni i lavoratori della Roma Multiservizi per protesta dormono in Campidoglio. Lavoratori a cui non è stato permesso neanche di ricevere cibo e acqua». E spiega: «Quanto alle gravi minacce che ho ricevuto dopo l’aggressione da Peciola, con riferimento ai suoi amici dei centri sociali, rivolti a me e alla mia famiglia, non mi hanno intimorito: si prepari però a spiegarle alle forze dell’ordine e alle autorità giudiziarie competenti». Imbarazzata, ma ferma sulla condanna di quanto accaduto, la presidente dell’aula Valeria Baglio: «L’Ufficio di presidenza procederà a una valutazione della situazione anche per definire i provvedimenti da prendere. I fatti, voglio precisare, si sono verificati a riunione terminata. C’è un’eccessiva agitazione dei consiglieri che dovrebbero avere un comportamento più consono alla loro funzione. Il mio invito è di abbassare i toni».

Le scuse di Peciola: “Sono addolorato per quanto quanto accaduto oggi. La mia onestà intellettuale mi porta a dire che ho contribuito a scrivere una brutta pagina della politica. Chi mi conosce sa quanta passione metto nella militanza, quanto in questi due anni ho avuto anche in momenti tesi un ruolo di mediazione. Questo non giustifica il fatto che avrei potuto fare altro, avrei potuto non rispondere agli insulti indicibili contro una nostra compagna e gestire con maggiore cautela una aggressione subìta. Non è andata così e me ne scuso, soprattutto con quanti mi sostengono e con me portano avanti le nobili battaglie sociali e civili. Un pensiero e un augurio di pronta guarigione a Onorato”.

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