Arriva l'esposizione universale di Squarzina | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Arriva l’esposizione universale di Squarzina: in scena a 5 anni dalla morte dell’autore

«Siamo nell’estate del 1946. L’azione ha luogo fuori Roma, in località Tre fontane, all’E.42» è la prima notazione che apre il copione de «L’Esposizione Universale», dramma di Luigi Squarzina scritto tra la fine della guerra e subito dopo la Liberazione e mai rappresentato in Italia, che ora, a cinque anni dalla morte nel 2010 dell’autore, arriva in scena a Roma, al Teatro India dal 4 al 14 giugno con la regia di Piero Maccarinelli, accompagnato da una mostra, «Squarzina il teatro e la storia» a cura di Elio Testoni, aperta in precedenza al Teatro Argentina. Sempre il 4 giugno esce il volume edito da Bompiani col testo di questo lavoro (pp. 144 – euro 12). «L’Esposizione Universale», mai rappresentata per divieti della censura e che ha conosciuto solo una lettura di Vittorio Gassman a Roma nel 1951 e una di Albertazzi a Firenze l’anno dopo, avrà come interpreti Stefano Santospago, Luciano Virgilio e gli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. L’opera è il racconto della tragica epopea di un gruppo di sfollati nella Roma post bellica, tra i cantieri interrotti dell’Eur, sigla della Esposizione Universale Romana prevista per il 1942 e poi cancellata dalla guerra e nota anche come E.42. «Le costruzioni, distanziate da viali e da spiazzi, sono tutte incompiute, anche se parecchie sono state interrotte quando si era già alle rifiniture», racconta sempre Squarzina in una meticolosa descrizione e storia del posto, occupato dalle truppe tedesche prima e da quelle alleate dopo, sino a che «a circa 25 mesi dalla Liberazione di Roma l’Esposizione sembra disabitata. ma non lo è. Da tempo hanno battuto alle sue porte le pattuglie di un altro esercito, quello dei senza tetto», che hanno occupato gli spazi con mobili di fortuna e brandine sparse ovunque. Le vicende umane dei protagonisti, provenienti da tutta Italia con percorsi e speranze molto diverse, si intrecciano con le speculazioni edilizie della ricostruzione, in una storia di illusioni perdute che, riletta oggi, appare davvero profetica. Quel che portò alla proibizione di rappresentare questo lavoro fu appunto il suo contenuto di occupazione abusiva di beni e, soprattutto, il fatto che costoro, disperati, organizzino una resistenza armata ai tentativi di sgombro da parte della polizia, vista come il braccio violento del potere politico e economico, nel momento della ricostruzione, con un finale che vede la gente arrendersi e la loro comunità disgregarsi, disperdersi. La mostra ricostruisce la storia e le vicende teatrali dei principali testi di Squarzina. Dell’ Esposizione Universale presenta foto e documenti della rappresentazione in Polonia a Katowice nel 1955 e del Premio Gramsci attribuito al testo nel 1949 da una giuria di cui facevano parte Orazio Costa, Eduardo De Filippo, Vito Pandolfi, Stefano Landi, Paolo Stoppa e Luchino Visconti. Di pannello in pannello, con foto, riproduzione di articoli e autografi, la rassegna racconta di Squarzina la vocazione al teatro popolare, di formazione, di condivisione, come strumento di riscatto delle coscienze dai limiti imposti dall’arretratezza, dalla povertà, dalla corruzione. Una vita spesa per il palcoscenico che si mostra attraverso le commedie, da ‘Tre quarti di lunà (1949-52), passando per ‘La sua parte di storià (1952-55), ‘Romagnolà (1952-57), e poi, in collaborazione con altri autori, ‘Cinque giorni al portò (1969), ‘Otto settembrè (1971), ‘Rosa Luxemburg’ (1976). I materiali provengono dall’Archivio Squarzina, vincolato dalla Soprintendenza e conservato alla Fondazione Gramsci dove è aperto alla consultazione. Squarzina è considerato uno degli innovatori della scena italiana nel dopoguerra: «Per la mia generazione – ha scritto- l’elemento base, la ragione della battaglia, era creare le condizioni ideali e pratiche dello spettacolo moderno e della sua autonomia in vista di un’azione nella società da svolgersi mediante il teatro».

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