Enrico Montesano si racconta e festeggia i 70 anni con il Marchese del Grillo | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Enrico Montesano si racconta e festeggia i 70 anni con il Marchese del Grillo

«Un falegname». Come dire, «un artigiano». Se chiedi a Enrico Montesano, l’eterno Conte Tacchia, ‘Er’ pomata di Febbre da cavallo, ma anche il Rugantino di Garinei e Giovannini o il padrone di casa del Fantastico televisivo, se dopo tanti successi si senta più attore, cantante, scrittore, regista, conduttore televisivo, comico o intrattenitore, con una battuta fulminante lui risponde così. «A me piace creare lo spettacolo dall’inizio alla fine – spiega all’ANSA – Sono come un falegname: che me fate fà solo le sedie? No… faccio tutta la casa». Ancora di più oggi che il 7 giugno compirà 70 anni, 50 dei quali vissuti in palcoscenico da quando, nipote d’arte con l’istinto per il pubblico (il nonno era direttore d’orchestra, la nonna attrice), ancora ragazzino debuttò come imitatore al saggio di fine anno del Collegio di S. Maria Aquiro a Roma. «Non so se è un merito compiere 70 anni. Io me ne sento 20 di meno – confessa – Però, visto che il tempo a disposizione diminuisce, ho imparato a non sprecarlo e a spenderlo meglio». Così, quasi come un regalo, dopo l’estate arriverà una «biografia un pò spuria» edita da Piemme, dal titolo provvisorio «Io confesso». «Sarà una raccolta di aneddoti – spiega – punti di vista, anche sulla situazione attuale». E poi, a dicembre, tornerà al Sistina di Roma, protagonista della prima versione in musical de «Il marchese del Grillo», il nobile, pomposo e annoiato portato al cinema da Monicelli e Sordi, ora diretto da Massimo Romeo Piparo. «I confronti con i grandi ci migliorano – riflette – ma se Albertone fosse ancora in vita, per rispetto, non avrei accettato. Sarà una versione ‘mià di Onofrio del Grillo. Amo il periodo storico della Roma papalina di inizio ‘800, così come i versi del Belli, Pascarella, Trilussa». Proprio al Sistina, tempio della commedia musicale italiana, nel ’78 Pietro Garinei e Sandro Giovannini lo chiamarono accanto ad Aldo Fabrizi e Alida Valli per dare corpo e voce a «Rugantino», dopo la prima interpretazione di Nino Manfredi, che venne anche a vederlo la sera del debutto. Da lì, uno dopo l’altro, una galleria di grandi successi, dal «Bravo!» teatrale, che Garinei cucì tutto su di lui, a «L’ispettore Giusti» della fiction più recente. «La vita è fatta di incontri – commenta lui oggi – I miei compagni li ricordo tutti, da Walter Chiari a Delia Scala, Massimo Dapporto, Gassman, Ranieri. Maestri? Sicuramente Garinei e Giovannini, che mi ripetevano di sorridere, di allargare le braccia, di ‘riempirè la scena. Ma anche un giovane direttore di night club, quando facevo il conduttore tra le ballerine, che mi insegnò a non spiegare tutto subito nelle battute. In scena si deve sempre stare attenti, ‘rubarè ai grandi. Come a Macario o a Fabrizi, che mi diceva: ‘batti le finali, fammi sentire tutta la parolà. Ci ha fatto caso? Oggi nelle fiction non si capisce mai che dicono». Ma a Montesano qual è il Montesano che è piaciuto di più? «Il più divertente è quello delle gag di ‘Quantunque iò – risponde – Ma mi piacque molto fare Paolino nel Riccardo III con la regia di Gabriele Lavia. E poi ci sono film come ‘Aragosta a colazionè di Capitani o ‘Il ladronè e ‘Qua la manò di Pasquale Festa Campanile, con cui vinsi un premio speciale ai David di Donatello nel 1980. Con un pò di snobismo e pregiudizio, mi diedero un ‘premio specialè perchè un comico in Italia non poteva essere il ‘miglior attore dell’annò». Romano doc e laziale sfegatato, padre di sei figli, romanziere con il giallo «Un alibi di scorta», ha fatto anche politica con i socialisti, consigliere comunale e poi eurodeputato, tra il ’93 e il ’96. «Per un idealista come me fu un sacrificio inutile – commenta oggi – Mi divertii molto a stare tra la gente in campagna elettorale, ma il resto fu negativo, i giochi si fanno da un’altra parte, nè in consiglio comunale, nè da deputato europeo. Quando me ne sono andato, ho rinunciato a ogni forma di vitalizio. Ho la mia pensione da una vita di contributi, non voglio soldi pubblici. Ma oggi Montesano, cosa vorrebbe in regalo? »Mi piace molto il cinema e con i nuovi mezzi esistono modi alternativi di farlo. Ma, soprattutto, voglio continuare a soddisfare la mia curiosità«.

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