Incidente Roma, fermati i due fuggitivi: uno si era nascosto in Sardegna. La soddisfazione di Marino | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Incidente Roma, fermati i due fuggitivi: uno si era nascosto in Sardegna. La madre indica il nascondiglio

I due rom che erano a bordo dell'auto pirata, che ha causato l'investimento mortale mercoledì scorso, sono stati trovati in un campo. Il fratello della vittima: "Vorrei abbracciarli"

– Sono stati catturati dalla polizia i due ragazzi ricercati per l’incidente avvenuto la scorsa settimana alla periferia di Roma dove ha perso la vita una donna filippina e 8 persone sono rimaste ferite. I due sono stati rintracciati questa mattina dalla squadra mobile.I due sono stati fermati e rischiano l’accusa di omicidio volontario. Per l’incidente, costato la vita alla donna filippina, è già in carcere una 17enne che deve rispondere di concorso in omicidio volontario. Da subito le indagini hanno puntato ad una coppia di ragazzi che erano in auto con la minorenne presa subito dopo lo schianto. Uno dei due è il marito della ragazzina arrestata. La coppia ha un figlio di 10 mesi.Secondo quanto si è appreso uno dei due, che sarebbe maggiorenne, è stato rintracciato in Sardegna. L’altro invece è stato preso a Roma, nella zona periferica di Massimina. I due rom che sarebbero stati a bordo dell’auto pirata, causa dell’investimento mortale nei giorni scorsi, arrestati dalla Polizia, hanno 17 e di 19 anni, il primo sembra fosse alla guida, sono fratelli«. Lo afferma il ministro dell’Interno Alfano che ringrazia la Polizia per le indagini scrupolose e per l’impegno che ha consentito di arrivare all’obiettivo».

Sono stati bloccati all’alba in un campo agricolo in zona Massimina, a Roma, i due fratelli fermati dalla polizia per l’incidente avvenuto mercoledì scorso dove un’auto in fuga ha travolto nove persone, uccidendo una donna. Inizialmente si era appreso che uno dei due fosse stato fermato in Sardegna. I due fratelli, Antony e Samuele H. si trovano ora negli uffici della squadra mobile di Roma in attesa di essere interrogati dal pm.«È stata mia madre ad avvertire la polizia dopo aver rintracciato i figli che da 5 giorni si nascondevano in un rifugio tra i cespugli in un campo vicino ad una scuola del quartiere». Queste le parole della sorella dei due fratelli fuggitivi arrestati oggi ed accusati di essere sull’auto che mercoledì scorso ha investito ed ucciso una donna filippina a Roma.-«Maledetto quel giorno in cui mio padre si è sentito male e ha chiesto ai miei fratelli di accompagnarlo in ospedale. Avrebbero dovuto chiamare un’ambulanza e ora non sarebbe successo nulla». La sorella dei due fuggitivi arrestati oggi racconta così quanto avvenuto mercoledì scorso confermando la versione dei fatti raccontata anche alle forze dell’ordine il giorno dopo l’incidente mortale. Secondo le sue parole, dunque, sull’auto killer ci sarebbe stato, oltre ai due fratelli e alla moglie di uno di loro già arrestata, anche il padre dei due che nei giorni successivi si era autoaccusato dicendo di esserci stato lui alla guida dell’auto. Una versione però che non ha convinto gli investigatori. «La verità è che lui ci ha rovinato la vita – continua la figlia -, mi chiedo come gli sia venuto in mente di far guidare il figlio minorenne nella corsa in ospedale. Lui non sapeva guidare bene, non sapeva quello che stava facendo». «Alla guida dell’auto c’era il minorenne mentre stiamo verificando se a bordo dell’auto, mercoledì sera ci fosse una quarta persona». Lo ha detto il capo della squadra mobile di Roma, Luigi Silipo, durante la conferenza stampa in questura in merito alla dinamica dell’incidente mortale avvenuto a Roma.

– È stata la madre a indicare stamani il campo agricolo dove sono stati trovati dalla polizia i due giovani accusati della morte della donna filippina 5 giorni fa a Roma in un incidente stradale. Lo ha detto il capo della squadra mobile Luigi Silipo in conferenza stampa in questura. I due che erano nascosti dietro un covone di fieno sono subito usciti e si sono consegnati.- «La madre ha sempre avuto un rapporto collaborativo con noi – ha detto Silipo -, a differenza di altre parti della famiglia con un atteggiamento ostruzionistico, ed è sempre stata favorevole alla consegna dei ragazzi». Il 17/enne è stato portato nel centro di prima accoglienza di via Virginia Agnelli, il fratello 19/enne invece nel carcere di Regina Coeli. – Quando sono stati bloccati dalla polizia i due fratelli fermati per l’incidente di mercoledì sera, in cui ha perso la vita una cittadina filippina, sono scoppiati a piangere, mostrando così segni di pentimento. Lo ha riferito il dirigente della Squadra Mobile di Roma, Luigi Silipo. I due giovani sono apparsi alla polizia molto provati. Gli investigatori ritengono che durante la latitanza non abbiano neanche mangiato e avevano vestiti strappati e sporchi.(- «Stamattina sono andato al campo dove vivevano i ragazzi perchè li volevo abbracciare e fargli sentire che sono umano e non provo odio nei loro confronti». Queste le parole pronunciate dal fratello di Corazon Abordo, la donna filippina uccisa da un’auto in corsa guidata da un ragazzo rom. Rientrando a casa, la stessa dove viveva la donna, il ragazzo ha spiegato di voler «parlare con la madre e la famiglia dei due giovani ma non mi hanno fatto entrare. Ringrazio Dio perchè sento queste cose». Nell’auto pirata che mercoledì scorso ha travolto nove persone uccidendone una, gli investigatori hanno trovato un cellulare, al posto di guida, usato dal 17enne fermato oggi. A quanto ricostruito dagli agenti della Squadra Mobile di Roma, sicuri che quella sera al volante ci fosse il diciassettenne, la macchina era usata abitualmente dal ragazzo. Gli investigatori hanno acquisito in questi giorni registrazioni delle telecamere di sorveglianza della zona e diverse testimonianze che convergerebbero su questa ipotesi.

– «Spero non li rilascino altrimenti lo rifaranno. Per loro la seconda volta sarebbe solo un gioco». Con la voce accorata la cognata di Corazon Abordo, la donna filippina investita e uccisa da un’auto pirata, ha commentato l’arresto dei due giovani nomadi che si trovavano nel veicolo. Rientrando a casa con il fratello minore della donna uccisa, ha aggiunto: «Non devono permettergli di rifarlo». – «La famiglia vuole il perdono? Allora convinca questi due ragazzi a rimanere in carcere: magari ne usciranno come uomini migliori. Spero nel miracolo». La cognata di Corazon Abordo ha commentato, così, l’arresto dei due nomadi che hanno investito e ucciso la sorella di suo marito. «Vogliamo giustizia – ha aggiunto – e qui esiste il carcere minorile che non è un hotel; li tenessero lì fino all’età adulta».

«Li hanno presi, li hanno presi. Ora bisogna vedere che gli fanno a questi». C’è soddisfazione tra gli abitanti di Boccea, mentre inizia a diffondersi la notizia della cattura dei due ragazzi che intorno alle 20 di mercoledì scorso, a bordo di una Lancia Lybra lanciata a tutta velocità, non si sono fermati all’alt degli agenti, travolgendo così 9 persone e uccidendo una donna filippina di 44 anni, Corazon Abordo Perez, all’incrocio tra via Battistini e via dei Monti di Primavalle. Una fermata che, nel frattempo, è diventata una sorta di piccolo altare. In tanti si fermano a leggere i messaggi di cordoglio, chi fa semplicemente il segno della croce e prosegue. «Li hanno presi? Li terranno dentro un pò di giorni e basta, ma chi gliela ridà questa donna alla famiglia?», dice mentre aspetta il bus un’anziana signora commossa. «Non gli faranno niente, non gli fanno mai niente a questi», aggiunge un altro signore alla fermata. Man mano che la notizia si sparge, la commozione lascia spazio alla rabbia dei commercianti della zona contro i rom. «Sono contenta che li abbiano catturati, ma ora devono punirli davvero, non come di solito fanno con gli zingari», si lamenta la dipendente di una pizzeria, dove si è aperta un’animata discussione sull’argomento. Ogni cliente abituale o avventore viene informato all’ingresso del locale della novità: «Li hanno presi». «Io ho visto la gente spappolata per terra – aggiunge la donna – questa storia deve finire. Dovete dirmi questi zingari a cosa servono? Sono animali inutili». «In questi casi – si inserisce il titolare – io farei solo una cosa: sti due ragazzi li consegnerei ai parenti della vittima. Li darei a loro, finchè non sono soddisfatti. Almeno ci sarà un pò di giustizia». Una ragazza prova a calmare gli animi, invitando a non fare discorsi etnici. Ma è in minoranza, e viene mandata via. «Non siamo razzisti – dice la dipendente – ma bisogna dire le cose come stanno, se facciamo ‘i buonì qua non si va da nessuna parte. E se i politici non fanno niente dobbiamo muoverci noi». Il timore nel quartiere è che non ci sia una giusta punizione. «Ma mica solo per loro. Non c’è più rispetto di niente e non ci aspettiamo niente», dice l’edicolante di via dei Monti di Primavalle. Ma c’è un altro fatto che attira l’attenzione dei residenti: la presenza della Municipale e il rifacimento delle strisce pedonali all’incrocio «maledetto». «Non è che se c’erano le strisce cambiava qualcosa mercoledì sera – continua la signora – Ma così pare quasi che lo fanno perché in questi giorni ci sono giornalisti e televisioni». I clienti concordano e rincarano la dose: «Abbiamo un sindaco che peggio di così non poteva capitare».

I funerali di Corazon Abordo, la filippina falciata la scorsa settimana da un’auto spinta a tutta velocità nel quartiere Boccea di Roma, si terranno probabilmente sabato in una chiesa in zona Cornelia-Battistini. Lo riferisce l’avvocato della famiglia di Corazon Valentina Chianello. Sarà una ‘pre-cerimonià perchè la salma subito dopo sarà trasferita all’aeroporto di Fiumicino da dove partirà con destinazione Filippine. Lì si terranno le esequie alla presenza dei genitori e di tutti i familiari di Corazon. Le esequie e l’espatrio della salma saranno pagati dal Campidoglio.

“Mi congratulo con le forze dell’ordine, il Prefetto e il Questore che, lavorando giorno e notte, hanno assicurato alla giustizia i responsabili di tanto dolore, coloro che hanno strappato Corazon Abordo al marito, alle figlie e a tutta la sua famiglia, devastando le loro vite. Rinnovo il mio sentimento di vicinanza ai suoi familiari e a tutti gli altri feriti: persone comuni che rientravano da una giornata di lavoro in un quartiere della nostra città, dove italiani e stranieri vivono fianco a fianco in pace. Chi vive al di fuori della legge non può trovare spazio nella nostra città e nel nostro Paese e il Campidoglio si costituirà parte civile nel processo contro queste persone”.Lo comunica in una nota il sindaco di Roma Ignazio Marino

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