Incidente Roma, il fratello della vittima: "Non sento odio". Marino: "Via chi vive fuori dalle legge" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Incidente Roma, il fratello della vittima: “Non sento odio”. Marino: “Via chi vive fuori dalle legge”

Non vendetta. Chiedono solo che sia fatta giustizia. E sono pronti fin da ora a perdonare chi era alla guida di quell’auto che ha falciato la loro ‘Cory’, lasciandola per terra in una strada nel quartiere Boccea, a Roma. «Non provo odio voglio abbracciarli», dice il fratello della filippina morta mercoledì scorso parlando dei due ragazzi nomadi arrestati oggi dalla polizia. «Stamattina sono andato al campo dove vivevano i ragazzi – racconta Julito, fratello maggiore di Corazon – perchè li volevo abbracciare e fargli sentire che sono umano e non provo odio nei loro confronti. Volevo parlare con la madre e la famiglia dei due giovani ma non mi hanno fatto entrare. Ringrazio Dio perchè sento queste cose». Frasi dette con le lacrime agli occhi, mentre cerca di soffocare quel dolore intenso che non vuole andar via e che sembrano stridere con tutta quella sofferenza che si prova quando si perde un caro. Una lezione di vita, di civiltà anche per quella periferia della Capitale che da giovedì mattina sembra essersi risvegliata razzista. È la fede a sostenere la famiglia in questo momento così buio: «Il dolore c’è ma poi passerà con l’aiuto del Signore. Bisogna credere che Dio ci sta accanto», aggiunge Julito. Tess, cognata di Corazon, spera che i responsabili «restino in carcere fino all’età adulta». «Spero non li rilascino – dice con la voce accorata rientrando a casa – altrimenti lo rifaranno. Per loro la seconda volta sarebbe solo un gioco. Non devono permettergli di rifarlo. La famiglia vuole il perdono? Allora convinca questi due ragazzi a rimanere in carcere magari ne usciranno come uomini migliori». «Non finisce qui. Vogliamo giustizia – dicono i familiari non appena saputa la notizia dell’arresto dei due ricercati – Il governo e il sindaco devono fare qualcosa per la sicurezza di tutti i cittadini». I funerali di Corazon si terranno sabato prossimo in una chiesa in zona Cornelia-Battistini. Sarà una ‘pre-cerimonià, spiega il legale della famiglia, perchè la salma subito dopo sarà trasferita all’aeroporto di Fiumicino da dove partirà con destinazione Filippine. Lì si terranno le esequie alla presenza dei genitori e di tutti i familiari di Corazon – i funerali e l’espatrio della salma saranno pagati dal Campidoglio. La notizia dell’arresto dei due nomadi è arrivata anche negli ospedali dove sono ricoverati i feriti ‘sopravvissutì all’incidente. «Meno male sono stati presi. Ora devono essere puniti», dice la signora Benigna, zia di Thelma una delle filippine rimaste ferite. «Lei ancora non lo sa – aggiunge – È in ospedale, in attesa dell’operazione. Ancora non si riesce a muovere». Anche i residenti del quartiere Boccea invocano giustizia ma soprattutto «certezza delle pene» per i responsabili: «Devono andare in carcere e lì devono restare», commenta più di qualche cittadino mentre passeggia davanti la fermata del bus in via Battistini dove è morta Corazon. Ora quel luogo è pieno di fiori e lumini accesi.

– «Chi vive al di fuori della legge non può trovare spazio nella nostra città e nel nostro Paese». Non arretra di un millimetro Ignazio Marino. E oggi, una volta appresa la notizia dell’arresto dei due rom ricercati per l’incidente stradale avvenuto la scorsa settimana nel quartiere Boccea, ribadisce il suo pensiero: chi delinque deve andare via da Roma. Intanto il Campidoglio, annuncia il primo cittadino, si costituirà parte civile nel processo. Il pugno di ferro il sindaco-chirurgo l’aveva già mostrato al suo ritorno dal viaggio negli Stati Uniti quando era andato a fare visita, in diversi ospedali, ai feriti ‘sopravvissutì a quella che in molti non esitano a definire una vera e propria «strage». In quell’occasione il primo cittadino parlando dei responsabili li aveva bollati come «banditi», «criminali da punire nel modo più severo possibile», «persone che non danno nessun valore alla vita umana». «Per questo – aveva chiosato – non sono degne della nostra società. Questo Paese non può aprire le porte a persone che non rispettano la legge e non hanno intenzione di integrarsi con la nostra comunità. Mi congratulo con le forze dell’ordine, il Prefetto e il Questore – dice oggi Marino – che, lavorando giorno e notte, hanno assicurato alla giustizia i responsabili di tanto dolore, coloro che hanno strappato Corazon Abordo al marito, alle figlie e a tutta la sua famiglia, devastando le loro vite. Sono vicino ai familiari della donna». E in Campidoglio, dove si è abbattuto lo tsunami ‘Mafia Capitalè, si deve fare i conti ancora una volta con il tema legalità. «Deve essere la nostra stella polare», commenta Marino che proprio l’altro ieri ha annunciato tolleranza zero per gli insediamenti abusivi nella Capitale. Realtà, secondo il primo cittadino, che «mettono a rischio l’equilibrio di una città complessa». Il tema campi rom andrà comunque affrontato dalla giunta Marino. E dal Campidoglio promettono la fine dell’era dei campi puntando su legalità e integrazione. Pensando, ad esempio, di assegnare case popolari a chi ne ha diritto o aree e materiali edili necessari a tirare su prefabbricati. Intanto, nell’attesa della chiusura definitiva dei campi il consigliere ‘leghistà Marco Pomarici di ‘Noi con Salvinì chiede di effettuare un censimento delle auto negli insediamenti rom per verificare la proprietà e se sono munite di assicurazioni.

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