Mafia Capitale, secondo capitolo dell'inchiesta Mondo di mezzo: 44 arresti per il business sui migranti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia Capitale, secondo capitolo di Mondo di mezzo: 44 arresti per business su migranti. In carcere Gramazio e Coratti, Tredicine ai domiciliari

Le indagini documentano, per gli inquirenti,gli interessi alla gestione dei centri di accoglienza e a finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori"

– Secondo capitolo dell’inchiesta «Mondo di Mezzo» della procura di Roma e dei carabinieri del Ros: 44 gli arresti in corso di esecuzione in Sicilia, Lazio e Abruzzo per associazione per delinquere ed altri reati. Ventuno gli indagati a piede libero. Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti. – Il blitz dei carabinieri è scattato all’alba nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania ed Enna. Nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Contestualmente agli arresti, sono in corso perquisizioni a carico di altre 21 persone indagate per gli stessi reati. I provvedimenti riguardano gli sviluppi delle indagini condotte dal Ros nei confronti di «Mafia Capitale», il gruppo mafioso riconducibile a Massimo Carminati, ora in carcere. Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi a quella tornata di arresti hanno confermato «l’esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali». In particolare le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un «ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d’imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori».

La seconda fase dell’ inchiesta «Mondo di mezzo», condotta dai carabinieri del Ros, ha consentito di «acquisire ulteriori elementi – spiegano gli investigatori – riguardo all’ esercizio del metodo mafioso da parte dell’ associazione» capeggiata da Massimo Carminati, così come «confermato anche dalle testimonianze rese da diversi imprenditori vittime».- Secondo i carabinieri del Ros che indagano su Mafia Capitale, un «articolato meccanismo corruttivo» faceva capo a Luca Odevaine che, «in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’ accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, è risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti» in questo specifico settore. Le indagini avrebbero accertato la sua capacità di «garantire consistenti benefici economici ad un ‘cartello d’ impresè interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l’ esclusione di imprese concorrenti dall’ aggiudicazione dei relativi appalti». I 44 arresti di oggi scaturiscono dalla prosecuzione delle indagini avviate nel 2012 dal Ros e dalla procura di Roma che il 2 dicembre scorso avevano consentito di disarticolare l’organizzazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati. In quella occasione vennero arrestate 37 persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l’aggravante delle modalità mafiose e per essere l’associazione armata.

Le indagini del Ros che oggi hanno portato a 44 arresti hanno consentito di accertare, dicono gli inquirenti, la «centralità, nelle complessive dinamiche dell’organizzazione mafiosa diretta da Massimo Carminati, di Salvatore Buzzi», già coinvolto nella prima fase dell’inchiesta e ritenuto «riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate». Tra i 44 arresti del Ros nel nuovo filone di ‘Mafia Capitalè c’è anche Luca Gramazio. Questi è accusato di partecipazione all’associazione mafiosa capeggiata da Carminati, che avrebbe favorito sfruttando la sua carica politica: prima di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo Pdl (poi FI) presso il Consiglio Regionale del Lazio.

Tra gli arrestati di questa mattina anche Angelo Scozzafava, ex assessore comunale a Roma alle Politiche Sociali. I provvedimenti hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. In manette anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine posto ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini.Tra i 44 provvedimenti di custodia cautelare in carcere c’è anche quello per l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti. In manette anche l’ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo. I Ros hanno posto in arresto anche i consiglieri comunali Giordano Tredicine, Massimo Caprari e l’ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone.

Delle perquisizioni in corso nell’ambito di Mafia Capitale, una riguarda la cooperativa «La Cascina», vicina al mondo cattolico. Gestisce tra l’altro il Cara di Mineo, in Sicilia. La perquisizione rientra nel quadro degli accertamenti sulla gestione degli appalti per i rifugiati. «Luca Gramazio svolge un ruolo di collegamento tra l’organizzazione da un lato e la politica e le istituzioni dall’altro, ponendo al servizio della stessa il suo ‘munus publicum’ e il suo ruolo politico». Così il gip Flavia Costantini nell’ordinanza di custodia cautelare per il consigliere regionale di Forza Italia. Gramazio, scrive il gip, «può ricondursi al capitale istituzionale di Mafia Capitale: quel sistema di relazioni con uomini politici, apparati burocratici, soggetti appartenenti a vario titolo alle istituzioni, che costituiscono il contatto privilegiato dell’organizzazione con il mondo di sopra». L’esponente di Fi rappresenta «un collegamento che, sul piano politico, si traduce nella costruzione del consenso necessario ad assecondare gli affari del sodalizio; sul piano istituzionale, in materia di iniziative formali e informali intese per un verso a collocare nei plessi – sensibili per l’organizzazione – dell’amministrazione pubblica soggetti graditi, per altro verso nell’orientare risorse pubbliche in settori nei quali il sodalizio, in ragione del capitale istituzionale di cui dispone, ha maggiori possibilità di illecito arricchimento». Per il gip, elabora «insieme ai vertici dell’organizzazione le strategie di penetrazione della pubblica amministrazione».

«Credo che la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio ma oggi sia in Campidoglio che in alcune aree come Ostia abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale merita». Così il sindaco di Roma Ignazio Marino sulla nuova ondata di arresti per l’inchiesta su Mafia Capitale. «Il sindaco Marino abbia la decenza di evitare alla Capitale d’Italia la vergogna di essere commissariata per mafia. Si dimetta e si torni alle urne il prima possibile». È quanto dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. «Ma non solo – aggiunge – il Parlamento discuta e voti subito la proposta di legge di Fratelli d’Italia per istituire una commissione d’inchiesta sui rapporti tra coop e politica e fare definitivamente chiarezza. Siamo stati i primi a denunciare lo scandalo del business legato all’accoglienza degli immigrati: un sistema ignobile di potere, nel quale degli schifosi corrotti senza scrupoli si arricchiscono sulle spalle dei disperati con i soldi degli italiani».

«Mafia Capitale, altri 44 arresti per il business degli immigrati. Fermare subito le partenze e gli sbarchi, bloccare subito tutti gli appalti! Altro che buoni, accoglienti e solidali… sono ladri! Renzi e Alfano spargono clandestini negli alberghi di mezza Italia, capito chi ci guadagna?». Così su Fb il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini.Sono estremamente orgoglioso e felice del lavoro del procuratore Pignatone che, dal suo punto di vista e per la sua area di lavoro, sta svolgendo lo stesso tipo di compito che noi stiamo facendo dal punto di vista amministrativo». Così il sindaco di Roma Ignazio Marino a chi gli chiede un commento sulla nuova ondata di arresti per l’inchiesta su Mafia Capitale.

«Massimo Carminati è un grande. Ci sta facendo fare un sacco di cose, un sacco di lavori». Lo afferma Salvatore Buzzi, in una telefonata con il suo collaboratore Emilio Gammuto, intercettata dai carabinieri del Ros. «Su a Ostia – spiega Buzzi -, anche se non direttamente ma attraverso un suo collaboratore, abbiamo preso un milione e due per il taglio del verde». «Per il campo nomadi ci ha messo pure i soldi, mi sa, eh?», chiede Gammuto. E Buzzi conferma: «Sì, ci ha messo 500mila euro di tasca sua». «Ma li ha ripresi?», chiede l’altro. «Ha ripreso tutto. A giugno ha ripreso tutto. E non solo: ci avrà guadagnato 300mila euro», spiega ancora Buzzi. «Eh, vabbè!, avrà anche aspettato, ma ne è valsa la pena» dice Gammuto. Nella stessa conversazione si parla anche di Luca Gramazio. «Avevamo un lavoro da due milioni di euro sui centri di prenotazione della Asl, come formula sociale», dice Salvatore Buzzi, spiegando che in un secondo momento è uscita la gara regionale. «Allora non abbiamo detto: scusa, facciamola insieme. Ce li lasci due milioni anche a noi, no?». A questo punto l’interlocutore, racconta sempre Buzzi, si sarebbe irrigidito. «Mi ha detto, ‘ah no, a me me lo devono dirè. Ma come? E chi te lo deve dire? E insomma, non ce lo ha voluti lasciare» dice Buzzi, che, visto l’intoppo, chiama subito Massimo Carminati. «Massimo è andato subito da Gramazio» conclude Buzzi, pronunciando, per precauzione, il nome del leader dell’organizzazione malavitosa a bassa voce.

Luca Odevaine sarebbe il ‘raccordò tra la cooperativa La Cascina e il Viminale. È lo stesso appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale a spiegarlo ai manager de La Cascina nel corso di diverse intercettazioni riportate nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Roma. Nel capitolo dedicato ai rapporti tra Odevaine ed i manager, il gip sottolinea che è stato lo stesso indagato, in dichiarazioni spontanee ai magistrati, a parlare di questo ruolo, sostenendo che in realtà il Tavolo aveva solo una funzione politica. «Non aveva nessun potere – ha messo a verbale Odevaine – nell’attivare Centri o spostare immigrati da un centro all’altro, semplicemente dettava le linee generali della politica». Scelte che invece spettavano al Viminale. Ed in questo quadro, ha aggiunto, «quello che facevo io …era di facilitare il Ministero da una parte nella ricerca degli immobili che potessero essere messi a disposizione per l’emergenza abitativa». Insomma il suo era un ruolo di «facilitatore dei rapporti con la pubblica amministrazione…in ragione delle mie conoscenze maturate nel tempo». Nelle conversazioni con i manager della cooperativa, però, Odevaine è più chiaro. Il mio compito, spiega infatti ad un dipendente de La Cascina, «non è tanto stare direttamente dentro ai Centri…il lavoro che gli faccio è di collegamento con il ministero dell’Interno soprattutto per trovare…poi…la possibilità di implementare il lavoro…e facciamo accordi sugli utili in genere…insomma ci si dividono un pò gli utili». Ad un suo collaboratore racconta invece cosa ha detto ai manager della cooperativa: «vi dico sinceramente… c’ho richieste da parte del ministero di apertura di altri centri e li sto dando ai vostri concorrenti». «I consiglieri comunali devono stare ai nostri ordini». Questa è la perentoria affermazione pronunciata da Salvatore Buzzi, in una telefonata con Massimo Carminati, intercettata e registrata dai carabinieri del Ros. «Ma perchè dovrei stare agli ordini tuoi? Te pago!», replica Carminati dall’altro capo della cornetta. Poi l’intimidazione: «Dice, e se non rispetti gli accordi? Non rispetti gli accordi? Ma tu lo sai chi sono io? Ti ricordi da dove vengo?», sottolinea il leader dell’organizzazione, riferendosi ai trascorsi negli ambienti dell’eversione e della criminalità. Buzzi, ascoltando la minaccia, sorride. Carminati poi evoca «il rispetto». «Io gli accordi li rispetto – dice – ma dovresti rispettarli pure tu». Buzzi concorda: «Noi gli accordi li rispettiamo anticipati. Non so quanti sono quelli che li rispettano in anticipo». E conclude, «abbiamo una grandissima credibilità».

Il clan di Carminati e Buzzi avrebbe garantito mille euro al mese e un posto di lavoro per un conoscente al consigliere comunale Massimo Caprari del Centro democratico, della maggioranza del sindaco Ignazio Marino. È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa a suo carico dal gip Flavia Costantini. Il consigliere, in cambio, avrebbe assicurato all’organizzazione «il suo voto favorevole al riconoscimento del debito fuori bilancio per l’anno 2014». In un colloquio intercettato tra Buzzi e il vicepresidente della cooperativa «La Cascina», Francesco Ferrara, il braccio destro di Carminati afferma: «te l’ho detto, Caprari è venuto da me: voleva tre posti di lavoro». Buzzi, scrive il gip nel provvedimento, riferiva a Ferrara che, per accogliere le sue richieste, Caprari si era rivolto a lui chiedendogli in cambio l’assunzione di tre persone, che poi era stata ridotta a una sola al che il rappresentante de La Cascina replicava dicendo che un posto di lavoro equivaleva a circa 30.000 euro l’anno«. Concluso l’accordo e assunta la persona indicata da Caprari, lo stesso Buzzi, intercettato, avrebbe poi commentato »quello di Caprari l’ho preso per tre mesi, in tre mesi la mucca deve mangiare in tre mesi«.

«Se me dai…me dai cento persone facciamo un euro a persona». È il «criterio di calcolo delle tangenti», secondo il Gip di Roma, che Luca Odevaine spiega ai manager della cooperativa La Cascina, interessati alla gestione dei Centri per gli immigrati e disposti, sempre secondo l’accusa, a pagare uno stipendio fisso a Odevaine. Nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 44 persone, ci sono decine di intercettazioni tra i manager della Cascina e lo stesso Odevaine, tutte centrate su quale debba essere la percentuale da corrispondere, non solo per ‘l’aiutò ottenuto per la gara relativa al Cara di Mineo ma anche per quanto Odevaine potrebbe fare per i centri di Roma e di San Giuliano di Puglia. Ed in una di queste conversazioni, con Domenico Cammisa (agli arresti domiciliari) Odevaine spiega quello che il Ros e il Gip definiscono «criterio di calcolo delle tangenti». «Allora altre cose in giro per l’Italia – dice Odevaine a Cammisa – …possiamo pure quantificare, guarda…se me…se me dai…cento persone facciamo un euro a persona…non lo so, per dire, hai capito? E…e basta uno ragiona così dice va beh…ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina…50 là…e…le quantifichiamo, poi». Parole che, sottolinea il gip, «arrivano a prospettare un vero e proprio ‘tariffario per migrante ospitatò.»

«La mucca deve mangiare» per essere «munta». Lo dice il ras delle coop sociali Salvatore Buzzi in una telefonata intercettata con Franco Figurelli, componente della segreteria dell’ex presidente dell’Assemblea Capitolina Mirko Coratti (Pd), entrambi per i pm a libro paga di Mafia Capitale. Buzzi: «Ahò, ma scusa, la sai la metafora? La mucca deve mangiare». Figurelli: «Aho ma questa metafora io gliela dico sempre al mio amico, mi dice: ‘Non mi rompere il ca.. perchè se questa è la metafora lui ha già fatto, per cui non mi romperè». Buzzi: «Aho, però diglielo: ‘Guarda che ha detto Buzzi che qui la mucca l’amo munta tantò». Figurelli: «Allora, ieri me c’ha mannato aff… per avè detto sta cosa, tu non hai capito, me c’ha mannato aff…, dice: ‘Non ti può rispondere così l’amico Salvatore perchè noi già fattò». Secondo il Ros dei carabinieri Buzzi avrebbe tra le altre cose assunto nelle sue cooperative una ragazza segnalata da Coratti, comunicando l’arrivo della giovane all’ndranghetista Rocco Rotolo, anch’egli inserito nelle coop.

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