Mafia capitale, Luca Gramazio dal mondo si sopra a quello di mezzo a servizio dei clan | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Mafia capitale, Luca Gramazio dal mondo si sopra a quello di mezzo a servizio dei clan

– Cenavano ‘Dar Bruttonè a via Taranto Massimo Carminati e Luca Gramazio. Tavolini uno attaccato all’altro, pasta alla gricia e microspie dei carabinieri nella trattoria del quartiere San Giovanni a Roma. Il presunto boss di Mafia Capitale, l’ex terrorista dei Nar e protagonista di mille trame poteva contare sul trentenne ‘enfant prodigè della destra romana, capogruppo Pdl in Campidoglio con Gianni Alemanno e poi di Forza Italia in Regione, figlio di Domenico «Il pinguino» esponente storico della destra dura romana. Oltre 10 mila preferenze alle regionali del 2013, arrestato oggi per associazione mafiosa e corruzione, Luca Gramazio è definito dal Gip «capitale istituzionale del clan», personaggio di «straordinaria pericolosità». Il politico di riferimento del clan, che lo avrebbe pagato decine di migliaia di euro. Indagato a dicembre nella prima ondata si era dimesso da capogruppo. «Per dedicarmi con tutto il mio impegno alla difesa della mia onorabilità e della mia storia politica – aveva spiegato Gramazio – caratterizzata da coerenza, impegno sociale e lealtà. Carminati? Vedo milioni di persone». Era rimasto consigliere, ma con un profilo molto più basso, inusuale per il suo carattere, raccontano i colleghi. A cena ‘Dar Bruttonè il 23 luglio 2013 c’era anche il padre di Luca, Domenico Gramazio, ex parlamentare di Msi, An e Pdl, noto per avere picconato i campi rom regolari voluti dal’allora sindaco Rutelli ben prima delle ruspe di Salvini. Ma famoso anche per aver pasteggiato a mortadella e champagne in Senato alla caduta del governo di Romano Prodi nel 2008. Un altro incontro fra i tre era avvenuto il 19 novembre 2012 al Bar Valentini di piazza Tuscolo, sempre a San Giovanni, presenti il ras delle coop Salvatore Buzzi e il tessitore di relazioni politico manageriali Fabrizio Testa, sodali di Carminati. Luca Gramazio, 34 anni, era il principale referente politico dell’organizzazione diretta dal ‘Cecatò, secondo la procura di Roma. Avrebbe ricevuto almeno 98 mila euro in contanti in tre tranche da Mafia Capitale; inoltre 15 mila euro con bonifico per finanziamento al suo comitato; e ancora l’assunzione di 10 persone e perfino la promessa di pagamento di un debito per spese di tipografia. Tutte «utilità» per «porre le sue funzioni istituzionali al servizio» della banda. Interveniva per far stanziare un milione di euro per le piste ciclabili o prorogare dei lavori sul verde pubblico alle cooperative sociali di Buzzi. Per il debito fuori bilancio per l’emergenza dei minori non accompagnati dal Nord-Africa o una volta approdato alla Regione per spostare un milione di euro destinati al Municipio di Ostia. C’era un vero rapporto di amicizia tra i Gramazio e Carminati. Ma anche un rapporto di affari illeciti, per la Procura: Luca Gramazio stava nel ‘Mondo di Soprà della teoria di Carminati e da lì lavorava per Mafia Capitale.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login