Mafia capitale, tsunami a Ostia: in manette l'ex minisindaco Tassone | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, tsunami a Ostia: in manette l’ex minisindaco Tassone

La tempesta che era all’orizzonte si è abbattuta sul litorale romano, scoperchiando quello che gli inquirenti definiscono il malaffare che legava a doppio filo il braccio destro di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, e l’ex minisindaco di Ostia, Andrea Tassone, dimessosi lo scorso marzo dopo la prima tranche dell’inchiesta «Mondo di Mezzo» ed oggi finito agli arresti domiciliari. «Tassone è nostro eh…è solo nostro…non c’è maggioranza e opposizione, è mio», dice Buzzi in un’intercettazione inserita nell’ordinanza del gip. «Carminati, Testa e Buzzi, previo concerto – scrive il giudice -, erogavano a Tassone, presidente del X Municipio, attraverso Solvi, suo intermediario, somme di denaro non inferiori a 30.000 euro per la sua funzione e perchè costui ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione». «Un elemento di riscontro» si legge nell’ordinanza «è fornito da una conversazione di Buzzi con uno dei suoi collaboratori, nel corso della quale, dopo un incontro con Solvi, egli dice che gli erano stato chiesti 30.000 euro e 3.000 per Solvi medesimo». Nell’ordinanza vengono riportati numerosi incontri tra il «Presidente» – come veniva chiamato Tassone da Buzzi – e gli esponenti dell’organizzazione criminale, tra cui anche Fabrizio Testa. In uno di questi, Tassone avrebbe fatto «un’ulteriore richiesta di denaro, pari al 10% del valore di un affidamento». «Oggi il presidente – si lamentava Buzzi – m’ha chiesto il 10% in nero, il 10% in nero». Secondo quanto accertato dalle indagini, «gli incontri con Tassone e con Solvi sono preceduti e seguiti da conversazioni nelle quali il problema è quello di usare le qualifiche funzionali del Tassone per ottenere che tutto o parte del milione di euro procurato da Gramazio alla Regione e destinato in prima battuta al Comune di Roma e in seconda battuta ai municipi finisca investito in lavori assegnati al gruppo di Buzzi». Il giudice contesta all’ex minisindaco, accusato di corruzione, di aver violato i «doveri di imparzialità», come dimostrerebbe anche una lettera, datata maggio 2014, in cui «nella sua qualità di presidente, rivendica la competenza in materia di litorale», in modo da avere maggiore autonomia nell’assegnazione dei lavori. «L’erogazione di somme di denaro», scrive il gip, servivano «per remunerare assegnazioni di lavori per la potatura delle piante e per la pulizia delle spiagge a Ostia». Lo «tsunami» giudiziario ha scosso l’intero Municipio, da appena un mese «commissariato» dal sindaco Marino all’assessore alla Legalità, Alfonso Sabella. Nel pomeriggio il senatore Stefano Esposito, commissario del partito per il litorale, ha convocato un’assemblea degli iscritti per fare il punto. «Tassone non mi ha mai convinto -ha spiegato- al mio arrivo a Ostia ho trovato una persona preoccupata e spaventata». E su Twitter attacca il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, che aveva chiesto le dimissioni del commissario romano del Pd, Matteo Orfini. «Informo pseudo leader ‘grullinò – chiosa – che l’ex presidente del X municipio – Ostia lo abbiamo dimesso io e Orfini. Non scrivere fesserie».

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