Mafia capitale, la versione di Buzzi: "Carminati brava persona: ci faceva promozione. Solo il 3% alle coop" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, la versione di Buzzi: “Carminati brava persona, solo il 3% alle coop”. La protezione per Gramazio

Salvatore Buzzi, il ras delle coop sociali romane, difende Massimo Carminati e il suo patrimonio minimizzando l’azione corrutrice delle tangenti che riguarderebbe, semmai, «solo il 3% del fatturato». Collegato in videoconferenza dal carcere di Nuoro durante un’udienza della sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Roma, oggi Buzzi ha affermato davanti ai giudici che «Carminati è una brava persona» e ha idealmente blindato i suoi soldi opponendosi alla confisca della sua abitazione, comprata con denaro «pulito», e sostenendo che «qualora ci fosse stata corruzione questa avrebbe inquinato solo il 3% del fatturato della coop che si aggira sui sei milioni annui». Insomma poca cosa rispetto al giro d’affari del suo impero, con una liquidità di 16 milioni di euro, che gli fruttava uno stipendio di 200 mila euro l’anno. Buzzi insomma non cede di un millimetro e sembra anzi rivendicare la «bontà e la pulizia» della sua attività economica. L’udienza di oggi, fissata da tempo e che riguardava la richiesta di confisca di alcuni beni, tra cui l’abitazione di Buzzi, arriva proprio a pochi giorni dalla seconda grande retata nella maxinchiesta sul malaffare all’ombra del Campidoglio. In video-conferenza dal carcere di Nuoro, dove Buzzi è detenuto da alcuni mesi con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, il presunto braccio destro di Carminati ha chiesto la parola per fare dichiarazioni spontanee. Dichiarazioni con cui non ha rinnegato nulla. In primo luogo il rapporto che lo lega con l’ex Nar Carminati. «Massimo è una brava persona, con me si è comportato sempre bene -ha affermato – si è comportato bene perchè avevo procurato lavoro alla cooperativa, avevo fatto ottenere una fornitura di pasta a costi vantaggiosi». Amici in affari, insomma. E di affari ha poi parlato Buzzi. «Ammettendo che ci sia stata corruzione – ha aggiunto il ras delle coop – questa riguarda solo il 3 per cento del fatturato della cooperativa. Quindi poca cosa». «La cooperativa – ha aggiunto Buzzi – ha 16 milioni di euro di liquidità ed aveva un giro d’affari di sei milioni l’anno. Quindi il 3% del fatturato è un’inezia». «Non è un’ammissione di colpa ma un ragionamento per ipotesi – ha subito precisato il difensore di Buzzi, Alessandro Diddi – se le corruzioni attribuite al mio assistito fossero fondate queste inciderebbero in una percentuale minima sul fatturato e, conseguentemente anche sullo stipendio di Buzzi», circa 200 mila euro l’anno. Buzzi in virtù di ciò ha detto di «opporsi alla confisca della propria abitazione, costata 910 mila euro». Il ras delle coop romane contesta infatti il convincimento della procura che l’immobile sia stato acquistato con danaro di provenienza illecita. Al vaglio dei giudici inoltre anche la richiesta della procura di Roma di disporre le misure di sorveglianza speciale e obbligo di soggiorno per tre anni e la confisca di beni anche per altri nove indagati. Sul fronte dell’attività istruttoria domani proseguiranno gli interrogatori di garanzia per gli arrestati, in tutto 44, nella seconda ondata dell’inchiesta che ha scosso i palazzi del potere di Roma. Domani tocca a chi è stato posto ai domiciliari.

Mafia Capitale si prendeva cura dei suoi uomini nelle istituzioni, un capitale da difendere da tutto e tutti, secondo i carabinieri del Ros. E Luca Gramazio, consigliere comunale e regionale Pdl-Fi, accusato di associazione mafiosa, era uno dei più preziosi. «Un asset», secondo il Gip Flavia Costantini che ha firmato l’ordinanza della seconda ondata d’arresti. «A noi degli altri non ci frega niente, ce interessi solo te», dice a Gramazio Fabrizio Testa, il grande faccendiere in amministrazioni e aziende pubbliche, «tu devi fa, devi, il lavoro nostro è levatte (levarti, ndr) i problemi». È una delle intercettazioni contenute nell’informativa del Ros allegata al provvedimento che ha portato all’arresto di Gramazio e altri 43. Gramazio «appariva consapevole dell’intrinseca capacità intimidatoria e della carica potenziale di violenza che il sodalizio Mafia Capitale poteva, qualora necessario, estrinsecare – scrivono i carabinieri – e di come questo lo potesse tutelare anche nei confronti di chi avesse minacciato l’incolumità sua e dei suoi familiari». È il caso delle gravi minacce a Gramazio e alla sua compagna da Patrizio Bianconi del Pdl, furioso per non essere stato rieletto alle regionali 2013. D’altro canto Gramazio «era considerato utile strumento – si legge nell’informativa – da utilizzare come deterrente nei confronti degli amministratori locali che non si fossero prontamente piegati ai desideri dell’organizzazione». Per il suo ruolo chiave Gramazio avrebbe ricevuto almeno 98 mila euro e altre «utilità», tra assunzioni nelle cooperative di Salvatore Buzzi e il pagamento di conti arretrati in tipografia. Accuse che coinvolgono anche il ras del sociale. Il quale in una dichiarazione spontanea del 31 marzo scorso nel carcere romano di Rebibbia ha dato la sua versione. Sull’accusa di associazione mafiosa Buzzi dice «non mi sono mai reso conto di stare a trafficare con la mafia», «siamo sempre stati contro». E la corruzione di Franco Panzironi, amministratore delegato di Ama, municipalizzata rifiuti e ambiente? «Gli diedi 50 mila euro perchè la Multiservizi rinunciasse a una gara d’appalto che ci interessava». La corruzione di Carlo Pucci, amministratore delegato di Ente Eur? «Un prestito». Quella per ottenere la costruzione del campo nomadi di Castel Romano? «Sono parte lesa. Gliel’abbiamo fatto in 45 giorni, mi aspettavo l’encomio, non l’incriminazione». Un business per il quale Massimo Carminati mise anche soldi propri. ‘Il Nerò, alter ego e secondo i pm capo del ‘rossò Buzzi. «Massimo? Più che altro un commerciale, a volte socio», dice il boss delle coop, «ci faceva attività di promozione», ma «non avevo alcun rapporto criminale» con lui. «»Eravamo convintissimi di farlo diventare un imprenditore legale e gli abbiamo costituito la cooperativa Cosma – afferma Buzzi -, io credo che nel 2015 Carminati si sarebbe fatto in maniera autonoma e sarebbe andato via dalla 29 Giugno«. La versione di Buzzi. Che una cosa la ammette. »Un pò di millantato credito pure io lo faccio quando racconto le cose – dice -, purtroppo io sono colpevole come parlo al telefono, quello sono colpevolissimo, pessima impressione proprio«.

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