Mafia capitale, per il restauro dell'aula Giulio Cesare appalti truccati: 6 persone arrestate | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, per il restauro dell’aula Giulio Cesare appalti truccati: 6 persone arrestate

All'inaugurazione della nuova sala del Camidoglio partecipò anche il presidente emerito Napolitano. Mentre i lavoratori della Multiservizi gridano 'mafiosi', l'ex prefetto Pecoraro e il deputato Marroni annunciano querele

Sei arresti da parte della Guardia di finanza per appalti truccati: tra le gare nel mirino anche quella relativa al restauro dell’aula Giulio Cesare del Campidoglio, dove si riunisce il Consiglio comunale di Roma. La gara sarebbe stata affidata a trattativa priva a Fabrizio Amore, imprenditore coinvolto in Mafia Capitale. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Roma che contesta agli arrestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata e continuata in danno del comune di Roma, falso, turbativa d’asta, emissione e utilizzo di fatture false, indebite compensazioni d’imposta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con l’aggravante del reato transnazionale, commesso in Roma, Lussemburgo e altrove. Una ventina sono invece le persone indagate. L’inchiesta degli uomini del Comando unità speciali della Guardia di Finanza ha consentito di scoprire una serie di truffe nel settore degli appalti pubblici. Tra questi, quello relativo al restauro della sala dove si riunisce il Consiglio comunale di Roma, che vedrebbe coinvolti un alto dirigente della Sovrintendenza dei beni culturali di Roma e l’imprenditore Amore. In sostanza, le indagini avrebbero consentito di accertare che l’imprenditore arrestato fosse più che sicuro di vincere la gara tanto da stipulare contratti ed effettuare pagamenti in acconto ai subappaltatori alcuni giorni prima dell’apertura delle buste contenenti le offerte. Il patto tra gli appartenenti all’associazione, sostiene la Finanza, ha fatto sì che alla gara fossero infatti invitate esclusivamente società riconducibili allo stesso soggetto economico. L’indagine ha anche evidenziato come fossero ben radicati i rapporti tra Amore e una serie di personaggi all’interno degli uffici di Roma Capitale: l’imprenditore infatti tramite sue società, controllate da società lussemburghesi, ha concesso in affitto al Comune due strutture residenziali in zona Ardeatina per la gestione delle emergenze abitative della Capitale. E il Campidoglio, per diversi anni, ha pagato circa 2.250 euro al mese per ogni appartamento. Ma alcune di queste unità immobiliari, anzichè essere destinate all’emergenza casa, erano utilizzate da Amore per fini propri. I finanzieri hanno inoltre scoperto un’evasione fiscale di oltre 11 milioni da parte di Amore attraverso un gruppo di società a loro volta controllate da imprese con sede in Lussemburgo.

 

All’inaugurazione della nuova Aula Giulio Cesare, i cui lavori di ristrutturazione sono ora sotto accusa da parte della Guardia di Finanza che oggi ha arrestato sei persone, c’era anche l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano e esponenti del Governo. Era il settembre del 2010 e l’allora sindaco Alemanno volle un battesimo in grande stile per un’aula consiliare rinnovata: touch screen e badge per votare e nuovi scranni sotto l’ombra della statua di Giulio Cesare. Anche il giorno scelto,il 20 settembre, doveva essere propiziatorio e celebrativo: erano i 140 anni dalla breccia di Porta Pia e fu anche conferita al presidente della Repubblica la cittadinanza onoraria. In aula c’erano Marco Pomarici, allora presidente del Consiglio comunale, e alte cariche del governo come il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta; il ministro della Difesa, Ignazio La Russa; il ministro delle Politiche comunitarie, Andrea Ronchi; e il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Presenti anche l’allora presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e l’allora presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. In aula anche i predecessori di Alemanno alla guida della capitale, Walter Veltroni e Francesco Rutelli, che siede attualmente in Consiglio comunale. «Mafiosi, mafiosi». Questo uno dei primi cori intonati dai lavoratori della Multiservizi arrivati per protestare per i «posti di lavoro a rischio» in Campdioglio, sotto i riflettori per l’inchiesta su Mafia Capitale. Su un cartello si legge: «Onestà». Mentre i manifestanti che suonano tamburelli riferiscono di aver protestato in mattinata anche a Montecitorio.

«Non sono mai venuto a conoscenza da parte di funzionari pubblici di qualsiasi istituzione, specie, ordine e grado di informazioni riservate su inchieste giudiziarie di qualsiasi tipo». È quanto afferma il deputato del Pd Umberto Marroni riferendosi ad articoli di stampa che «puntano a screditare la mia persona» e per i quali ha dato mandato di querelare. Secondo il deputato, si utilizzano «atti della Procura e spezzoni di intercettazioni, per diffamarmi con ricostruzioni fantasiose e non rispondenti al vero». Quanto al periodo a cui si riferisce il colloquio con Buzzi, Marroni spiega che «era quello della campagna elettorale per le Europee che mi vedeva impegnato come esponente del Pd a sostenere il Partito in un’importante competizione elettorale, verso i cittadini e le forze sociali, tra cui il mondo produttivo delle cooperative, compresa la 29 giugno, che ribadisco ancora una volta era considerata da tutti un esempio nel recupero di ex detenuti. Invito quindi i giornalisti a non costruire fantasiose ricostruzioni come in questo caso, e visto che ricorre in questi giorni sulla stampa un’altra notizia totalmente falsa che riguarda la mia persona, ribadisco per l’ennesima volta come già fatto con un comunicato del 17 dicembre 2014, una cosa semplice da verificare per qualsiasi giornalista, che non ho mai posseduto nè un cavallo, nè una barca».

– L’ex prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro ha dato «mandato ai suoi legali di agire in sede penale civile contro Salvatore Buzzi in relazione alle gravissime affermazioni, calunniose e del tutto infondate, riguardanti presunti rapporti con Manlio Cerroni», ex patron di Malagrotta. Lo si legge in una nota di Giuseppe Pecoraro. Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani Salvatore Buzzi, intercettato dai Ros, al telefono con il suo socio ha detto che Pecoraro, «è corrotto . Ha preso un milione di euro da Cerroni…» «La storia recente -ha affermato l’ex prefetto di Roma- sulle cronache di tutti i giornali, dimostra la mia più totale opposizione a Cerroni. Ricordo anche che Buzzi, proprio a causa del mio diniego, non potè avere seguito alla sua richiesta di realizzare un centro immigrati a Castelnuovo di Porto».(

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