"I club di Lega Pro vittime di una intimidazione": indagato Lotito. La replica: "Accusatori saranno accusati" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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“I club di Lega Pro vittime di una intimidazione”: indagato Lotito. La replica: “Accusatori saranno accusati”

Pressioni, o addirittura minacce come scrivono i magistrati, nei confronti di dirigenti di squadre della Lega Pro, attraverso l’arma dei contributi federali. Avrebbe cioè prospettato la mancata corresponsione dei finanziamenti se non avessero votato per l’approvazione del bilancio consuntivo 2014. È tutto ciò rientrerebbe in un «più ampio disegno strategico», ovvero quello di acquisire nell’ambito della Figc e della Lega «una posizione di forza e di vantaggio» a favore delle sue società, la Lazio e la Salernitana. È lo scenario configurato dalle indagini dei pm della procura di Napoli che ipotizzano nei confronti di Claudio Lotito il reato di tentata estorsione. Gli agenti della Digos di Napoli hanno perquisito gli uffici di Lotito, quelli in Federcalcio, e la sua abitazione romana. I poliziotti esibivano un decreto firmato dai sostituti Vincenzo D’Onofrio, Vincenzo Ranieri, Stefano Capuano e Danilo De Simone e dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. Perquisizioni, alla ricerca di documenti utili all’accertamento dei fatti, sono state eseguite anche presso gli uffici del presidente della Figc Carlo Tavecchio e del presidente della Lega Pro Mario Macalli, i quali non sono però indagati. Una vicenda scaturita dalla denuncia del dg dell’Ischia Calcio Pino Iodice, che a febbraio diffuse una conversazione telefonica registrata all’insaputa del suo interlocutore, il presidente della Lazio. Iodice è stato sentito più volte dagli inquirenti, che hanno ascoltato anche diversi dirigenti di altre società di Lega Pro, ritenuti «ribelli» rispetto agli attuali assetti di potere. Tanto che nel provvedimento i magistrati scrivono che vi sarebbe un «consistente numero di società vittime di un meccanismo intimidatorio». Respinge ogni ipotesi di illecito Lotito che esprime comunque fiducia nell’operato della magistratura. «Confido – ha dichiarato il presidente della Lazio – che in breve tempo chiarisca la mia posizione al fine di trasformare i miei accusatori in accusati. Contro di me c’è una campagna diffamatoria per ostacolare l’opera di risanamento del calcio». «Non ritengo di essere artefice di niente, l’ho fatto solo per dovere di giustizia perchè il calcio appartiene alla mia vita e l’ho fatto solo per il bene del calcio», ha detto Iodice che respinge il ruolo di grande accusatore. Mentre Tavecchio, ascoltato dai pm in qualità di persona informata dei fatti, ha assicurato «la massima collaborazione e trasparenza da parte della Federazione». L’iniziativa adottata dalla procura viene motivata con l’intento di «verificare se il presidente Lotito, in forza dell’appoggio elettorale garantito all’attuale presidente federale Carlo Tavecchio, abbia ricevuto vantaggi, anche economicamente valutabili», e «una posizione di controllo da indurre i suoi interlocutori a ritenerlo in grado di condizionare la tempistica delle corresponsioni dei contributi federali». Vogliono in particolare capire se abbia usato lo strumento dei finanziamenti alle società per acquisire e consolidare potere nell’ambito di Federazione e Lega. Scrivono infatti gli inquirenti che occorre verificare eventuali «vantaggi anche economicamente valutabili e comunque un trattamento preferenziale» tanto da far assumere a Lotito «una posizione di dominio sostanziale anche nelle leghe inferiori o comunque una posizione di controllo da indurre i suoi interlocutori a ritenerlo in grado di condizionare la tempistica delle corresponsioni dei contributi federali e, quindi, ad assecondare per ciò solo le sue richieste e i suoi desiderata in relazione alle decisioni assembleari».

– «Ho la massima fiducia nella magistratura, e confido che in breve tempo chiarisca la mia posizione al fine di trasformare i miei accusatori in accusati». Alza la testa, Claudio Lotito, dopo una giornata trascorsa a Villa San Sebastiano, il suo centro operativo dove stamane si sono presentati gli uomini della Digos inviati dalla Procura di Napoli che lo indagano per estorsione, nell’ambito dell’inchiesta nata dalla telefonata registrata con il dg dell’Ischia Pino Iodice. «Da mesi sono oggetto di una campagna diffamatoria e calunniosa il cui fine è indubbiamente quello di ostacolare l’opera di risanamento del calcio – aggiunge in una dichiarazione affidata all’Ansa -, che sto contribuendo faticosamente a portare avanti, come dimostrato dai molteplici provvedimenti già adottati allo scopo di assicurare l’assoluta trasparenza del sistema. Consapevole di questo, mesi addietro, avevo appunto presentato presso la Procura di Roma una denuncia per diffamazione e calunnia». Un comunicato scritto nel pomeriggio assieme al responsabile della comunicazione della Lazio, Stefano De Martino, che lo ha raggiunto in Villa intorno alle 16, circa un’ora dopo il suo ritorno. I funzionari di Polizia, infatti, si erano fatti accompagnare a controllare anche la sua residenza, all’Eur. Un altro pool intanto, verso l’ora di pranzo, si era recato nel centro sportivo di Formello dove è rimasto un’ora alla ricerca di altri documenti. Perquisita anche la sede della Lega Pro, a Firenze. Mentre il team principale, guidata dal pm Vincenzo d’Onofrio, dalle 9:45 stava controllando la sede della Figc e ascoltando, come persona informata dei fatti, il n.1 della Federcalcio, Carlo Tavecchio. Poi, verso le 18:20, Lotito ha lasciato Villa San Sebastiano e si è diretto proprio in Federcalcio, da cui è uscito alle 20:20, un’ora dopo gli 007 napoletani che avevano lasciato via Allegri dopo oltre 9 ore di accertamenti. È entrato nel palazzo dove ha il ruolo di consigliere federale senza rilasciare dichiarazioni, impegnato al telefono, ma visibilmente pronto a dare battaglia e ne è uscito dopo un colloquio con Tavecchio. Per domani avrebbe deciso di non accompagnare la Nazionale di Conte a Spalato, dove venerdì gli azzurri giocheranno contro la Croazia nell’ambito delle qualificazioni a Euro 2016. In attesa della sua partita, Lotito, oltre a subire le perquisizioni, oggi ha incassato però anche la sentenza della Corte federale d’Appello Figc che gli ha confermato l’ammenda di 10mila euro (prosciolta invece la Lazio) «per avere pubblicamente leso la reputazione e l’onorabilità di Pino Iodice». Ma il procuratore federale Stefano Palazzi ha tempo fino al 16 giugno (termine in cui scade la proroga concessa dalla Superprocura del Coni) per decidere se procedere nei suoi confronti sulla base dell’interrogatorio e del dossier consegnato ai federali dallo stesso Iodice. In quel caso dovrebbe giocare su due campi: il penale e lo sportivo.

– I pm di Napoli lo hanno ascoltato come persona informata dei fatti, mentre la Digos per oltre nove ore passava al setaccio gli uffici della Figc. Per Carlo Tavecchio si è consumata un’altra giornata difficile: il presidente della federcalcio si è trovato ad arginare un’altra grana, Claudio Lotito è finito nel registro degli indagati per tentata estorsione, e il pallone made in Italy torna sotto i riflettori ancora per vicende extra campo. Tavecchio, nel rispondere alle domande del pm Vincenzo D’Onofrio, aveva già ribadito «la massima collaborazione della federazione». Poi a perquisizione conclusa ha assicurato: «Ho ricevuto la Procura della Repubblica di Napoli e in qualità di persona informata sui fatti ho dato delle risposte. Ci sono stati chiesti dei documenti che abbiamo consegnato. Non abbiamo nessun problema dal punto di vista della trasparenza e della correttezza». Per i pm partenopei, che hanno indagato partendo dalla telefonata registrata dal dg dell’Ischia Pino Iodice proprio con Lotito, ci sarebbero state pressioni per costringere dirigenti di Lega Pro a votare l’approvazione di bilancio in senso favorevole alle richieste dello stesso patron biancoceleste, allo scopo di acquisire una posizione di forza in Figc, Lega A e in quelle minori a vantaggio anche dei suoi club, Lazio e Salernitana. Nel mirino anche la Lega Pro: e negli uffici di Firenze del’ex serie C sono stati acquisiti documenti (mentre a Roma la Digos passava in rassegna tutti i luoghi di Lotito, dagli uffici di Villa san Sebastiano all’abitazione privata dell’Eur, fino al centro sportivo laziale di Formello). Ironico il commento del presidente Mario Macalli (che sta a sua volta scontando sei mesi di inibizione per la vicenda del Pergocrema): «Stanno perquisendo il mio ufficio in Figc? Io non ho mai avuto nemmeno un gabinetto in Figc. Non so nulla, sono squalificato e non metto piede nei luoghi istituzionali. Faranno il loro dovere». Quanto a Iodice spiega così il suo ruolo: «Non ritengo di essere artefice di niente, l’ho fatto solo per dovere di giustizia perchè il calcio appartiene alla mia vita e l’ho fatto solo per il bene del calcio». Ma aggiunge particolari sull’attività di Lotito: «Ha fatto pressione perchè la linea dei club di Lega Pro fosse favorevole a Tavecchio e Macalli, perchè rimanesse in piedi questa governance. Le pressioni nei miei confronti e di altri tesserati sono state solo l’epilogo, credo che ci saranno sviluppi molto seri». Sulla vicenda era stata aperta un’inchiesta sportiva. Stefano Palazzi voleva vederci chiaro sui contenuti e soprattutto sulle eventuali conseguenze della telefonata incriminata. ma anche Lotito si era mosso, con una denuncia alla procura della Repubblica per diffamazione contro il dg ischitano.

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