Mafia capitale, Orfini prova a suonare la carica al suo Pd: "Reagiamo, ora tesseramento pulito" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, Orfini prova a suonare la carica al suo Pd: “Reagiamo, ora tesseramento pulito”

Da oggi in poi la quota associativa aumenterà da 20 a 30 euro ed ogni iscritto dovrà confermare il tesseramento attraverso sms o email. Gli introiti - una delle novità - saranno suddivisi a metà tra la Federazione e i circoli territoriali

– «Bisogna reagire a ciò che sta succedendo, la soluzione ai problemi di Roma non può essere quella auspicata da Buzzi e Carminati, ovvero mandare a casa la giunta Marino». Sceglie la direzione romana del Pd Matteo Orfini per dare la scossa al partito di cui è non solo presidente ma anche commissario capitolino da quando, a dicembre scorso, Mafia Capitale aveva fatto tremare i polsi alla politica locale. Proprio allora, sei mesi fa, annunciò la rivoluzione del tesseramento, per contrastare il fenomeno degli iscritti fantasma poi evidenziato anche dalla mappatura dei circoli affidata all’ex ministro Fabrizio Barca. E sabato al Pd Roma partirà quella che viene preannunciata come una rivoluzione, per ridare al partito del sindaco Ignazio Marino e del premier Matteo Renzi quell’autorevolezza infranta nelle carte della seconda ondata dell’inchiesta sul «Mondo di mezzo». La direzione riunita alla Camera dei Deputati, tra parlamentari, assessori e dirigenti del partito, ha approvato il nuovo regolamento per il «tesseramento pulito», come lo ha definito lo stesso Orfini che ha annunciato la «chiusura dei circoli cattivi». Da oggi in poi la quota associativa aumenterà da 20 a 30 euro ed ogni iscritto dovrà confermare il tesseramento attraverso sms o email. Gli introiti – una delle novità – saranno suddivisi a metà tra la Federazione e i circoli territoriali ai quali, si legge nell’articolo 3, «si indica di richiedere agli iscritti, come quota di adesione, il costo di una giornata di lavoro». Una misura, questa, già annunciata da Orfini ma che oggi è scritta nero su bianco. I circoli territoriali saranno soltanto 15, uno per ogni municipio, e saranno articolati in due o più sezioni che dovranno necessariamente avere «una sede fisica». «Dopo Veltroni e dopo la vittoria di Alemanno al Comune – è l’opinione dell’ex segretario romano del Pd, Lionello Cosentino – non ci sono state più figure importanti, c’e stato un certo consociativismo in Consiglio Comunale e una guerra tra bande che abbiamo visto nei congressi, dalle false tessere alle polemiche. Ha ragione Orfini a dire azzeriamo la classe dirigente». «Dobbiamo chiedere scusa ai romani», gli fa eco il parlamentare Roberto Morassut. Il Pd, dunque, prova a ripartire e lo fa dalla sua base, dagli iscritti, in attesa del nuovo congresso e quindi della nuova squadra che guiderà il partito in una città ancora stordita da inchieste, arresti ed intercettazioni. Ma al lavoro c’è anche il Campidoglio che si prepara a dimezzare le commissioni (da 24 a 12) e ad azzerare i presidenti, mentre l’assessore alla Legalità, Alfonso Sabella – infastidito dal tentativo di «infangare» il lavoro di palazzo Senatorio – annuncia di aver dato «mandato ai legali di verificare le ricostruzioni che cercano di accreditare l’idea che vi fossero contatti assidui tra Salvatore Buzzi, il Gabinetto e la segretaria del sindaco, Silvia Decina, per condizionare appalti». Ma all’ombra del Marc’Aurelio non si fermano le proteste dell’opposizione, che oggi ha visto in piazza anche la Lista Marchini. La richiesta che arriva dai manifesti è sempre la stessa: «Marino dimettiti».

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