Il Senato reagisce a Mafia capitale: via libera alla delega sugli appalti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Il Senato reagisce a Mafia capitale: via libera alla delega sugli appalti

Contro la piaga della corruzione che emerge dalle inchieste di Mafia Capitale, Mose ed Expo, solo per citare i casi più clamorosi, il governo tenta di mettere un argine. E lo fa con il disegno di legge delega che affida all’esecutivo il compito di riscrivere completamente il Codice degli appalti. Il provvedimento passa al Senato con 184 sì, 2 soli no e 42 astenuti, di Sel e M5S, e ora dovrà passare il vaglio di Montecitorio. Il decreto delegato dovrà poi essere varato entro sei mesi dall’ entrata in vigore della legge. La delega, che contiene numerose novità come quella di dire basta alla logica del «massimo ribasso» e di fissare procedure non più «derogabili», tutto in nome di una maggiore trasparenza, nasce da un provvedimento del governo che attua le direttive europee in materia, arricchito da un testo messo a punto dai relatori, Stefano Esposito (Pd) e Marco Lionello Pagnoncelli (Cri). E il via libera viene accolto da un coro di consensi trasversali. Soddisfazione viene espressa dal ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio che parla di «svolta vera nel sistema dei lavori pubblici che porta semplificazione, legalità e certezza nell’esecuzione», mentre il vicesegretario del Pd e responsabile delle Infrastrutture del partito Debora Serracchiani sottolinea come con l’approvazione della delega si «volti pagina». Con il nuovo codice che il governo è chiamato a mettere a punto, assicura, si porrà «un argine alla corruzione» e si chiuderà «il periodo oscuro» in cui il general contractor «si sceglieva il direttore generale dei lavori determinando una situazione di possibile opacità». Oltre al Nuovo Codice, sottolinea la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli (Pd), verrà realizzato in contemporanea anche «il nuovo Regolamento di gestione degli appalti pubblici». E questo, si garantisce nel Pd, dovrà vietare la procedura del massimo ribasso per le gare di progettazione, mettere al centro la trasparenza, qualificare e ridurre le stazioni appaltanti, valorizzare il ruolo dell’Anticorruzione. In più, osserva il capogruppo Dem Luigi Zanda, con il voto di oggi si fa un passo decisivo verso l’omogeneizzazione delle regole italiane a quelle europee in un settore cardine come quello degli appalti. La delega insomma, è il commento del viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini (Psi) che ha seguito i lavori dell’Aula sul ddl, «è un provvedimento chiave» che può generare lavoro e garantire trasparenza al mondo delle imprese. Favorevole al testo è anche la Lega che, con Jonny Crosio, si augura che possa diventare un ostacolo al sorgere di altri scandali come quello di Mafia Capitale. Ma soprattutto, quello che è piaciuto a molti senatori come Crosio, è che il lavoro si sia svolto in un clima costruttivo, di confronto e collaborazione «senza atti d’imperio» come «è avvenuto invece con il Jobs Act». Ottimista anche Enrico Buemi (Psi) secondo il quale con l’approvazione definitiva del testo si riuscirà a «superare la stagione di predazione» che si è avuta in Italia «attraverso gli appalti pubblici». Meno convinti i 5 Stelle che parlano di un provvedimento «con luci e ombre» e criticano il ricorso alla delega per un compito tanto arduo. Tra i «punti negativi», per Andrea Cioffi «l’ok alla norma che di fatto elimina i bandi di gara ad evidenza pubblica per le opere in project financing». Una misura che «produrrà ingiustizie, favoritismi e illegalità». Di tutt’altro avviso Altero Matteoli (FI) che parla di un testo con «molte luci e poche ombre». Su un punto sono tutti d’accordo: la vigilanza sull’impegno del governo a esercitare la delega rispettando tutti i 50 principi previsti «sarà totale».

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