Divina Provvidenza, spunta il nome del cardinale Versaldi : "Non dire dei 30 milioni". Dissesto Idi, in autunno la decisione dei pm | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Divina Provvidenza, spunta il nome del cardinale Versaldi: “Non dire dei 30 milioni”. Dissesto Idi, in autunno la decisione dei pm

Spunta anche il nome di un cardinale nelle intercettazioni dell’inchiesta del crac delle case di cura Divina Provvidenza, che ha portato a dieci misure cautelari e alla richiesta d’arresto del senatore Ncd, Antonio Azzollini. In una conversazione registrata il 26 febbraio 2014, agli atti dell’inchiesta, il cardinale Giuseppe Versaldi, ora prefetto dell’Educazione e cattolica e all’epoca presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede e delegato pontificio della Congregazione dei Figli dell’Immacolata, suggerisce al manager Giuseppe Profiti, presidente del Bambino Gesù e commissario straordinario della Provincia italiana dei Figli dell’Immacolata, di tacere al Papa che una somma di 30 milioni dell’ospedale Bambino Gesù proveniente da fondi pubblici italiani sarebbe stata utilizzata per l’acquisizione dell’Idi, l’istituto dermopatico dell’Immacolata. Dopo le prime rivelazioni di stampa, stamani, l’Ospedale Bambino Gesù, di proprietà della Santa Sede Divina Provvidenza ha smentito categoricamente che «propri fondi di bilancio, meno che mai fondi pubblici, siano stati destinati all’acquisizione dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata». «Neanche un euro dell’Ospedale – ha affermato la nuova presidente Mariella Enoc, succeduta a Profiti il 13 febbraio 2015 – risulta distratto dalle attività cliniche, di ricerca o organizzative che riguardano l’Ospedale e i suoi pazienti». Nella conversazione agli atti della procura di Trani colpisce soprattutto la volontà del cardinale di nascondere al Papa, con cui insieme a Profiti avrebbe avuto di lì a poco un colloquio, l’intento di dirottare, secondo gli inquirenti, fondi provenienti dalla legge di stabilità destinati al Bambino Gesù a un’operazione di riacquisizione dell’Idi da parte della Congregazione dei Figli dell’Immacolata. Profiti: «Pronto! Ciao don Giuseppe!». Versaldi: «Ciao. Senti. Ci riceve stasera alle diciannove il Papa». Profiti: «Ma chi ci?». Versaldi: «Il Papa». Profiti: «Aaah! O mio Dio!». Versaldi: «Tu puoi?». Profiti: «Io certo! E ci mancherebbe!». Versaldi: «Bene. Ci troviamo…sì». Profiti: «Eh! Cosa devo…». Versaldi: «Passi…». Profiti:«…dire? Fare? Portare?». Versaldi: «No. Ma poi introduco io come delegato. E poi tu dici le cose che hai detto ieri sera». Profiti: «Ah! Cos’è che dovevo saltare? Che me ne sto andando in paranoia?». Versaldi: «Ma diceva…no! Mi pareva…mi pare no?». Profiti: «Ah!». Versaldi: «ehm…ehm…devi tacere che questi trenta milioni …». Profiti: «Sì. Sì. Sì. Sull’intervento, sì.». Versaldi: «Sono stati dati per l’Idi. E dire semplicemente che, come ogni anno, oltre ai cinquanta sono stati dati trenta per il Bambino Gesù, senza…ah… ah…una…» Profiti: «Vincolo di destinazione». I 30 milioni di cui si parla, secondo gli inquirenti, sarebbero stati assegnati al Bambino Gesù dalla legge di stabilità ma verrebbero utilizzati, nelle intenzioni di Versaldi e Profiti, perchè l’Idi, in amministrazione straordinaria per il forte indebitamento e al centro esso stesso di un’altra indagine giudiziaria, torni nelle mani della Congregazione religiosa di cui Versaldi è commissario papale. Il tutto, ritengono gli investigatori, con l’uso, appunto di denaro pubblico che aveva tutt’altra destinazione. Per la procura di Trani il senso della conversazione intercettata è rilevante per comprendere il modus operandi che sarebbe stato utilizzato nel caso dell’Idi e che troverebbe un parallelo anche per quanto emerso a proposito della bancarotta delle case di cura pugliesi della Divina Provvidenza, anche qui con Profiti nel presunto ruolo di trait d’union. Nell’indagine, comunque, il cardinale Versaldi non sarebbe indagato. Gli inquirenti pugliesi tracciano il parallelo tra le due vicende ipotizzando in entrambi i casi il progetto ambizioso da parte dei gruppi proprietari di rientrare in possesso definitivamente delle strutture una volta depurate dall’immenso disavanzo economico (circa un miliardo di euro per l’Idi, quasi 600 milioni per la Casa Divina Provvidenza) «da scaricare interamente sulla collettività».

Sono previste per il prossimo autunno le decisioni della procura di Roma sui 40 indagati coinvolti nell’inchiesta sul dissesto della «Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione» (Picfic), ente religioso a cui fa capo il comparto «IDI Sanità» (comprensivo dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata – IDI, dell’Ospedale S. Carlo di Nancy e della Clinica Villa Paola). Nello scorso mese di marzo il procuratore aggiunto Nello Rossi ed il sostituto Giuseppe Cascini hanno chiuso le indagini e notificato il relativo avviso agli indagati. Si tratta dell’attività che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, ma fino ad allora i soggetti coinvolti hanno tempo per chiedere di essere interrogati o per depositare note e memorie. Secondo quanto accertato dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza e dai magistrati, le casse dell’Idi sarebbero state saccheggiate attraverso una sistematica attività di spoliazione di risorse. Un passivo patrimoniale pari a circa 845 milioni di euro, distrazioni di disponibilità per oltre 82 milioni di euro, un indebito utilizzo di fondi pubblici per oltre 6 milioni ed un’evasione fiscale di oltre 450 milioni di euro. Questo è emerso dall’inchiesta. I reati contestati, a seconda delle posizioni, vanno dalla bancarotta fraudolenta all’emissione e utilizzo di fatture false, dall’occultamento di scritture contabili all’appropriazione indebita. I capi di imputazione sono 144 ed i fatti presi in esame sono compresi nel periodo 2007-2012. I principali indagati sono padre Franco Decaminada, all’epoca dei fatti consigliere delegato dell’Idi già incaricato della gestione del comparto sanità fino al dicembre 2011, Domenico Temperini, ex amministratore di Idi-Farmaceutici nonchè direttore generale pro-tempore di Idi-Sanità, e Antonio Nicolella, imprenditore. Tutti furono arrestati nell’aprile del 2013. Le indagini delle fiamme gialle sulle dinamiche gestionali della Picfic hanno consentito di verificare un forte stato di decozione delle strutture sanitarie ed una marcata esposizione debitoria, la quale ha comportato, nel maggio 2013, il commissariamento dell’Ente e la sua ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria, con dichiarazione dello stato di insolvenza.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login