Mafia capitale, il Pd Roma visto da Barca: "27 circoli dannosi". Renzi stringe il cerchio sul sindaco | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, il Pd Roma visto da Barca: “27 circoli dannosi”. Rivoluzione Orfini e Renzi stringe sul sindaco

– Un circolo del Pd su quattro a Roma presto chiuderà i battenti. La mappatura delle strutture del partito nella Capitale, affidata all’ex ministro Fabrizio Barca, fotografa una situazione delicata in una città ancora scossa dal terremoto di Mafia Capitale che, a dicembre scorso, ha portato a Roma il commissario Matteo Orfini pronto, già da lunedì, a mettere in pratica quella «rivoluzione» annunciata ormai sei mesi fa, all’alba della prima ondata di arresti di «Mondo di mezzo». Così com’era avvenuto a dicembre scorso, tra la folla di iscritti all’Eur, Orfini si presenta di nuovo tra la gente, questa volta non nel piazzale della biblioteca Elsa Morante ma nel parco delle Valli, dalla parte opposta di Roma dove stasera ha preso il via la Festa dell’Unità. Dopo i ringraziamenti di rito è toccato a Barca, però, tirare le somme del lungo dossier. Dei 110 circoli che costellano la Capitale, 27 sono «dannosi» , sono «l’arena di uno scontro di poteri» e presto, si lascia intendere, saranno chiusi. Si tratta di circoli che «bloccano il confronto sui contenuti – afferma Barca -, premiano la fedeltà di filiera, emarginano gli innovatori». Tra questi ci sono anche degli «insospettabili», come quello dell’Eur o quello di Testaccio. Due sono, invece, le strutture cosiddette «chiuse» e sono i circoli di Versante Prenestino e di Ostia Nuova. Quest’ultimo pochi giorni fa è stato sfrattato proprio per problemi con il canone d’affitto. I circoli «virtuosi», invece, sono solo nove: Cesano, Donna Olimpia, Esquilino, Labaro, Laurentino Petroselli, Magliana, Ostia Antica, Ottavia Palmarola e Tor Sapienza. Barca parla di sei tipologie di circoli, compresi quelli «d’identità» (25), «d’inerzia» (17) e quelli «ponte» (28). I restanti due circoli erano invece chiusi al momento della mappatura. Nella lunga relazione dell’ex ministro si sottolineano le «anomalie» dei circoli, già registrate durante la direzione romana del partito la settimana scorsa quando è stato approvato il nuovo regolamento per il tesseramento. In particolare si registrano «irregolarità» di iscrizioni in corrispondenza di votazioni o congressi. Inoltre il «38,3% degli iscritti non frequentano il circolo». «Non dobbiamo mai abbassare la guardia – il monito di Barca -. Da situazioni disastrose ci si rialza e si rinnova». Un rinnovamento che parte proprio dagli iscritti, da chi stasera ha assistito per due ore alla dura fotografia di un partito dilaniato da correnti e «capibastone» che oggi nessuno vuole più vedere.

Sono 27, sui 108 esistenti, i circoli «dannosi» del Pd romano identificati dalla relazione di Fabrizio Barca, incaricato dal commissario Matteo Orfini di condurre la mappatura in città. Un circolo su 4, dunque, rischia di chiudere i battenti in seguito al dossieri stilato da team di Barca che definisce queste strutture «il circolo di qualcuno» o «l’arena di uno scontro di poteri». «Il Circolo è dannoso perchè blocca il confronto sui contenuti – afferma Barca durante la presentazione del dossier alla festa dell’Unità di Roma – premia la fedeltà di filiera, emargina gli innovatori».

Contorto  l’esito della partita, tutta politica, che il premier ha deciso di affrontare di petto: il rilancio di Roma. Renzi non ha intenzione di lasciare cadere la questione o lasciar fare a Marino che sembra sordo ai richiami. C’è addirittura chi si spinge a dire che, quando il prefetto Franco Gabrielli farà le sue conclusioni sul dossier Mafia Capitale, il governo potrebbe commissariare Roma non per infiltrazioni mafiose ma per diffusa illegalità. Un’ipotesi che, però, sembra non corrispondere alle intenzioni del premier che, in caso di mancato rilancio, preferirebbe un passo indietro del sindaco per portare la capitale al voto nel 2016. Ma l’idea di una «giunta dei migliori» non convince affatto il Campidoglio che va fiero del rimpasto fatto a gennaio e dei suoi tecnici. A quel punto, spiegano fonti dem, il Pd potrebbe convincere a far minacciare le dimissioni agli assessori renziani, Guido Improta, molto legato a Paolo Gentiloni, e l’assessore al Bilancio Silvia Scozzese. «Allora o Marino capisce l’antifona e nomina Improta vicesindaco, di fatto un commissariamento, o la giunta è spacciata», spiega un dirigente romano.

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