Pd Roma, dopo la relazione Barca i circoli 'dannosi' in rivolta: "Non molliamo" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Pd Roma, dopo la relazione Barca i circoli ‘dannosi’ in rivolta: “Non molliamo”

Il day after la relazione di Fabrizio Barca sullo stato dei circoli del Pd a Roma porta con sè polemiche e malumori. Le 27 strutture considerate «dannose», e che presto rischiano di chiudere i battenti, non ci stanno. Da Testaccio all’Eur la parola d’ordine è una soltanto: «Non mollare». Una bufera «prevedibile», come ha sottolineato il commissario del Pd romano Matteo Orfini che, su Facebook, ha invitato a far «sparire per sempre abitudini e comportamenti che hanno distrutto il Pd di Roma». Il tentativo di rilancio del partito dopo lo scandalo di Mafia Capitale, dunque, parte in salita. Il secondo step della «rivoluzione» – dopo la già avvenuta approvazione del nuovo regolamento sul tesseramento – rischia di incrinare più di quanto non lo siano già i rapporti all’interno del partito. Quello che emerge dalle 85 pagine della relazione di Barca, allegati compresi, è un quadro drammatico dei circoli nella Capitale, in particolare in quelli guidati da «capibastone» i cui nomi ritornano più volte nelle carte di «Mondo di Mezzo». Dei 108 circoli ad oggi attivi, uno su quattro sarà presto chiuso, come promesso dal commissario Orfini, ed altri rischiano di fare la stessa fine se non saranno presi provvedimenti. Dei cosiddetti circoli «dannosi», 27 in tutto, sono Eur e Testaccio a guidare la rivolta. «Noi non siamo Mafia Capitale», è il commento della segretaria del circolo nel cuore di Roma, Claudia Santoloce, visibilmente affranta dalle parole di ieri sera dell’ex ministro sul palco della Festa dell’Unità. E sui social compare un commento indirizzato proprio a lui: «Questa è la miglior risposta alla relazione di Barca. Circolo aperto tutti i giorni al territorio, che fa iniziativa politica e che si confronta con l’Amministrazione! Per il resto, una bella trovata mediatica, criticano tanto lo stile Renzi e poi lo ripropongono!». Usa toni ancora più forti la segretaria del circolo dell’Eur, l’ex assessore provinciale, nonchè candidata alle primarie per la poltrona di sindaco di Roma, Patrizia Prestipino. Su Facebook pretende le «scuse» di Orfini e Barca (termine poi modificato con «chiarimenti») e annuncia «l’unica battaglia giudiziaria della mia vita». Una frase dalla quale successivamente scompare la parola «giudiziaria». «Se mi vogliono eliminare perchè sostengo Renzi da 4 anni o perchè ho una idea sana della politica o perchè dico che a Roma non si può andare avanti così lo facciano a viso aperto», scrive. «Chiedo a Barca e Orfini di rivedere la loro posizione – sottolinea il minisindaco del quartiere, anche lui del Pd, Andrea Santoro -. Un conto è mandare via i capicorrente o i circoli ad personam, un conto è invece cancellare l’esperienza di quelle donne e di quegli uomini che per 5 lunghi anni hanno contrastato il malaffare». Si fa sentire anche il deputato del Pd Marco Di Stefano, indagato per corruzione in un’inchiesta della procura di Roma relativa al periodo in cui era assessore della Regione Lazio: il dossier, attacca,«contiene un’analisi superficiale e chiaramente di parte: peccato che a Barca, ad esempio, siano sfuggiti quei circoli, appartenenti a correnti specifiche, alcuni dei quali non hanno mai svolto alcuna attività se non quella di raccogliere voti per eleggere i parlamentari alle primarie». Da parte sua Barca oggi ha ricevuto in Federazione i dirigenti dei circoli per accogliere le loro richieste e i loro chiarimenti sul dossier. La sensazione è che il lavoro dell’ex ministro non sia ancora finito.

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