Mafia capitale, assegnata la scorta al commissario dem Matteo Orfini. La solidarietà del Pd | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, assegnata la scorta al commissario dem Matteo Orfini. L’assessore Improta lascia la giunta

Marino resiste ma la roccaforte Campidoglio mostra le prime crepe. L’assessore Guido Improta, renziano e uno dei big della giunta, annuncia ufficialmente l’intenzione di lasciare anche se «tempi e modalità dovrà deciderli il partito». Intanto arriva la notizia che al commissario cittadino del Pd, Matteo Orfini, è stata assegnata la scorta dopo avere ricevuto delle minacce. Una decisione presa dalla Prefettura dopo «segnali» legati alle vicende Mafia Capitale. Il cielo sopra Roma insomma è sempre più nero e sul Campidoglio la tempesta sembra già essersi abbattuta. Improta precisa: «la mia è una decisione personale non politica e non ho ricevuto input da Renzi» ma di certo una defezione di questo calibro mette a rischio la tenuta della squadra di governo e sostituirlo per Marino sarà difficilissimo. Non a caso il sindaco, che resta sempre più che battagliero e determinato, ha convocato subito tutti i consiglieri di maggioranza, una sorta di chiamata alle armi per mettere in campo una difesa strenua del Campidoglio e rilanciare l’azione di governo: «bisogna ricostruire il legame con la città, lavoriamo tutti insieme, la giunta non va lasciata sola», «siamo una buona squadra; quello che chiedo è lo sforzo di lavorare di più», scandisce il sindaco. E quindi, dopo «due anni bellissimi ma molto faticosi» il titolare dei Trasporti prepara la sua «personale» exit strategy e per fare outing sceglie il giorno in cui viene assegnata la scorta al presidente del Pd Matteo Orfini, nominato commissario dopo l’apertura dell’inchiesta su Mafia Capitale. Di conseguenza, mentre tutti sono concentrati a esprimere solidarietà al presidente Orfini per l’opera coraggiosa intrapresa, l’assessore considerato uno dei pilastri della giunta Marino è già pronto a tornare «un privato cittadino» e a presenziare «forse in borghesè all’inaugurazione delle nuove stazioni della metro C», prevista per il 29 giugno, San Pietro e Paolo, patroni di Roma. Un cordiale distacco da uno dei suoi incubi peggiori, da un’opera che gli aveva fatto perdere il sonno ma non la serenità anche quando si paventava un’indagine giudiziaria, subito smentita. «Ho lasciato meno problemi di quelli che ho trovato, ho lasciato i cassetti pieni di progetti per chi verrà dopo di me a continuare la mia esperienza», è il suo personale commiato. E sottolinea: «siamo persone adulte, non c’è stata nessuna telefonata da Renzi». Improta insomma cerca di spegnere le fiamme e precisa: «il mio incarico, si sapeva, era a tempo determinato». Ma ora anche quello di Marino rischia di essere un incarico in scadenza. Perchè già dietro le quinte scalpita per uscire di scena Silvia Scozzese, titolare del bilancio e soprattutto titolare di più di uno sfogo contro la situazione attuale, qualcosa come «così non si può andare avanti». Se anche lei si chiamerà fuori a quel punto per il Campidoglio l’emorragia sarebbe inarrestabile. E neanche un chirurgo, seppur determinato, potrebbe salvare il paziente. Consapevole Marino in serata convoca la sua equipe, i suoi consiglieri di maggioranza. Ora è il momento di stringersi, fare quadrato, chiudere il cerchio, una metafora geometrica vale l’altra: l’importante è tenere duro.

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