Protesta delle toghe: "Stop supplenza". Oltre 15mila sentenze ferme | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Protesta delle toghe: “Stop supplenza”. Oltre 15mila sentenze ferme

Costretti ad un’«indebita supplenza» a causa di una carenza strutturale di personale, ruoli e mezzi, una carenza che rallenta la macchina giudiziaria lasciando al palo ben 15 mila sentenze che attendono di essere emesse: sono i magistrati del tribunale di Roma, il più grande d’Europa, che protestano contro le carenze di personale amministrativo e strutturali, a fronte di un aumento dei carichi di lavoro e, nonostante tutto, di una «produttività altissima». Vuoti di organico che hanno imposto loro di svolgere attività di «supplenza» per sopperire ai vuoti di organico: su 1.198 unità, a livello di personale amministrativo, nel tribunale di Roma sono ricoperti infatti solo 829 posti, circa il 40% in meno. Numerosi sono poi quelli ammessi ai benefici della legge 104 e quelli in servizio part-time. Dal 1998 non ci sono concorsi per personale amministrativo giudiziario e di tutti i ministeriali solo quelli della Giustizia non hanno beneficiato della riqualificazione. Oggi, in occasione della sospensione per un’ora delle attività di indebita supplenza indetta dall’Anm, due giudici del tribunale penale, Zaira Secchi, presidente dell’XI sezione, e Rosanna Ianniello, responsabile della IX sezione, e due del civile, Maria Rosaria Covelli e Francesco Mannino, hanno illustrato i problemi che ogni giorno affrontano: assenze di commessi, per la consegna di atti e di comunicazioni tra in vari uffici, di cancellieri in aula per la chiamata e la gestione dei testimoni, di personale specializzato per la certificazione dei provvedimenti. «Mi è successo – ha dichiarato Secchi – di dover uscire io dall’aula per chiamare un testimone». Ianniello ha sottolineato che ci sono 15 mila sentenze in attesa, per mancanza di personale, di attestazione di irrevocabilità, se riguardanti assoluzioni, o di condanna, per quelle che prevedono una pena. «Senza investimenti in strutture e persone il processo civile telematico non può decollare – ha affermato Covelli – c’è il desiderio di innovazione tecnologica, ma se poi manca il personale che immette i dati, non si va da nessuna parte».

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