Al Campus Bio-Medico un nuovo sistema di brachiterapia | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Al Campus Bio-Medico un nuovo sistema di brachiterapia

«Un carrellino con le rotelle che somiglia vagamente, per dimensioni e struttura, a un aspirapolvere. Ma che, in realtà, rappresenta l’ultima frontiera tecnologica della radioterapia nella lotta ai tumori: si chiama Microselectron ed è l’apparecchiatura per brachiterapia ora disponibile, in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, presso il Centro di Radioterapia Oncologica del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico. La brachiterapia è una particolare procedura radioterapica che si effettua applicando una sorgente di radiazioni direttamente a contatto con la zona da trattare». Così una nota del Campus Biomedico. «La tecnologia, di ultima generazione – spiega – dà all’équipe di radioterapia oncologica del Campus Bio-Medico di Roma la possibilità di erogare alla massa tumorale dosi radioattive molto elevate, con una migliore preservazione dei tessuti sani adiacenti alla neoplasia, rispetto al tradizionale approccio con raggi esterni. La brachiterapia viene utilizzata, in particolare, per i tumori di utero, esofago, vie biliari, intestino retto o prostata». «Il sistema – spiega il Prof. Lucio Trodella, Responsabile del Centro di Radioterapia Oncologica del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico – consente di ridurre al minimo l’interessamento dei tessuti sani, massimizzando nel contempo la resa della sorgente radioattiva, nel nostro caso un isotopo dell’iridio. Per questo, la brachiterapia è strumento complementare per eccellenza alla radioterapia tradizionale. Abbiamo creato un ambulatorio dedicato attraverso il quale, settimanalmente, verifichiamo a quali pazienti è più utile il ricorso a questo particolare tipo di terapia». «Il trattamento si effettua posizionando la sorgente radioattiva mediante una sonda, che viene fatta entrare all’interno del corpo attraverso le cavità naturali. L’isotopo è schermato da uno speciale tubo flessibile, per garantire la massima sicurezza degli operatori durante l’esecuzione della procedura. Il paziente viene quindi condotto, sdraiato sul lettino mobile, in una sala adiacente, per l’esecuzione di una Tac dedicata, che viene effettuata per la conferma del corretto posizionamento della sorgente di radiazioni e per consentire lo sviluppo del piano di trattamento. Questo viene elaborato dal fisico medico e dall’oncologo radioterapista. Successivamente, inizia il trattamento di brachiterapia vero e proprio, che in genere dura pochi minuti», spiega. «Questo servizio – sottolinea Trodella – ci consente di completare e rafforzare l’iter terapeutico che il nostro Centro mette a disposizione dei pazienti. Peraltro, è una procedura che interessa molti pazienti oncologici. La disponibilità di questa tecnologia, inoltre, è un prezioso alleato nella formazione delle nuove generazioni di specialisti e tecnici radioterapisti: un ambito che l’Università Campus Bio-Medico di Roma ha, da sempre, particolarmente a cuore».

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