Casale San Nicola, rivolta di Casapound contro i profughi. In strada anche i residenti: "Andate via" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Casale San Nicola, rivolta di Casapound contro i profughi. In strada i residenti, tensioni con la polizia

Arrivati i blindati. Gli abitanti temono "l'invasione", mentre l'organizzazione di destra rivendica una "manifestazione pacifica" ma poi volano sassi contro gli agenti

casale san nicola immigrati Momenti di tensione con spintoni e polizia che cerca di allontanare i cittadini seduti a terra per impedire il passaggio degli immigrati che oggi il prefetto di Roma ha deciso di trasferire in una struttura di Casale S. Nicola alla periferia di Roma. La polizia ha forzato il blocco dei residenti di Casale San Nicola mentre i cittadini hanno lanciato contro le forze dell’ordine sedie e ombrelloni. La polizia ha risposto con manganelli. La concitazione è elevata.I residenti stanno parlando con le forze dell’ordine: espongono a gran voce la loro contrarietà al trasferimento degli immigrati nella ex scuola Socrate a Casale San Nicola. «Non vogliono trattare e puntano a forzare il nostro blocco», spiega una residente.

-«Abbiamo inviato 19 persone che devono soggiornare a Casale San Nicola e c’è un blocco stradale di cittadini che non permette che entrino. Ora sono sui mezzi ma entreranno nel centro perchè rimuoveremo il blocco. Non faremo passi indietro». Lo ha detto il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, in merito al trasferimento dei rifugiati.Sulla struttura di Casale San Nicola «c’era un bando e una commissione ha ritenuto che la cooperativa avesse i requisiti necessari: ci è arrivato il carteggio ed è corretto. Se c’è gente che non è d’accordo… se passasse questo principio sarebbe finita», ha concluso il prefetto.

– «Da qui non ci muoviamo. Casale San Nicola deve rimanere agli italiani. La difenderemo fino all’ultimo». Così il vicepresidente di CasaPound Italia Andrea Antonini, su quanto sta avvenendo nel comprensorio di Roma nord, tra la Braccianese e La Storta «dove è imminente l’arrivo di un centinaio di profughi». «Da quasi tre mesi siamo in presidio 24 ore al giorno, al fianco dei residenti, per impedire che l’ex scuola Socrate venga utilizzata come centro d’accoglienza per rifugiati, mettendo a rischio la vita quotidiana delle 250 famiglie che vivono qui, alle quali non solo non è stato chiesto nessun parere ma nemmeno è stata data alcuna garanzia di sicurezza – spiega Antonini – In un paese in cui le scuole cadono a pezzi, mancano gli asili nido, la povertà è un problema allarmante, con i tanti italiani costretti a vivere in macchina se non ‘suicidatì dalla crisi, investire risorse in questa peraltro disastrosa gestione dell’immigrazione è folle e apre una strada maestra a chi non perde occasione per speculare, come ci ha insegnato mafia capitale». «Vedere italiani come quelli di San Nicola, uomini e donne di tutte le età, persone normali, che mai avrebbero creduto di impegnarsi in una battaglia come questa, intonare l’inno d’Italia e fronteggiare a mani alzate la polizia – aggiunge – ci fa capire però che per questo paese c’è speranza, che il riscatto è alle porte, e che saranno i cittadini in prima persona a non consentire più gli abusi di potere di chi, ben piazzato sulla sua poltrona, ritiene di poter decidere impunemente sulla loro testa senza che nulla accada».

Alcuni residenti che stanno protestando con scontri e tensioni a Casale San Nicola alla periferia di Roma hanno il volto coperto. Tra di loro ci sono i militanti di Casapound. Oltre ai cassonetti sono state incendiate anche alcune balle di fieno, che erano in zona, che è prevalentemente agricola.-«No al centro immigrati», «andate via», «è un abuso di potere», queste le urla che i cittadini che hanno bloccano la strada e incendiato alcuni cassonetti durante le concitate fasi dell’arrivo degli immigrati in una struttura della zona di Casale S. Nicola. Durante le cariche fuori dall’ex Scuola Socrate a Casale di San Nicola all’arrivo del pullman dei rifugiati, alcuni manifestanti hanno lanciato sassi contro le forze dell’ordine che hanno forzato il blocco stradale. Il pullman con a bordo i migranti che dovrebbero essere trasferiti nella ex scuola, si trova ancora bloccato dietro i blindati della polizia.

Braccia alzate e tricolore alla mano i residenti di Casale San Nicola protestano contro l’arrivo di un centinaio di profughi nella ex scuola Socrate, che oramai tutti i segnali danno per imminente. Ne dà notizia Casapound. «Nello spiazzo davanti alla struttura che dovrebbe ospitare i rifugiati, dove i cittadini sono in presidio permanente da quasi tre mesi, sono arrivati i blindati delle forze dell’ordine – fa sapere CasaPound Italia – Le 250 famiglie del piccolo comprensorio tra la via Braccianese e la Storta, al confine tra XIV e XV Municipio, ritengono non solo l’edificio e la zona – molto isolata – inadeguate all’accoglienza, ma temono che l’arrivo di cento migranti su una popolazione di poco più 400 persone, finisca col diventare una vera e propria ‘invasionè, ingestibile dal punto di vista della sicurezza. Per questo sono determinati a non smettere di lottare neanche adesso, quando di fronte a loro vedono schierate con grande imponenza di mezzi le forze dell’ordine. Una protesta pacifica, certamente, ma che non si arresterà fino a quando non si avrà la certezza che Casale San Nicola resterà a loro»

– «L’incontro tenutosi ieri all’assessorato alle Politiche Sociali di Roma non può che avere una valutazione negativa. La soluzione prospettata per gli sgomberati di Val d’Ala, che hanno accettato di essere ospitati nella famigerata cartiera di Salaria, non può, a nostro avviso, essere accolta come una vittoria ma come una minima momentanea inadeguata limitazione dei danni causati da uno sgombero voluto dallo stesso Comune». L’associazione Popica onlus che ieri, insieme all’associazione 21 luglio, ha organizzato un sit in sotto l’ufficio comunale dell’assessore Francesca Danese dopo lo sgombero delle famiglie rom dall’insediamento abusivo di via Val d’Ala avvenuto tre giorni fa, non è soddisfatta dell’esito dell’incontro avvenuto, dicono, «dopo aver lasciato quasi tre ore decine di persone, tra cui bambini e persone anziane, sotto il solleone a 40 gradi in attesa di essere ricevuti nonostante fosse stato fissato un appuntamento con l’assessora alle 12, incontro che ha avuto luogo poco prima delle 15 e solo l’aiuto della polizia presente sul posto ha evitato che diverse persone, tra cui molti bambini, fossero colpite da malesseri nell’attesa di essere ricevute». Ieri il presidio, a cui hanno partecipato oltre agli attivisti delle due associazioni anche gli stessi rom sgomberati che mostravano cartelli (in uno c’era scritto «prima eravamo per voi la gallina dalle uova d’oro, ora ci buttate in mezzo a una strada»), si era tenuto anche per altre situazioni di emergenza abitativa a causa dell’imminente sgombero di tre strutture dove da qualche tempo erano state collocate alcune famiglie rom. Anche in questo caso, scrive Popica nel suo comunicato, le risposte sono state insoddisfacenti: «Peggiore è addirittura il risultato raggiunto nell’altro pezzo della discussione riguardante i Centri d’accoglienza di San Cipirello, Torre Morena e Toraldo, per i quali è prevista la chiusura il prossimo lunedì 20 luglio. Per questi, infatti, l’Assessorato, nonostante siano passati 50 giorni dalla notizia della chiusura, durante i quali sono stati fatti diversi incontri, non sembra aver fatto alcun passo in avanti. L’Assessore Danese e la Dottoressa Matarazzo, presenti all’incontro, hanno assicurato che nessuno resterà per strada e hanno dichiarato che entro mercoledì prossimo illustreranno agli »ospiti« le soluzioni. Queste rassicurazioni di certo però non hanno tranquillizzato gli abitanti dei centri che da lunedì, sostiene la onlus, saranno a tutti gli effetti »irregolari« all’interno delle stesse strutture in cui sono stati inseriti dallo stesso Comune».

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