Non solo Atac, la cura promessa dal sindaco-chirurgo per 25 partecipate | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Non solo Atac, la cura promessa dal sindaco-chirurgo per 25 partecipate

Il Marino Atto Secondo parte da Atac, con l’annuncio dell’apertura ai privati per l’azienda sull’orlo della bancarotta. Troppe cose non vanno nella municipalizzata che si occupa di trasporti nella Capitale. Ora tocca intervenire, predisponendo da subito una ricapitalizzazione di 200 milioni. Ma già dal suo arrivo a Palazzo Senatorio il sindaco-chirurgo ha cercato di prescrivere la sua cura alla giungla delle partecipate del Campidoglio. In quel caso dimagrante, sfoltendo quelle ‘inutilì alla mission del colle capitolino. Con l’aggiunta, per le superstiti, anche di tagli dei dirigenti. Non a caso uno dei punti più importanti del piano di rientro triennale, previsto dal decreto ‘Salva Romà e scritto a quattro mani da Campidoglio e Palazzo Chigi, è proprio dedicato all’universo partecipate. Un piano di liquidazione lanciato dal sindaco e varato pochi mesi fa dall’assemblea capitolina che prevede di ‘farne fuorì 25, tramite anche accorpamenti e fusioni: da quelle di secondo livello di Ama e Atac ad AceaAto2 e Aeroporti di Roma, dal Centro Agroalimentare fino ad Assicurazioni di Roma e alla Centrale del Latte. Un’operazione che secondo le stime in Campidoglio porterebbe ad un risparmio nelle casse capitoline di 150 milioni di euro, attraverso la vendita delle quote in capo al Comune. Destinate alla liquidazione anche Farmacap, società che gestisce le farmacie comunali, ed Eur Spa. Per quanto riguarda la prima si è previsto prima la trasformazione in società per azioni e un piano di valorizzazione. Per Eur Spa, proprietaria di palazzi-monumento come il Colosseo Quadrato, invece il Campidoglio cederà la sua quota ma non ora. Sarà una liquidazione ‘condizionatà alla realizzazione di alcuni risultati, come il completamento degli investimenti e delle opere previste. Quindi resta confermata la volontà di uscire da Eur spa ma si attende l’esito del percorso di ‘ristrutturazionè della società avviato insieme al Mef e al Mibact per vedere come e se cambierà la mission della società, in particolare per quel che riguarda gli aspetti del patrimonio. Per Ama e Atac il discorso è stato diverso. Il sindaco Marino ha puntato sull’efficientare la macchina. In Ama aveva denunciato «troppi assenteisti». Per questo ha messo mano al management, mandando via alcuni dirigenti e gli assunti in modo illegittimo durante Parentopoli. E ora per l’azienda che si occupa del ciclo dei rifiuti e della pulizia della città si fa anche più concreta la prospettiva di una sinergia con Acea. In Atac, invece, per combattere il fenomeno dei portoghesi su bus e metro ha pensato di spostare gli amministrativi dagli uffici e farli diventare controllori. E i primi sarebbero dovuti essere sempre i ‘colletti bianchì di Parentopoli. Ora invece per l’azienda sull’orlo del fallimento l’exit strategy pensata da Ignazio Marino passa attraverso una ricapitalizzazione e l’apertura ai privati. Ma anche un repulisti generale dei manager incapaci. In Acea non appena diventato sindaco Marino aveva tagliato il cda, facendolo passare da 9 a 7 componenti. Pochi mesi fa l’assemblea dei soci di Acea ha approvato l’ordine del giorno con cui il numero dei consiglieri del cda torna ad essere composto da 9 consiglieri.

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