La solitudine di Ignazio Marino, lascia l'assessore al Bilancio: "Ero ostacolo". Martedì rimpasto di giunta | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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La solitudine di Ignazio Marino, lascia l’assessore al Bilancio: “Ero ostacolo”. Martedì rimpasto di giunta

Dopo aver chiesto a Guido Improta, assessore alla Mobilità, di formalizzare le dimissioni; il primo cittadino perde anche Silvia Scozzese che accusa: "Manca gioco di squadra"

Ignazio Marino accelera sul rimpasto della sua giunta. Entro martedì, se non proprio quel giorno, in Campidoglio vorrebbero che la partita fosse chiusa. Il sindaco-chirurgo sembra non farsi intimidire dagli ultimatum del rottamatore Matteo Renzi a cui vuole dimostrare a tutti costi di voler andar avanti nel governare la Città Eterna. Intanto, però, perde un altro pezzo: dopo il vicesindaco, il segretario generale e l’assessore ai Trasporti (dimissionario e dimissionato) lascia la titolare del Bilancio Silvia Scozzese. La ‘lady dei contì, dopo averlo preannunciato da tempo, abbandona il team Marino. E non lesina critiche nella sua lettera di addio al primo cittadino. Parla di «affievolimento dell’azione riformatrice», di «lavoro di squadra venuto meno», di «perplessità e fermo dissenso» su scelte come ad esempio operare «al di fuori degli ambiti di tipicità e di correttezza degli atti amministrativi». E avverte: «Basta con sistema proroghe e affidamenti diretti. Ci sia rispetto regole». Proprio ieri il sindaco ha dato il benservito al suo assessore ai Trasporti, ‘liquidandò il renziano Improta. Un modus operandi non tanto gradito in casa dem, soprattutto tra i renziani. In molti vedono in quel gesto come un guanto di sfida lanciato da Marino al premier Matteo Renzi. «Non è il migliore degli spettacoli il duello tra il premier ed il sindaco» commenta il deputato dem Roberto Morassut. Proprio pochi giorni fa il segretario del Pd aveva ribadito al chirurgo dem la sua linea: «Governi o vada a casa». Martedì, insomma, a Roma sarà una sorta di D-Day: il sindaco proverà per quella data a risolvere il rebus rimpasto, Renzi è atteso in serata alla Festa dell’Unità di Roma e voci sempre più insistenti parlano dell’ arrivo proprio quel giorno del ‘verdettò del ministro dell’Interno Angelino Alfano sulla relazione del prefetto Gabrielli che fotografa il ‘sistema immunitariò del Campidoglio nel post inchiesta Mafia Capitale. Sul fronte politico a Palazzo Senatorio c’è l’incognita Sel dopo l’uscita del vicesindaco, il vendoliano Luigi Nieri. Per ora i colleghi di coalizione sono in «appoggio esterno» alla maggioranza. Tre sono comunque le caselle certe da sostituire nella giunta. La poltrona di vicesindaco, appunto, quella dell’ ex assessore ai Trasporti e l’ultima liberatasi dell’assessore al Bilancio. Il totonomine è aperto su chi dovrà essere il successore del ‘renzianò Improta: indiscrezioni parlano di Antonio Mallamo dell’Astral, che però si è tirato fuori, o di Alessandro Fuschiotto dell’Agenzia per la Mobilità. Il numero due del Campidoglio invece dovrebbe essere, salvo sorprese dell’ultima ora, il deputato Pd Marco Causi. A lui, già assessore al bilancio nella giunta Veltroni, potrebbe tornare ora anche la delega lasciata dalla Scozzese. La ‘fase 2’ tanto attesa sembra alle porte. I segnali di svolta li ha lanciati proprio ieri il sindaco prescrivendo ad Atac, la municipalizzata sull’orlo del fallimento, la sua ricetta a base di privatizzazione, ricapitalizzazione e pulizia di manager «incapaci». Una ricetta bocciata in pieno dai sindacati che neanche vogliono sedersi ad un tavolo per discuterne. I romani si dicono stanchi dei disagi che vivono ogni giorno su bus e metro – basti pensare che, dopo l’articolo di giovedì sul «degrado» della Capitale, il sito del New York Times ha lanciato un vero e proprio sondaggio sul declino della città. La maggior parte dei cittadini parla di un servizio «inefficiente» e «da terzo mondo». Sono rassegnati e sfiduciati. Altri invece sperano che la rivoluzione Marino diventi al più presto realtà, sognando autobus in orario e metro senza stop. Nel frattempo gli autisti Atac non ci stanno: «Non è nostra la colpa dei disservizi» dicono. Qualcuno di loro annuncia una protesta in Campidoglio per mercoledì. Il giorno dopo il D-Day.

Ritengo siano venute meno le condizioni della mia permanenza in Giunta e per questo con la presente sono a rassegnare le mie dimissioni». È una lettera di addio quella che oggi l’assessore al Bilancio Silvia Scozzese ha inviato al sindaco di Roma Ignazio Marino. E così dopo le dimissioni del vicesindaco Luigi Nieri, in quota Sel, e dell’assessore ai Trasporti Guido Improta (dimissionario-dimissionato) la giunta del chirurgo dem perde un altro pezzo. I due ‘renzianì dell’esecutivo sono ora out. La tecnica dell’Anci, definita di area renziana, o meglio governativa, era arrivata a Palazzo Senatorio nel giugno del 2014, per prendere il posto di Daniela Morgante. Un anno di lavoro sul colle capitolino durante il quale l’assessore si è impegnata nella stesura ‘a quattro manì con la cabina di regia a Palazzo Chigi del piano di rientro previsto dal decreto ‘Salva Romà. Non solo: «in meno di un anno – dice Scozzese – siamo passati da essere l’ultimo Comune ad approvare il bilancio nel 2013 ad essere il primo ad approvarlo nel 2015». La ‘lady dei contì del Campidoglio però nella sua missiva di addio non lesina critiche. Parla di «affievolimento dell’azione riformatrice», di «lavoro di squadra venuto meno», di «perplessità e fermo dissenso» su scelte come ad esempio operare «al di fuori degli ambiti di tipicità e di correttezza degli atti amministrativi». «Da un pò di tempo – scrive Scozzese al primo cittadino – registro l’affievolimento di questa azione ed il compimento di scelte che a me appaiono in contraddizione con le finalità che insieme ci eravamo dati. Condivido la necessità di potenziare la spesa nei settori relativi ai servizi alla città, ma essa non può essere costruita al di fuori degli ambiti di tipicità e di correttezza degli atti amministrativi, ambiti che devono costituire e rimanere il faro della nostra azione quotidiana». «Ti ho altresì rappresentato le mie perplessità e il mio fermo dissenso su scelte che reputo non opportune e non utili per il raggiungimento di risultati efficaci – continua -, e questo ha determinato un clima nel quale l’Assessore al Bilancio sembra essere diventato l’ostacolo principale al compimento delle scelte amministrative». Insomma l’ex assessore al Bilancio, prima di andar via, ci tiene a sottolineare come in Campidoglio ci sia bisogno del «pieno rispetto delle regole». «La macchina amministrativa ha probabilmente bisogno di più risorse – spiega la ‘lady dei contì dimissionaria – ma, a mio avviso, ha bisogno, prima di ogni altra cosa, di recuperare efficienza ed equità nella distribuzione dei benefici che eroga ai cittadini nel pieno rispetto delle regole e dei principi che disciplinano l’azione amministrativa. Ad oggi, come ho più volte rappresentato alla Giunta ed ai Consiglieri, il tema fondamentale è proprio quello di garantire i servizi utilizzando le risorse disponibili attraverso procedure di evidenza pubblica, e non già richiedendo maggiori risorse finalizzate ad alimentare proroghe e affidamenti diretti. E un tale tema, che reputo ineludibile, non può costituire o essere considerato come un ostacolo al compimento delle scelte amministrative». E infine nel ricordare al sindaco l’«esperienza straordinaria» vissuta in Campidoglio augura a Roma «ogni bene». E in questo momento così difficile per il governo della Capitale ce ne è proprio bisogno.

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