Mafia capitale, Buzzi accusa Zingaretti. La replica: "E' solo fango" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, Buzzi accusa Zingaretti. La replica: “E’ solo fango”

«La miglior difesa è l’attacco». Un adagio che Salvatore Buzzi sembra avere bene in mente quando, davanti ai magistrati che lo interrogano nel carcere di Cagliari, fa nomi e cognomi di politici e imprenditori che con lui e la sua organizzazione criminale avrebbero intessuto per anni relazioni pericolose, fatte di mazzette e tangenti in cambio di favori e lavori. Davanti ai pm il «re delle coop», considerato il braccio destro di Massimo Carminati e tra i principali indagati di Mafia Capitale, tira in ballo anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che a stretto giro risponde di essere stufo di «essere vittima della macchina del fango di Buzzi» e delle «menzogne e bugie che tentano di delegittimarmi pubblicamente». «Ne va del mio nome – sottolinea – e soprattutto dell’enorme lavoro di pulizia, trasparenza e buon governo che in meno di tre anni siamo riusciti a realizzare alla Regione Lazio. E che forse dà fastidio a molti». Il governatore annuncia querela nei confronti di Buzzi, la prima di una lunga serie preparate da chi è stato tirato in ballo, dal capogruppo del Pd in Campidoglio Fabrizio Panecaldo al presidente del consiglio regionale Daniele Leodori a Peppe Cionci, definito dal ras delle coop «l’uomo dei soldi» di Marino e Zingaretti. Le parole del ras delle cooperative fanno di nuovo tremare i polsi alla politica locale, anche se è lo stesso prefetto di Roma, Franco Gabrielli – oggi ascoltato in commissione antimafia -, a ricordare che «si tratta delle parole di un imputato che si difende» e che «non necessariamente saranno prese in considerazione dalla Procura». Le oltre 300 pagine di interrogatori saranno ora vagliate ed esaminate dai magistrati per capire quanto di vero possa esserci nelle dichiarazioni di Buzzi. Il presidente della 29 giugno parla, riferendo parole di Luca Odevaine (anche lui agli arresti da dicembre), della vendita del nuovo Palazzo della Provincia e di presunte mazzette all’entourage di Zingaretti e torna anche sul maxi appalto per il Recup, il numero unico della sanità laziale, vicenda in cui è indagato l’ex capo di gabinetto del governatore, Maurizio Venafro. «Siamo alla delazione per sentito dire – si difende il governatore – ‘Che poi alcune volte sò veri e alcune volte non sò verì. Con questa frase, parlando degli episodi che mi vedrebbero coinvolto, il signor Buzzi termina il racconto sulle sue tante teorie su di me davanti ai magistrati. Insomma lui stesso ammette che si potrebbe trattare di cialtronerie, di chiacchiericcio, di falsità». La maggioranza in Regione fa quadrato attorno al governatore, con il capogruppo Pd Riccardo Valentini che parla di «gigantesca operazione di sciacallaggio mediatico». Contemporaneamente deve rispondere anche al fuoco incrociato dell’opposizione secondo cui la decisione del presidente della Pisana, Daniele Leodori, di chiudere in anticipo i lavori dell’Aula «ha il sapore amaro della latitanza», della fuga dalle richieste di spiegazioni da parte dei consiglieri. Negli interrogatori Buzzi spiega ai pm il sistema di Mafia Capitale, provando a passare da carnefice in vittima. E spunta anche il nome del sindaco Ignazio Marino, che già preannuncia querele. «Con Alemanno comandavano gli assessori – dice Buzzi ai pm -, con Marino, i dirigenti dei dipartimenti». Immediato il contrattacco del sindaco: «La città di Roma ha cambiato verso dal giugno del 2013, non lo dico io, ma lo dicono gli investigatori che hanno dimostrato con le loro indagini come la criminalità organizzata, durante gli anni della giunta Alemanno, avesse la possibilità di accesso diretto ai vertici della politica e dell’amministrazione del Campidoglio. Questo non è stato più possibile con la mia giunta»

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