Casamonica, il prefetto ammette "gli errori". Sospesa la licenza all'elicotterista | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Casamonica, il prefetto ammette “gli errori”. Sospesa la licenza all’elicotterista

Prima lo sgomento poi la bufera politica, ora a Roma si cercano i responsabili di una lunga catena di errori. All’indomani dello sfarzoso funerale show del boss Vittorio Casamonica, in puro stile mafioso, con tanto di carrozza, addirittura la stessa utilizzata per il funerale di Totò, trainata da 6 cavalli, con la colonna sonora del film «Il padrino», ben 250 auto al seguito, ed un elicottero da cui cadevano petali di rosa, senza mezze misure il prefetto di Roma Franco Gabrielli ammette le «mancanze» anche «dell’apparato di sicurezza». Si è trattato, afferma, di «una cosa grave. Stigmatizzabile. Non doveva accadere. E invece è accaduta». Tanto grave che oggi, con una serie di lettere, Gabrielli ha chiesto chiarimenti a Questura, carabinieri e vigili urbani. E una volta raccolti tutti gli elementi invierà una relazione al ministro dell’Interno Alfano. Per il prefetto le cause sono state tre: «il funerale è stato celebrato in un quartiere diverso da quello di appartenenza del boss. Il periodo ferragostano ha generato un allentamento delle difese immunitarie anche in campo sociale. Infine, ed è una nostra mancanza, l’apparato di sicurezza non ha saputo cogliere i giusti segnali di quel che sarebbe successo». Puntualizza che «solo il Questore poteva dare prescrizioni sulla cerimonia» lamentando però che «nè sul tavolo del Questore nè sul mio è arrivata nessuna segnalazione in tempo utile. E qui sta il problema. In una società perennemente connessa non c’è stata la necessaria tempestività di informazione». Nella catena di errori che hanno consentito al clan dei Casamonica di appropriarsi indisturbati per alcune ore del popoloso quartiere di Cinecittà, almeno un responsabile è stato individuato ed è il pilota dell’elicottero. L’Enac ha disposto la sospensione cautelativa della licenza perchè «ha effettuato una deviazione non prevista nè comunicata»: era partito da Terzigno (Na) e doveva arrivare solo all’elisuperficie Romanina. E se la bufera politica non accenna a placarsi, alimentata anche dall’attenzione dedicata dalla stampa internazionale, con i grillini che tornano a chiedere elezioni subito anche in vista dell’appuntamento del 27 agosto in cui Alfano dovrà tenere una relazione sull’inquinamento mafioso del Campidoglio, l’unico che vede anche il positivo dell’imbarazzante situazione sembra essere il sindaco di Roma Ignazio Marino che twitta: «Mafia Roma: ora meno soli in questa battaglia». Anche se poi il sindaco esprime «preoccupazione» per i due messaggi «inquietanti» lanciati dal clan Casamonica: «di sfida» al maxi-processo di Mafia Capitale e quello rivolto alle altre organizzazioni criminali chiedendosi: «si è voluto »ostentare la propria forza e il proprio prestigio?«. Se di sfida si è trattato il commissario del Pd romano, Matteo Orfini, rilancia con una manifestazione contro le mafie per ‘occuparè il 3 settembre quella piazza profanata. E mentre si cercano i colpevoli dei funerali »del re di Roma« come con convinzione hanno ribadito oggi dal clan Casamonica, non definendosi mafiosi ed irridendo anche i politici: »solo Dio può giudicare non la politica«, ci sono già alcuni che si sentono messi sotto accusa. Primo tra tutti il parroco don Giancarlo Manieri che polemicamente si chiede »dovevo arrestarlo io? Sono un prete e non poliziotto« e come tale ha spiegato che rifarebbe i funerali perchè non stava a lui bloccarli. Esequie per le quali i Casamonica hanno fatto un’offerta di 50 euro. Anche ai vigili urbani non è piaciuto il trattamento ricevuto dalla stampa, e dal Campidoglio, dopo una riunione con il vice-sindaco Marco Causi, trapela »disappunto« e ribadiscono che l’intervento sul traffico paralizzato dal corteo funebre è stato di »urgenza a tutela della sicurezza dei cittadini e della viabilità«. Mentre la caccia al colpevole è in pieno svolgimento, l’unica certezza è il disappunto suscitato dalle esequie del boss, non solo da parte degli abitanti di Cinecittà, ma anche dai 31 mila che hanno twittato con convinzione il loro sdegno.

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