Casamonica, la storia Mehdi: "Denunciateli senza paura" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Casamonica, la storia Mehdi: “Denunciateli senza paura”

– Ha denunciato alcuni Casamonica che non volevano pagargli un lavoro e l’avevano aggredito e ferito. Ha fatto condannare un esponente del clan in primo grado, ma ha dovuto spostare il laboratorio di marmista fuori Roma e portare la famiglia all’estero per le minacce. Eppure Medhi Dehnavi, iraniano di 42 anni, è indignato per il funerale show di tre giorni fa e dice: «Non dovete temerli, sono solo malavitosi, se li denunciate saranno loro ad avere paura». Dehnavi, in Italia dal 1997, aveva la sua impresa artigiana nella zona di Rocca Cencia, una delle roccaforti della famiglia criminale. Nel 2010 fece dei lavori con il marmo per la villa di Guido Casamonica, decine di migliaia di euro. Solo che quelli pretendevano di non pagarlo. «Ma lo sai chi siamo noi? A noi non puoi chiedere soldi», gli dissero. L’artigiano rifiutò di completare l’opera e lo aggredirono spaccandogli la testa con una lastra di marmo. Poi altre aggressioni, pestaggi e minacce di morte anche con una pistola. Ma Dehnavi andò prima alla polizia – «che non accettò la denuncia», ricorda, e poi dai carabinieri di Frascati, «che hanno fatto le indagini». «Il pm della Procura di Roma mi ha avvertito dei rischi, che era una battaglia pericolosa – prosegue -, ma l’ha fatta assieme a me». Alla fine Guido Casamonica è stato condannato in primo grado «e ora siamo in attesa che inizi l’appello», dice Dehnavi. Con la beffa di aver dovuto subire un processo perchè l’aggressore l’aveva accusato di aver sequestrato dei bambini della famiglia in un’auto nel cortile del laboratorio. «Si erano presentati in 30-40 – dice -, con donne e bambini, come fanno sempre, e poi hanno raccontato questa balla. Naturalmente sono stato assolto». La vita del marmista che si è ribellato ai Casamonica è però cambiata e ha pagato un prezzo alto. «Ho dovuto mandare moglie e figli all’estero – racconta -, li minacciavano di morte per strada. Ho spostato tre anni fa l’attività fuori Roma, a Tivoli, perchè a Rocca Cencia nessuno voleva più avere a che fare con me. Mi avevano fatto terra bruciata intorno». Dehnavi non vuole dire dove vive ora, «ma ne valeva la pena e torno ancora a Rocca Cencia a prendere un caffè al bar, anche se i Casamonica mi dicono ancora ‘sei un morto che camminà, se mi incontrano, e i commercianti si stupiscono di vedermi da quelle parti». «La lezione della mia storia è che se la gente li denuncia loro hanno paura – assicura l’artigiano iraniano -. Ti minacciano e ti picchiano perchè temono le denunce o vogliono fartele ritirare. Ma non sono nessuno, sono solo zingari e malavitosi. Se non avete paura non possono farvi nulla».

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