Casamonica, Sabella: "Nel mio staff sociologa per studiare le mafie". Fico: "Chi ha sbagliato lasci" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Casamonica, Sabella: “Nel mio staff sociologa per studiare le mafie”. Fico: “Chi ha sbagliato lasci”

Nella squadra dell'ex magistrato anche Giovanna Montanaro, con l'obiettivo di mettere sotto i riflettori i clan autoctoni come quelli che governano Ostia. Esposto sul funerale show, procura apre fascicolo

– Si rafforza la struttura antimafia costituita in Campidoglio dopo l’arrivo come assessore di Alfonso Sabella. Dopo Serafina Buarnè, nuovo segretario generale proveniente dalla Sicilia, con un’esperienza di lungo corso in comuni sciolti per mafia, il magistrato ha voluto nel suo staff anche Giovanna Montanaro, sociologa e scrittrice, studiosa dei fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso, e in particolare del fenomeno del pentitismo. La delibera per la sua assunzione, legata al mandato di Sabella, è stata approvata alla fine del mese scorso. «Giovanna – dice Sabella raggiunto telefonicamente da Omniroma – ha una grande esperienza come studiosa della criminalità organizzata. Le ho chiesto di collaborare in particolare per uno studio delle mafie autoctone di Roma, dai clan di Ostia fino alle famiglie come i Casamonica. L’obiettivo è comprenderne da un punto di vista sociale ed economico l’humus nel quale nascono e il contesto che permette loro di crescere e radicarsi sul territorio. Grazie al suo lavoro potremo comprendere meglio un fenomeno che a Roma presenta caratteristiche specifiche differenti dalle mafie ‘tradizionalì». Cinquantatré anni, laureata in sociologia all’Università La Sapienza con Franco Ferrarotti, è stata consulente della Commissione stragi e della Commissione parlamentare antimafia. Ha tenuto seminari presso l’Università La Sapienza di Roma, l’Università Federico II di Napoli, l’Università di Bologna, e quella di Perugia. Collabora come ricercatrice con l’associazione Libera e la rivista Narcomafie del Gruppo Abele. Studiosa dei fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso, ha dedicato la sua attività di ricerca, in particolare, al fenomeno del pentitismo. «Sono nata in Puglia e vivo prevalentemente a Roma, città che ha conosciuto gli anni più importanti della mia formazione e delle mie esperienze lavorative – dice di sé Giovanna Montanaro sul suo sito internet – La prima esperienza come collaboratrice parlamentare è stata con l’on. Carlo Palermo nel 1993 e con l’on. Michele Del Gaudio, dal 1995 al 1996, entrambi ex magistrati. Nel 1995 come ricercatrice presso l’Eurispes nell’Osservatorio permanente sui fenomeni criminali, ho collaborato alla realizzazione dei volumi: ‘Dossier sulla ‘Ndranghetà e ‘Rapporto Italia ’95’. Tra il 1998 e il 2001 ho svolto l’attività di consulente presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi (presidente sen. Giovanni Pellegrino). Dal 1998 al 2004 sono stata ricercatrice presso il Centro studi per la legalità del Gruppo Abele di Torino. Ho proposto e realizzato, in particolare, ricerche sul fenomeno del pentitismo mafioso. Ho in seguito tenuto seminari sul fenomeno dei collaboratori di giustizia presso le Università di Napoli, Bologna, Perugia e Roma. Sulla stessa tematica ho tenuto lezioni nell’ambito di progetti di formazione dell’associazione Libera. Sempre con Libera nel 2006 ho curato la realizzazione della prima edizione dell’evento ‘Contromafie – Stati generali dell’Antimafià. Dal 2007 al 2013 sono stata consulente della Commissione parlamentare antimafia: nella XV legislatura (presidente on. Francesco Forgione) e nella XVI legislatura (presidente sen. Giuseppe Pisanu)». Numerose le pubblicazioni di Montanaro in materia di antimafia, ultima delle quali il libro «La verità del pentito. Le rivelazioni di Gaspare Spatuzza sulle stragi mafiose», con prefazione di Pietro Grasso).

– «La responsabilità, specie quando assunta per incarichi pubblici è e deve essere una promessa: se viene infranta la promessa – non importa in quale modo, non fa differenza se per ignoranza o per mala fede – chi se n’è fatto garante deve risponderne. Non con una nuova promessa, ma lasciando il proprio incarico con dignità». Lo scrive il deputato M5S e presidente della commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico sul blog di Beppe Grillo in merito al «rimpallo di responsabilità» sui funerali del boss Vittorio Casamonica a Roma.«Il rimpallo delle responsabilità dovrebbe essere considerato sport nazionale in Italia. La logica è semplice: scaricare il barile fino alla fine per uscire indenni dalla bufera. Fino al prossimo scandalo. Come a scuola: quando non avevi studiato era sempre colpa di qualcun altro. Il cane ha mangiato il quaderno, ho perso il libro, non avevo l’assegno. E promettevi che la volta successiva saresti stato preparato, oh si!, lo promettevi solennemente. Tutto pur di sfuggire alla responsabilità – sottolinea Fico – E quando è che imparavi qualcosa? Quando è che crescevi? Quando trovavi un docente che non si beveva le tue scuse. Che ti obbligava ad assumerti le responsabilità. Io non c’ero, io dormivo, io non sono stato informato, io non ero tenuto, io non avevo capito, sono forse buoni argomenti per qualcuno, ma non risolvono il problema, anzi lo acuiscono: perchè sdoganano la non responsabilità. E allora il concetto di responsabilità sparisce, tutti gli ignari del mondo si sentono tranquilli nella loro ignoranza: tanto non è colpa di nessuno». «Concordo con Zanetti: non è accettabile che, a fronte di affermazioni come quelle pronunciate dal Prefetto Gabrielli, non conseguano provvedimenti». Così il deputato del Pd Dario Ginefra che aggiunge: «non abbiamo bisogno di capri espiatori ma neanche di impuniti. Quanto accaduto a Roma nelle scorse giornate produce un danno all’immagine del Paese inquantificabile del quale qualcuno dovrà pure rispondere. Se si afferma che ci sono state falle nel sistema di sicurezza, si deve passare poi al capitolo dell’individuazione dei responsabili di tali falle e all’applicazione ad essi di sanzioni esemplari»

– Sulla base di un esposto presentato dal movimento politico Lega Italica, la procura di Roma ha aperto un fascicolo, senza ipotesi di reato e senza indagati, sul caso del funerale show di Vittorio Casamonica. Nell’esposto, secondo quanto si apprende, si rileva la mancata adozione di iniziative per evitare la cerimonia in pompa magna.- Nell’esposto, secondo quanto si è appreso, sono chiamati in causa diverse autorità, politiche ed istituzionali, della capitale in relazione alla mancata adozione di iniziative che evitassero la cerimonia funebre con sfoggio di carrozza e cavalli, elicottero con lancio di petali di rose e tutto quello che ha fatto parlare di funerali «stile padrino». Gli accertamenti sono affidati al pubblico ministero Roberto Felici.

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