Barbareschi: "Ecco il mio nuovo Eliseo" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Barbareschi: “Ecco il mio nuovo Eliseo”

– «Penso ogni momento di non farcela, anche ora. È una sfida più grande di qualsiasi debutto o coproduzione internazionale». In piedi, ancora tra scatoloni e operai, Luca Barbareschi presenta il suo ‘nuovò Teatro Eliseo. Lo storico palcoscenico romano, negli anni ‘casà di tutti i grandi, dalla Magnani alla Compagnia dei Giovani, tornerà ad alzare il sipario il 29 settembre, dopo i giorni bui della querelle con la precedente gestione Monaci e un anno di chiusura, ma anche «dopo 4 mesi di lavori h 24 e quasi 4 milioni e mezzo di euro spesi, tra Eliseo e il Piccolo: uno solo per l’impianto elettrico». E sarà proprio Barbareschi, che con un contratto di gestione di 18 anni torna a dirigere il teatro dopo l’esperienza del 2002, ad aprire la stagione con ‘Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad’, testo del finalista Pulitzer Rajiv Joseph, presente al gala di inaugurazione insieme a tutte le autorità invitate. «È il mio modo per restituire un’istituzione a una città che mi ha dato molto – spiega Barbareschi -. A quasi 60 anni ho capito che il vero cambiamento si fa con il proprio mestiere». L’appello è «ai molti colleghi più ricchi di me – spiega – da Benigni a Valsecchi, perchè mettano mano al portafogli e adottino un teatro». Poi, quasi come un capocantiere, seguito dall’architetto Cecilia Montalbotti, illustra tutti gli interventi per riportare l’Eliseo a essere un teatro a norma, bello e comodo, dalla graticcia ai nuovi camerini, dalla platea al grande lampadario del foyer restaurato, fino al ristorante con menù gluten free di Gastone, su pavimento lastricato di storiche locandine. «In quattro mesi – prosegue – abbiamo rifatto due teatri, ripulendoli di tutto il materiale marcio e anche di due fantasmi che dicono abitassero nei camerini. Ora si tratta di ricreare empatia con il pubblico, ma siamo già a quasi 2 mila abbonamenti e stiamo crescendo». Soprattutto qui sta nascendo la sua nuova factory, l’Eliseo Multimedia, che raccoglie anche la casa di produzione Casanova. Dalla precedente gestione «è stato integrato il 70% delle maestranze. E con la famiglia Monaci – assicura – siamo in pace e amore: abbiamo risolto tutto». Ma non solo spettacoli. Tanti gli accordi già stretti: con la Treccani per i lunedì letterari, con il Fai e Andrea Carandini per lezioni d’arte e archeologia, con S. Cecilia per la domeniche in musica, con il Gemelli per la Scienza e poi il Festival della poesia, l’Università RomaTre e Terna per l’arte contemporanea. «Stiamo anche restaurando l’archivio storico, di proprietà dello Stato, che sarà a disposizione di tutti». Uniche «latitanti», dice, sono le istituzioni (riconosciuto come Tric dal Ministero, l’Eliseo gode di finanziamenti solo per la triennalità di stagione: «400 mila euro dal Mibact, 200 mila da Regione e 100 mila dal Comune»). «Non voglio polemiche, ma penso che forse meriterebbe gli stessi soldi che aveva prima, quando era un teatro inagibile da 12 anni», commenta, lanciando un invito: «Renzi vuol fare il tour dei 100 teatri. Venga anche qui, a vedere com’è ora l’Eliseo».

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