Carmen Consoli canta per gli eroi moderni di Amnesty | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Carmen Consoli canta per gli eroi moderni di Amnesty

Non rinuncia alla longuette di pelle e ai tacchi arditi di chi sa starci sopra. Figurarsi alla sua Fender rosa e così per due ore l’ex ragazza confusa Carmen Consoli alterna rock e pop per ringraziare quegli «eroi moderni» che sono i volontari di Amnesty international. A loro è dedicato il concerto sul palco del festival Eutropia di Roma, che ieri sera ha festeggiato i 40 anni di vita della sezione italiana dell’associazione che difende i diritti umani, premiata con il Nobel per la pace nel 1977. Allora Carmen era una bambina a Catania. Oggi è una donna che sembra a suo agio sul palco, più ‘impegnatà e attenta al mondo fuori, come in fondo racconta ‘L’abitudine di tornarè, il cd uscito a gennaio e che sta portando in tour dopo il ‘lussò di un fermo biologico durato 5 anni. È da lì che vengono ‘Ottobrè, la canzone sull’amore tra due donne che scelgono l’inferno al limbo come «prezzo della libertà», ma anche ‘Esercito silentè su una Palermo che chissà se avrà mai salvezza. «Quando ero ragazzina c’era un detto: ‘Chi fa la spia è figlio di Marià. Ora capisco perchè mi stava sui cabasisi – racconta al pubblico che riempie lo spazio di Testaccio – Secondo me è l’anticamera dell’omertà, perchè bisogna farla la spia quando è giusto farla». Si ride amaro cantando ‘Mio ziò su quell’uomo che promette la giostra in cambio di sesso con la nipote (è il brano che ha vinto il premio Amnesty nel 2010) o con ‘La signora del quinto pianò, canzone-bandiera contro stalking e violenza alle donne. Del vecchio mondo della cantantessa dalla voce sottile, nell’aria romana restano l’amarissima ironia di ‘Per niente stancà, la più divertita ‘AAA cercasì o ‘Geishà (primo pezzo della serata dopo l’esordio dell’aria ‘Casta divà di Bellini) passando per l’immancabile ‘Venerè e la rockettara ‘Fino all’ultimò. Prima dei bis finali, come regalo ai romani, la cantautrice chiama sul palco quella che fu la sua vicina di casa a Roma vent’anni fa suonando il bongo a ripetizione: era Marina Rei, le loro strade si incrociarono a Sanremo giovani nel ’95. Carmen allora cantò ‘Quello che sentò. Ieri sera l’ha interpretata la percussionista, prima dell’abbraccio tra amiche. A mezzanotte l’arrivederci a Roma con un accenno di ‘Besame muchò e gli applausi condivisi con la bassista Luciana Luccini e la batterista Fiamma Cardani.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login