Colosseo e Fori Imperiali chiusi per assemblea sindacale | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Colosseo chiuso per assemblea, Marino: “Schiaffo”. Franceschini: “Misura colma”. Ma i lavoratori aspettano ancora di essere pagati

L'apertura dei siti è stata ritardata alle 11:30 ma ha scatenato un fiume di polemiche. L'incontro infatti era noto alla dirigenza ma i sindacati "pronti allo sciopero"

Chiusi stamane per assemblea sindacale i siti archeologici più importanti della Capitale: Colosseo, Foro Romano e Palatino, Terme di Diocleziano e Ostia Antica. È quanto si apprende da fonti della Sovrintendenza archeologica. L’apertura dei siti è stata ritardata alle 11:30, quando dovrebbe finire l’assemblea. -«La vertenza sui beni culturali potrebbe portare ad uno sciopero nazionale e le dichiarazioni odierne del ministro Franceschini certo non aiutano. Cgil,Cisl e Uil hanno già avviato le procedure previste dalle legge». Lo annuncia Claudio Meloni, coordinatore nazionale Cgil per il Mibact.- In una nota congiunta Meloni insieme a Giuliana Guidoni (Cisl Fp) e Enzo Feliciani (Uil Pa) ricordano che «giusto qualche giorno fa abbiamo avviato le procedure di conciliazione propedeutiche alla dichiarazione di sciopero proprio per gli stessi motivi richiamati all’ordine del giorno dell’assemblea convocata dalla RSU romana». «Il perseverare di attacchi gratuiti e strumentali ai lavoratori non aiuta la composizione del conflitto», dicono i sindacati.- «Iniziative analoghe avvengono in tutti i paesi d’Europa, citiamo il caso dei lavoratori della National Gallery di Londra, in mobilitazione da diversi mesi contro la privatizzazione dei servizi, o i lavoratori della Tour Eiffel a Parigi, che l’anno scorso hanno chiuso per ben tre giorni il monumento più visitato di Francia senza che a nessuno degli esponenti politici o dei media di questi paesi sia venuto in mente di mettere in discussione i diritti fondamentali dei lavoratori». Lo scrivono in una nota congiunta Claudio Meloni (Fp Cgil), Giuliana Guidoni (Cisl Fp) e Enzo Feliciani (Uil PA). «In Italia no, l’espressione legittima e democratica di un diritto sancito dalla Costituzione viene messo pesantemente in discussione con dichiarazioni dello stesso Ministro Franceschini, che oggi paventa non si sa bene quali misure sui servizi essenziali, e dalla stesso Presidente della Commissione di Garanzia sugli scioperi il quale del tutto impropriamente interviene sulla questione a dispetto del ruolo di garanzia che dovrebbe esercitare», continuano. – «La misura è colma per noi: a quasi un anno i 18.500 dipendenti del Ministero non ricevono il pagamento delle indennità accessorie, ovvero gli straordinari che rappresentano il 30% del salario». Così Rinaldo Satolli, segretario nazionale della Federazione lavoratori pubblici-Beni culturali. «Quello che abbiamo voluto dare oggi -aggiunge – è solo un segnale. Non abbiamo chiuso siti importanti come quello di Pompei, gli Uffizi o il Bargello tanto per fare un esempio. Tra le altre cose che contestiamo c’è anche la riorganizzazione del Ministero fatta senza risorse. C’è poi la nomina di 20 nuovi direttori di musei che però si Troveranno a lavorare con gli stessi problemi di sempre, ovvero la carenza di personale e di fondi». «Inoltre vogliamo segnalare che le poche assunzioni fatte negli ultimi anni sono state fatte dalla società in house Ales con procedure opache -aggiunge il rappresentante sindacale- La società è finanziata da fondi pubblici, è di proprietà del Mibac ma è gestita da privati. E i concorsi pubblici? C’è anche un indagine della Corte dei Conti sull’affidamento che è stato giudicato per il momento improprio». «È uno strano Paese quello in cui un’assemblea sindacale non si può fare»: così Susanna Camusso, replica alle polemiche sulla chiusura del Colosseo. «Capisco» fare «attenzione in periodi di particolare presenza turistica, ma se ogni volta che si fa un’assemblea si dice che non si può, si dica chiaramente che non ci possono essere strumenti di democrazia». «Il sovrintendente La Regina usava i volontari? Tutto è fattibile, ma vorrei evitare misure che abbiano un sapore provocatorio nei confronti dei lavoratori». Così il responsabile della Sovrintendenza speciale per il Colosseo, Francesco Prosperetti, sull’uso di volontari per garantire l’apertura di siti durante le agitazioni sindacali. «Dispiace per i disagi, ma sono stati inevitabili – spiega ancora Prosperetti -. Impossibile prevedere, fino all’ultimo momento, quali siti avrebbero aperto con ritardo». «La misura è colma». Il ministro di Beni Culturali e Turismo Dario Franceschini commenta così il nuovo stop per assemblea che ha chiuso stamani a Roma Colosseo e Fori. E annuncia che d’accordo con il premier Matteo Renzi proporrà oggi in Consiglio dei Ministri di inserire musei e luoghi della cultura nei servizi pubblici essenziali. «La misura è colma. Ora basta. Proprio nel momento in cui la tutela e la valorizzazione dei beni culturali sono tornate dopo anni al centro dell’azione di governo, proprio mentre i dati del turismo sono tornati straordinariamente positivi, proprio mentre Expo e Giubileo portano ancora di più l’attenzione del mondo sull’Italia, proprio mentre io sono come ministro impegnato nelle discussioni preparatorie per la legge di stabilità a cercare di portare più risorse per la cultura e per il personale del ministero, una nuova assemblea sindacale, questa volta al Colosseo a ai più importanti siti archeologici di Roma, fa restare turisti in fila davanti agli occhi di tutto il mondo». È quanto scrive Franceschini in una nota. «Il buonsenso nell’applicare regole e nell’esercitare diritti evidentemente non basta più per evitare danni al proprio Paese – sottolinea il ministro -. Per questo abbiamo concordato questa mattina con il Presidente Renzi che al Consiglio dei Ministri di questo pomeriggio proporrò una modifica legislativa che consenta di inserire anche i Musei e i luoghi della cultura aperti al pubblico tra i servizi pubblici essenziali». – «Dopo lo sgradevole episodio di oggi accaduto al Colosseo e in altre importantissime aree e musei archeologici di Roma, chiusi per assemblea sindacale senza il dovuto preavviso, è giusta e pienamente condivisibile la proposta del Ministro Franceschini e del premier Renzi di inserire »i musei e altri luoghi di cultura aperti al pubblico« nell’elenco dei servizi pubblici essenziali. Applicando così lo specifico quadro normativo previsto»: così Chiara Braga, deputata e responsabile nazionale Ambiente del Partito Democratico, commentando la chiusura del Colosseo e di altri aree archeologiche a Roma per assemblea sindacale dei lavoratori. «È necessario – aggiunge – oltre ad un pò di buon senso e di amore per l’Italia ai quali peraltro già qualche tempo fa il Ministro Franceschini si era richiamato, utilizzare legittimi diritti sindacali all’interno di un quadro normativo certo e rigoroso per evitare di danni economici e di immagine al nostro Paese. L’episodio di stamattina con le file di turisti fuori dall’Anfiteatro Flavio senza alcuna informazione sta purtroppo facendo il giro del mondo: in un momento in cui l’Italia desta molto interesse per l’Expo di Milano e l’imminente Giubileo a Roma».

«La chiusura del Colosseo è uno schiaffo ai tanti cittadini e turisti che volevano visitare il sito più importante e amato d’Italia, è uno sfregio per il nostro paese. Lo abbiamo liberato dalle auto e dai camion bar ora liberiamolo dai ricatti». Così il sindaco Ignazio Marino in un video su Facebook. «Sono arrabbiato come il Ministro Franceschini – dice il sindaco nel video- è vero il Colosseo dipende come gestione dallo Stato ma come Comune abbiamo fatto molti sforzi per liberarlo dalle auto e dai camion bar: ora liberiamolo dai ricatti». «È il monumento più visitato del nostro paese -ha concluso Marino – e il fatto che oggi una persona magari arrivata da Sidney o da New York che aveva solo quel giorno per vedere un monumento millenario e non ha potuto farlo, è uno schiaffo in faccia alle persone ed è sfregio al nostro paese». – Sono 26 i custodi effettivi a prestare servizio al Colosseo, un monumento aperto sette giorni su sette dalle 8.30 alle 19. «In media ci troviamo in sette persone a turno e abbiamo a che fare con 15 mila-20 mila visitatori al giorno, con punte di 32 mila e per un totale di 6,5 milioni di visitatori nel 2014», racconta Irene Baroni, Rsu, che si occupa di tutela archeologica e custodia del Colosseo dal 1999. I custodi ogni giorno «fronteggiano circa mille persone a testa e cerchiamo di gestirle con grande professionalità: prestiamo soccorso quando qualcuno si sente male, diamo informazioni a tutti e sempre a noi sventiamo eventuali furti o danni», precisa Irene. «Noi siamo le chiavi e la »faccia« di questo monumento e ora dicono che non lo amiamo e dicono anche che non abbiamo il diritto di dire che siamo pochi e vogliamo essere pagati in tempo?», dice Irene spiegando che «dal novembre 2014 non percepiamo circa il 30% del nostro salario come tutti i colleghi di Italia che lavorano al Mibact, nove mesi di retribuzioni arretrate». I custodi lamentano anche la carenza di organico che «espone i nostri siti archeologici più belli anche ad un livello di sicurezza precario, e questo col Giubileo che arriva è veramente allarmante» «Non ci vengono pagate le competenze relative a turnazioni, festività, reperibilità notturna e aperture straordinarie da novembre 2014 – le fa eco Antonella Rotondi (Rsu), che si occupa di tutela del territorio presso la soprintendenza di Roma dal 1997 – Nonostante questo con grande senso di responsabilità abbiamo sempre continuato a mantenere aperti i siti. Ora si sta facendo passare l’immagine del custode fannullone ma io mi domando: è normale lavorare senza esse retribuiti? Il nostro è un grido di allarme non solo per il Colosseo ma per tutte le soprintendenze d’Italia, per la dignità del lavoro».causa di un’assemblea sindacale, tra l’altro autorizzata dalla dirigenza». Il problema «non si risolve con un decreto legge» o sollevando «polveroni mediatici contro il sindacato e contro i lavoratori». Così il leader Cisl Annamaria Furlan.

«Non più accettabile nè permissibile infangare l’immagine dell’Italia e della sua cultura». Così l’Adoc a proposito della chiusura del Colosseo. «È intollerabile che in un Paese che finalmente ha messo la cultura al posto che le compete le strutture museali strategiche come Colosseo e Fori Imperiali rimangono chiuse senza avvertire minimamente i turisti – dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc – ricordiamo che è possibile anche convocare e tenere assemblee fuori dall’orario di lavoro, assicurando che tutti i turisti e i cittadini abbiano libero accesso ai monumenti, che devono restare sempre aperti. In questo modo, invece, sono stati presi letteralmente in ostaggio migliaia di visitatori. Siamo completamente d’accordo con il ministro Franceschini, i servizi culturali devono diventare servizi pubblici essenziali, soggetti a regolamentazione ferree. Come Adoc sosterremo apertamente e con profonda convinzione quest’iniziativa, augurandoci che possa concretizzarsi entro l’avvio del Giubileo. Roma e l’Italia non possono più permettersi di perdere la faccia per questi episodi, è il momento di mettere un punto a questa deriva.» «Mentre il Pil nazionale cresce superando le previsioni, con il forte traino del turismo – più 4% con 50,2 milioni di arrivi finora nel 2015, e mancano alla conta i visitatori per l’Anno santo – le porte dei nostri musei si chiudono in faccia ai turisti giunti da mezzo mondo». Lo affermano in una nota congiunta Fabrizio Panecaldo, capogruppo Pd di Roma Capitale, e Gianni Paris, delegato bilancio Città Metropolitana «Non dubitiamo che le rivendicazioni dei lavoratori del settore siano legittime, ma le chiusure sono inaccettabili, uno schiaffo a chi visita il Paese e la capitale, che fatalmente si riproporrà -aggiungono- Oggi, però, per le carenze in organico del personale dei musei, che danno poi la stura al conflitto e alla chiusura della cultura, si potrebbe giocare un jolly: i dipendenti delle ex province a rischio esuberi possono essere formati e reimpiegati proprio presso i musei e le aree archeologiche. Senza dover assumere, e con personale che già percepisce stipendio, cioè a costo zero, l’Italia, il più grande museo a cielo aperto del mondo, non vivrebbe più simili figuracce periodiche». «Come ha spiegato il Ministro Franceschini, presto questi servizi culturali saranno compresi tra quelli essenziali e regolamentati. Oggi il loro adeguato funzionamento è indispensabile per non mandare in tilt la macchina dell’accoglienza, per non impedire la fruibilità della Grande bellezza, specie in vista del Giubileo. E per non mettere i bastoni tra le ruote della ripresa», concludono

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