Colosseo, la Cgil minaccia lo sciopero e il Pd si spacca. Approvato il decreto, Renzi: "Cambieremo" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Colosseo, la Cgil minaccia lo sciopero e il Pd si spacca. Approvato il decreto, Renzi: “Cambieremo”

Pier Luigi Bersani invita il governo a «non sbattere la croce da un lato solo» e ad ascoltare i lavoratori. Il presidente Matteo Orfini richiama la necessità di affrontare il problema dei compensi non pagati. Susanna Camusso ribadisce l'uso strumentale della vicenda

Turisti sorridenti, tutti in fila senza intoppi. Il giorno dopo la bagarre mondiale per la chiusura di tre ore causata dall’assemblea sindacale sembra davvero tornata la calma al Colosseo. Eppure la polemica non smonta, anzi lievita, con la Cgil che anticipa il governo annunciando lo sblocco dei fondi accessori e nello stesso tempo minaccia un nuovo sciopero per ottobre. Mentre sul caos Colosseo, alla fine, si spacca anche il Pd, con Pier Luigi Bersani che invita il governo a «non sbattere la croce da un lato solo» e ad ascoltare i lavoratori. E il presidente Matteo Orfini che richiama la necessità di affrontare il problema dei compensi non pagati. Susanna Camusso, da parte sua, ribadisce l’uso strumentale, a suo dire, della vicenda Colosseo da parte del governo. Richiama anche quella analoga di un anno fa a Pompei: allora – afferma – «il ministro Franceschini promise che si sarebbe aperto un confronto per trovare le soluzioni e costruire anche delle regole rispetto allo svolgimento delle assemblee. Dopo questa disponibilità dichiarata il ministro è sparito nel nulla». Tant’è, Renzi ribadisce la soddisfazione per il decreto approvato dal Cdm «certe scene non potranno più accadere», scrive il premier rispondendo ad una lettera sull’Unità. «Certo, alcuni sindacalisti pensano ancora di poter prendere in ostaggio la cultura e la bellezza dell’Italia. Non hanno capito che la musica è cambiata. Non gliela daremo vinta, mai. E il decreto lo dimostra in modo inequivocabile. Cambierà, eccome se cambierà». Stessa soddisfazione di Dario Franceschini, che in un tweet parla di «passaggio storico»: con i musei e i siti della cultura che diventano servizi pubblici essenziali «si attua l’articolo 9 della Costituzione», ripete il ministro del Pd. Dalla maggioranza, del resto, arrivano altre voci di plauso per il decreto, che il Garante per gli scioperi Roberto Alesse si augura diventi legge al più presto («il Parlamento non perda tempo») e che anzi possa avviare una riflessione complessiva sul diritto di sciopero e per attualizzare la legge 146 del 1990. E se il presidente della commissione Cultura del Senato, il renziano Andrea Marcucci, torna a sottolineare la «scelta di buon senso» del premier, la senatrice Rosa Maria Di Giorgio spiega che il decreto non limita i diritti dei lavoratori e rappresenta invece «un’innovazione di civiltà». I sindacati, Cgil in testa, però non mollano: «Lo sblocco dei fondi per i salari accessori non spegne la mobilitazione perchè la vertenza nazionale verte anche sulla richiesta di un piano occupazionale straordinario e sulle riforme che stanno generando caos organizzativo», spiega Claudio Meloni, coordinatore Cgil Mibact. «Resta forte la possibilità dello sciopero che, se la situazione non si sblocca, potrebbe essere a ottobre». Secondo Meloni, il decreto «va a incidere in maniera rilevante sul diritto di sciopero. I beni culturali erano già inseriti nei servizi pubblici essenziali: immaginiamo che abbiano esteso la previsione di legge anche sulla fruizione dei beni e non solo sulla loro sicurezza. In sostanza – dice il sindacalista – gli scioperi andrebbero fatti facendo rimanere i siti aperti, prevedendo una sorta di precettazione». Mentre dalla Uil il segretario di settore Enzo Feliciani definisce il decreto «assolutamente inutile» e richiama l’attenzione sul problema della mancanza di personale. Le soluzioni ci sono, assicura, «basterebbe che Franceschini trovasse 10 minuti per sedersi al tavolo con noi». Il ministro però, che si è detto impegnato in prima persona sulla trattativa, preferisce non tornare sull’argomento. «Sul tema del lavoro e dei diritti il governo Renzi si comporta come un governo di destra», denuncia da Sel il coordinatore nazionale Nicola Fratoianni, ricordando gli straordinari «non pagati per circa un anno» ai lavoratori del Mibact. Nel Pd c’è chi non la pensa tanto diversamente: «Chiudere il Colosseo è una follia – twitta Matteo Orfini, che il settore della cultura lo conosce da vicino – Ma lo ha fatto chi da mesi apre senza ricevere il dovuto compenso. Un problema che magari andrebbe affrontato».

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