Appia Antica, nasce il nuovo cammino tra storia e bellezza | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Appia Antica, nasce il nuovo cammino tra storia e bellezza

– Dalla tomba di Cecilia Metella dove arriva la colata lavica del Vulcano Laziale alle chiese barocche e il mare di Brindisi. È la Regina Viarum: poco più di 500 chilometri creati oltre duemila anni fa dai Romani in modo razionale e grandioso e soffocati dalla cementificazione selvaggia e dai «gangster dell’Appia Antica» negli anni ’60. E ora per tutelare un percorso unico al mondo nasce il cammino dell’Appia antica, grande progetto del Mibact nato anche sulla base delle suggestioni generate dal recente viaggio fatto dal giornalista Paolo Rumiz e raccontato a puntate su La Repubblica. «Ho già sentito – annuncia il ministro Dario Franceschini nella presentazione al complesso di Campo di Bove – i presidenti delle 4 regioni attraversate dall’Appia e il 14 ottobre ci incontreremo sulla base della norma dell’art bonus, che ci consente di dare un’unità di gestione ai progetti che attraversano più regioni. E se riusciremo su questo porteremo anche risorse dell’Unione europea. Crediamo nel tema dei percorsi e dei cammini sia per il turismo sostenibile e lento sia per la rivalutazione dei luoghi meno conosciuti dove i turisti non arrivano». A presentare l’iniziativa anche Rita Paris, responsabile dell’Appia per la Soprintendenza, che ha ricordato come la Regina Viarum sia «faticosa ma straordinaria», il soprintendente ai Beni archeologici di Roma, Francesco Prosperetti, il direttore di La Repubblica, Ezio Mauro che ha ricordato orgogliosamente i 15 anni di viaggi assolutamente speciali di Rumiz, e Giulio, il figlio di Antonio Cederna che tanto ha fatto anche per la tutela dell’Appia Antica. «È stato – racconta Rumiz – il ritrovamento di un bene mondiale scandalosamente abbandonato. Questa strada è sufficiente camminarla perchè ricominci a vivere e perchè si ristabilisca il corretto rapporto tra gli italiani e il territorio da cui hanno divorziato. Prima ancora che la tutela e la valorizzazione, noi chiediamo l’accessibilità e quindi l’uso dell’Appia Antica. Nel nostro incredibile, faticoso e strepitosissimo viaggio di ritorno abbiamo incontrato più di 5 mila persone e abbiamo trovato la comune volontà di farne un grande asse di riqualificazione in un spazio in cui l’orrido e il meraviglioso sono strettamente connessi. Ce lo dicono anche i migranti che stanno attraversando l’Europa in questi momenti, il futuro è di chi cammina il territorio, non di chi pretende di governarlo con i droni, i selfie e i telefonini. Abbiamo urgente bisogno di tornare alla fisicità del territorio». E avverte il ministro Franceschini: «Potrà essere una battaglia dura. Come ci hanno avvertito i generosi contadini della Terra dei Fuochi su percorso troveremo i buoni ma anche i »malamente«. E proprio di chi nel passato è stato senza scrupoli è stata vittima questa strada scomparsa solo negli anni ’60, vittima del grande sacco e della cementificazione selvaggia. Rifacendola a piedi si scopre che l’antico tracciato era il più razionale, il più grandioso, il più paesaggistico. La via era lunga solo 530 km contro gli oltre 600 che si è costretti ad affrontare oggi».

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